Piacenza, progetto no filters. Il dg Scianò: "Vogliamo almeno la B"
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Data: 22/03/2019 -

Piacenza, progetto no filters. Il dg Scianò: "Vogliamo almeno la B"

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“Strutture, territorio, il calcio come azienda: così abbiamo fatto rinascere il Piacenza”. Viaggio sugli spalti del Garilli: la nostra intervista al direttore generale Marco Scianò
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“Strutture, territorio, il calcio come azienda: così abbiamo fatto rinascere il Piacenza”. Viaggio sugli spalti del Garilli: la nostra intervista al direttore generale Marco Scianò
style="text-align:justify">I palloncini biancorossi volano ancora, dopo una mattina di festa. Riprendono fiato, le tribune del Garilli. Come un vecchio campione tornato in gara per un grande evento: alla ‘partita del cuore dei papà’, il 19 marzo, c’era anche Pippo Inzaghi. Nella sua Piacenza. Dove oltre 6mila persone allo stadio non si vedevano dagli anni d’oro. E forse, gli anni d’oro, stanno per tornare davvero.

Difficile ripetere numeri del genere per una partita del Piacenza. Ma ci proveremo. Il direttore generale Marco Scianò ha le idee chiare, un piano solido per conseguirle. Competitor, brainstorming, best practice: il lessico di chi è laureato in economia e finanza, la confidenza di chi è dagli albori nella nuova dirigenza biancorossa. “Quando sono arrivato qui mi sono detto: ‘dobbiamo tornare almeno in Serie B’, ci racconta Scianò in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com. “Oggi può sembrare un obiettivo realizzabile, ma all’epoca eravamo in Eccellenza. Dopo un fallimento, quello del 2012, che aveva rischiato di spazzar via ogni traccia di tradizione sportiva della città. Ci avevano pensato l’associazione ‘Salva Piace’ e la cordata societaria con a capo il presidente Gatti, a evitarlo.

 

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“Abbiamo dovuto raccogliere un’eredità importante, fatta di vent’anni tra Serie A e Serie B. E la scalata è dura, perché lo sport ha delle variabili difficili da comprendere”. Subito la promozione in D, poi dal 2016 il ritorno nei professionisti. “Quest’anno è il punto di arrivo di un percorso triennale in Serie C, che ci vede lottare nelle prime posizioni contro società con budget superiore al nostro”. In altre parole? Ottimizzazione delle risorse: il dr. Scianò racconta, ci sarebbe da prendere appunti.

“C’è stato un importante lavoro di ricostruzione della società a 360 gradi: impiantistica, riappropriazione del territorio, settore giovanile. Per coltivare il capitano umano del futuro, che possa produrre squadre competitive e ragazzi del vivaio in prima squadra. E al contempo, bisogna seguire un’attenta dinamica legata ai costi. Un punto critico, soprattutto per la Serie C. “Ormai ci sono pochissimi imprenditori seri che decidono di spendere a fondo perduto. Fioccano invece gli avventurieri, figure poco affidabili. Si sta delineando uno scenario in cui fare calcio professionistico deve avere tre prerogative: infrastrutture, supporto della piazza, serietà di un gruppo dirigenziale che ragioni da azienda sportiva. Se manca uno di questi ingredienti? Auguri”.

 

 

Ma il mix vincente, a Piacenza c’è. “È una piazza con una storia importante, il calcio è nel suo DNA”, continua Scianò. “Oggi ha la fortuna di avere una proprietà piacentina locale che ci mette la faccia e che ha saputo unire gli intenti: a tutti i livelli del club, tifiamo Piacenza quanto chi viene allo stadio. Così ambire a risultati sportivi e strutturali importanti diventa più facile”.

Replicare ‘il Piacenza degli italiani’, il sogno nel cassetto. “È stato il momento di gloria più importante della storia di questa società. La favola che una piazza provinciale ha saputo raccontare all’Italia e al mondo”. Dalla C2 alla A, otto stagioni tra 1993 e 2003: i fratelli Inzaghi e Vierchowod, Stroppa e Hubner. Nella Serie A più bella del mondo, c’era spazio per una ‘Nazionale P’ tutta biancorossa. “Veramente qualcosa di enorme. La Serie A a Piacenza resta qualcosa di difficile, ma non impossibile, da replicare. I valori economici che il nostro territorio esprime sono relativamente piccoli. Quindi, in un’epoca di riduzione del numero di squadre professionistiche come quella odierna, essere in lotta per la B è già un risultato importante, che tante altre piazze della nostra dimensione non possono vantare”.

 

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55 punti, a -2 dall’Entella capolista (con una gara in meno). Ai vertici del Girone A, quello di Juve U23, Siena e Pro Vercelli, il Piacenza ci crede. “Il nostro girone è quello più competitivo, tante formazioni con valori economici importanti si trovano molto deluse a livello di classifica. Noi invece la guardiamo con il sorriso e grande entusiasmo per il forcing finale: siamo dietro solo a una squadra di Serie B”. Prego? L’Entella non dovrebbe essere in questa categoria. È stato fatto un grande smacco, a lei ma anche a tutte le altre squadre come noi che si ritrovano a competere con avversari di un’altra portata. Un’estate nefasta per tutta la Serie C.

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