Pecchia, masterclass Parma: l’allievo diventato maestro delle promozioni
La forza delle idee, calcio offensivo e la crescita dei giovani: i segreti dell’allenatore di Formia
Non c’è due senza tre, recita il detto. Un detto che Pecchia pare conoscere molto bene visto che con il Parma ha raggiunto la sua terza promozione nel giro di 7 anni. Dopo Verona (2017) e Cremonese (2022) è arrivata anche quella con il club gialloblù. Una cavalcata trionfale durata una stagione intera perché ha guidato la B in vetta sin dalle prime giornate senza mai far notare un segno di cedimento. L’allievo di Benitez è diventato maestro. Ma ci torneremo. E’ stato capace di dare forze alle sue idee continuando, anche a fronte di qualche critica eccessiva, a portare avanti il suo credo. Riassunto con due parole, quel “Tutti dentro” tanto caro all’allenatore, capace di lavorare con un gruppo giovanissimo e dando continuità a un progetto.
“Tutti dentro”: l’essenza di Pecchia
L’essenza del calcio di Pecchia è tutta qui. In queste due semplici parole ma quanto mai importanti e care all’allenatore del Parma. Non ha mai smesso di ripeterle nell’arco della stagione e nelle vari dichiarazioni tra giornali, conferenze e tv. Il suo ‘Tutti dentro’ è stato il segreto di questa cavalcata che ha unito squadra, società e tifosi. Perché lavorare tutti in un’unica direzione è più facile e, soprattutto, trovare la spinta del pubblicato è un’altra arma importante da usare a proprio vantaggio.
Tralsciando il fattore esterno e andando più all’interno della squadra, è possibile notare come, chi più e chi meno, ha dato il suo apporto al Parma. Tutti i giocatori sono stati utilizzati, eccezion fatta per il terzo portiere Turk e con un Corvi versione Coppa Italia. Ma anche da chi ha giocato meno non c’è stato mai un momento contrario alle idee dell’allenatore. Perché “non è importante la quantità, ma la qualità dei minuti”… altro diktak firmato Fabio Pecchia. Maestro di gestione dello spogliatoio, della comunicazione e, soprattutto, dell’empatia… E il suo insegnante principale è stato uno.
Allievo di Benitez, ora Maestro
Ci sono tappe che possono stravolgerti la vita e per Pecchia queste sono coincise con la chiamata di Rafa Benitez: “Fabio, ti voglio come secondo”. Una telefonata quasi inaspettata perché i due non si conoscevano, se non grazie al direttore Fusco (ora alla Spal). Dopo l’esonero a Latina, dove per altro stava facendo anche bene in C, l’allenatore ha fatto le valigie ed è partito per Napoli (città tanto da cara a Pecchia per i suoi trascorsi da giocatore). Al fianco di Rafa ha vissuto momenti bellissimi, con grandi campioni, soprattutto a Madrid sponda Real, e ha imparato altrettanto. Esperienze che gli hanno insegnato e lasciato tanto: dal gestire lo spogliatoio, i metodi di allenamento, il modo di giocare. Insomma, tutto.
Poi l’ultima volta col Newcastle prima di separarsi e iniziare il percorso in solitaria. L’amicizia e la stima sono rimaste sempre intatte, anche a distanza di anni. Si sentono, si scrivono e si osservano l’un l’altro, perché anche a distanza si può imparare. Pecchia ha imagazzinato tutto il possibile e ha riversato sul campo, a modo suo, le idee. La conferma è arrivata direttamente da Benitez: “Ora sono io a imparare da lui”. Da allievo a maestro… delle promozioni: il dono dell’equilibrio e la capacità di dare continuità e forza alle sue idee.
La forza delle idee e gruppo giovane: il calcio targato Pecchia
Un calcio spumeggiante, offensivo e capace di non dare respiro agli avversari. Il Parma è cresciuto partita dopo partita sotto l’attenta gestione dell’allenatore di Formia. Già sul finire della passata stagione si è notato un cambio di passo, salvo poi trovare la delusione nella notte playoff contro il Cagliari. Ma è proprio in quella notte dove si è consumata la voglia di rivalsa e l’applauso dei tifosi è stato la scintilla per accendere quel fuoco dentro ogni giocatore e non solo.
Il Parma ha lavorato sul gruppo, confermato quasi in toto (eccezion fatta per Vazquez, Inglese – fuori squadra fino a gennaio – e Buffon) e con l’aggiunta di Hernani, Di Chiara, Partipilo e Colak. Poi l’altro aspetto importante è l’età: una rosa giovanissima per media età e con tanti talenti sbocciati proprio sotto la guida di Pecchia. Lui è sempre stato abile e gli è sempre piaciuto poter lavorare sui giovani perché in loro è più facile vederne una crescita. Lo aveva fatto anche alla Juve U23 con la vittoria della Coppa Italia di Serie C – primo storico trofeo dei bianconeri con la seconda squadra – e non ha esitato ad accettare la chiamata del Parma anche, e non solo, per questo motivo. Masterclass Pecchia, il calcio secondo ‘don’ Fabio e il cammino verso la Serie A.