Il tacco a Frey, la scommessa della sigaretta: Palladino si racconta
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Data: 24/04/2020 -

Il tacco a Frey, la scommessa della sigaretta: Palladino si racconta

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L'intervista a #CasaDiMarzio
L'intervista a #CasaDiMarzio

Se gli chiedono quasi sono stati gli allenatori da cui ha avuto di più, Raffaele Palladino non ha dubbi: Gasperini e Juric.

E partono i racconti, i ricordi riaffiorano, quelli di rapporti che proseguono anche a distanza e quelli di una carriera fatta da tante tappe e iniziata per strada, dove l'ex Genoa (tra le altre) ha iniziato a titare i primi calci al pallone, e che ora prosegue da allenatore delle giovanili del Monza.

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Gasperini e Juric

Gasp è stato un maestro dentro e fuori dal campo, mi ha insegnato tantissime cose. Mi piacerebbe portare qualcosa di suo anche nel mio modo di allenare. Con Gasperini ci sentivamo ogni settimane, c'è sempre stato un bel rapporto di amicizia. Dovevo andare da lui la settimana prima che scoppiasse la pandemia ma non ci sono riuscito.

Con Ivan abbiamo fatto tante battaglie insieme a Genova. A Crotone mi veniva spontaneo chiamarlo 'Ivan' e non 'mister'. Poi ho visto che i miei compagni lo guardavano un po' straniti e lui è uno tosto a livello caratteriale, quindi alla fine mi sono calato nella parte. Lui è stato fondamentale per me, dopo il fallimento del Parma mi ha permesso di rilanciarmi a Crotone e poi a Genova. Non pensavo che diventasse così forte come allenatore ma già in campo, quando giocavamo, si vedeva che lui ci guidava, ci dava degli stimoli. Aveva la stoffa per fare questo lavoro anche se non pensavo così velocemente e in maniera produttiva. A Crotone ho capito che era davvero forte.

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Allenatore si nasce o si diventa?

Personalmente penso che se fai il calciatore non ci pensi all'inizio. Io a 27/28 anni poi ho iniziato a vedere il calcio in modo diverso e mi immedesimavo nell'allenatore, lì ho capito che mi sarebbe piaciuto diventarlo. Come resto vicino ai ragazzi che alleno? Cerco di essere abbastanza duro, ho dei ragazzi di 16/17 anni. E' un'età particolare e sono distratti. In questa fase ho la fortuna di avere una società molto organizzata, con tutto lo staff che abbiamo e il mio preparatore prepara allenamenti settimanali e gli chiediamo dei video. Lui li segue a gruppi e così sopperiamo a questa assenza del calcio.

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Gli inizi, poi il passaggio alla Juventus

Ho iniziato a 13 anni, per strada. Poi a 16 sono arrivato alla Juventus. Per me è stata una scuola di vita più che di calcio. Era la Juve di Moggi, erano molto duri, noi vivevamo in un pensionato, dovevamo firmare quando andavamo a scuola, eravamo controllati. La Juventus mi ha fatto diventare prima uomo e poi calciatore. Mi sono affacciato alla prima squadra, a 17 anni mi allenavo con Del Piero, Montero, Ferrara, Nedved, Buffon... Ferrara? E' stato fantastico con me, io non avevo nessuno a Torino ma lui mi ha fatto sentire a casa. Per me la Juve è stata fondamentale nel mio percorso da calciatore.

Il gol di tacco a Frey

Uno dei miei gol più belli e più pazzi. Stavamo perdendo contro la Fiorentina in casa, dovevamo vincere per forza, perdevamo 1-0. A fine primo tempo mi arriva la palla in area e la prima cosa che ho pensato da pazzo e incosciente è stato il tacco. Era una mia arma vincente, l'ho riproposta ed è andata bene. I compagni mi hanno detto che se l'avessi sbagliata mi avrebbero ammazzato.

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Il compagno di squadra più forte

Ho avuto la fortuna di giocare con Del Piero, Trezeguet, Nedved, Ibrahimovic. Dico sempre però che quello che mi ha impressionato di più, che io non conoscevo, è stato Milito. Al primo allenamento mi sono reso conto che era un campione. E' stato l'attaccante con cui mi sono trovato meglio. Difensori più ostici? Maldini, Cannavaro. Fabio per me è stato il difensore per eccellenza, per come interpretava le partite. Ho avuto anche l'onore di giocare con lui in nazionale.

La scommessa della sigaretta

Sarà un episodio di almeno 14/15 anni fa. I miei genitori fumavano tutti e due e a noi figli dava fastidio. Avevo fatto una scommessa con mio padre, lui mi disse 'Se un giorno dovessi esordire in A smetto di fumare'. Quando ho esordito in Serie A mio padre venne allo stadio, mi diede l'ultimo pacchetto di sigarette ed ha smesso. Ora sono 14 anni che non fumano più.

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Il Crotone

Con quella maglia ho segnato il gol promozione, il primo gol della squadra in A, proprio contro il Genoa. Mi legano tanti ricordi. E' stata una bella esperienza.



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