Padre, nonno, bisnonno. Nel giorno della #FestaDelPapà, gli 81 anni di Carlo Mazzone “professionista e uomo perbene”
“Sono sempre stato un cane sciolto. Avanti tutta, come un navigatore solitario. Mai avuto padrini, né sponsor. Mai fatto parte di lobby di potenti dirigenti, mai goduto del favore di giornalisti condiscendenti o di raccomandazioni. Se ho ottenuto qualcosa lo devo a me stesso, alla mia determinazione e alla passione che ho messo nella mia carriera”.
Allenatore, padre, nonno, bisnonno. Ottantuno anni di Carlo Mazzone, nel giorno della festa del papà. Perché alla fine è stato anche questo per i suoi giocatori. Uomo di calcio. Un ‘fuoriclasse’. Auguri Sor Magara. Uno che ha scovato giovani, lanciato talenti, regalato al calcio giocatori che ne hanno fatto la storia. Da Antognoni a Totti: “Per lui mi sentivo papà e consigliere. Quando l’ho preso aveva 16 anni. E gli dicevo ciò che doveva mangiare. Lo buttai subito nelle partitelle con la prima squadra…”. Andò proprio così, un paio di allenamenti e quel “regazzino” di Porta Metronia venne sequestrato da Mazzone. Inutile dire quello che diventarono poi questi due per il calcio italiano. Poi Roberto Baggio. Altro rapporto speciale: “Gli voglio bene, è sempre stato silenzioso ma puntuale ed educato. Non l’ho visto una volta far pesare ai compagni il fatto che lui fosse Baggio. Perché il calcio italiano l’ha emarginato”. Romano de Roma, poco diplomatico. Spontaneo, quello sempre. Dentro e fuori dal campo, così come davanti alle telecamere. Genuino. Diretto. Chiedere ad Amedeo Carboni: “Quanti gol hai fatto in serie A?” “4, mister”, “Ecco, allora vorrei proprio capì ‘ndo c***o vai!”. Esuberante, non volgare. Esplosivo. E come dimenticare quelle folli corse… “E mò se famo il 3 a 3 vengo sotto a curva…”. Romanista con Ascoli come seconda casa; e se gli si chiede dei derby: “Guardi, uno che ha fatto Ascoli-Sambenedettese credo che, sul piano dell’intensità emozionale, abbia provato tutto”.
Ed oggi eccolo, ‘Sor Carletto’. Ottantuno anni e mille ricordi, quegli aneddoti che non dimentichi. Allenatore di grandi giocatori, custode di chiacchierate memorabili con chi ancora oggi lo stima, come Guardiola: “Posso dire che Pep è un ragazzo di una serietà pazzesca, a volte troppa. Per raccontare un aneddoto. Mi ricordo che a Brescia a un certo punto vedevo che non parlava mai e gli faccio: “Ahò, ma te vuoi sta zitto?” E lui: “Ma come, non ho detto niente!”. E io: “Appunto, ti prendo in giro. Non mi dici niente? Non hai osservazioni da fare?”. E lui mi diceva che era così, non contestava, apprendeva e basta“. Tra consigli, battute e intuizioni, senza dimenticare che fu lui a cambiare ruolo a Pirlo ai tempi del Brescia: “Aveva bisogno di essere rapido, agile e veloce sia nei pensieri che nelle intuizioni. Lo portati centrale e leggermente arretrato, in modo che avesse il tempo giusto per pensare e inserirsi. Mi ringraziò, ma io risposi ‘Devo essere io a dire grazie a te, sei tu che corri e giochi, io ti metto solo nelle condizioni migliori per farlo”.
Una foto di Carlo Mazzone, uno che non sbiadisce, sempre a colori, uno “orgoglioso di essere un grande professionista, magari non un grande allenatore, ma certamente un professionista e un uomo perbene“. Auguri Carlo!