La bellezza di un miracolo risiede principalmente nella sua capacità di ingessare il tempo. Lo ferma, seppur per qualche giorno. Come un’istantanea, un selfie (tanto per essere trendy) che scorre perpetuamente dinanzi ai nostri occhi. E ci fa sorridere, ci fa gioire. Ci fa stare bene. Ci riporta lì. Alle lacrime di gioia, alla corsa liberatoria di Massimo Pavanel, al gol di Cellini a due minuti dalla fine, alla salvezza aritmetica malgrado quindici punti di penalizzazione e una stagione dannatamente terribile. Ti scorre tutto davanti, finalmente sospiri. Forte, fortissimo. La tempesta è passata. Sorride (ancora) Arezzo, quarantottore e passa dopo la vittoria del Dei Marmi di Carrara. Quarantottore e passa dopo una salvezza che un mese fa era mera utopia.
Trentasette punti in classifica, cinquantadue senza penalità. Sedicesimo posto. Salvezza. La fine di un incubo durato mesi e mesi. Il de profundis di Mauro Ferretti, l’arrivo di Marco Matteoni presentatosi quale salvatore della patria (quale? Anzi, su quale pianeta?), mesi e mesi senza stipendi, il fallimento, la trasferta a Pontedera con le rispettive macchine, il flagello di una penalizzazione che settimana dopo settimana fagocitava ogni volta quel raggio, minuscolo, di luce. C’è un filo conduttore in questa salvezza. C’è il lavoro dei dipendenti che hanno lavorato nel silenzio di uno stipendio che non arrivava (li elenchiamo a fine pezzo). C’è la competenza dell’ex direttore sportivo Roberto Gemmi che con due lire è riuscito a costruire una signora squadra e a scegliere il Condottiero. C’è Massimo Pavanel, appunto, uno e trino: padre, presidente e allenatore (per usare le parole di Giorgio La Cava). C’è un gruppo che non ha mollato. Che ha saputo soffrire, che ha pianto in silenzio. Che ha lottato ogni centimetro come fosse l’ultimo della propria vita (calcistica). C’è una tifoseria, una città che c’è sempre stata. Che ama il calcio, che trasuda passione sincera. Che c’ha messo i soldi, la faccia e non solo… Per tenere in piedi quello che qualcuno – forse un po’ triste – continua a dire sia solo un gioco.
L’Arezzo è salvo. L’Arezzo è ancora in Serie C. Stropicciano gli occhi lucidi i tifosi, si abbracciano vigorosamente i giocatori. E’ nella bellezza di un sentimento sincero, chiamato amore, quell'ancora di salvataggio che per mesi e mesi ha tenuto in piedi un qualcosa che non poteva e non doveva scomparire. Perché nella vita, a volte, deve esserci giustizia. Tra mille parolai, tra mille mascotte che si susseguivano e calpestavano, un giorno dopo l’altro, i sogni dei bambini. La freddezza di chi non conosce vergogna. Il cinismo di chi non conosce pudore.
Pensiamo positivo, però. Lasciamoci contagiare dal sorriso di una città che si è fermata alle 18, circa, di sabato. “Sono le quarantottore più belle della mia vita…”. La spontaneità di un sorriso che cela, a fatica, la commozione. Giorgio La Cava, nuovo presidente dell’Arezzo. Spontaneo come le sue parole. Come quando vivi un’emozione inimmaginabile e non riesci ad esprimerla a parole. “Ho pianto di gioia sabato, ho pianto di gioia domenica e penso che lo farò ancora… Sono commosso da tutto questo affetto, non me lo aspettavo. Sabato notte mentre (non) mi addormentavo mi sono passati davanti questi due mesi. Lunghi, infiniti. Ansie e tribunali. Tribunali e ansie. Ora è finita, siamo ancora in Serie C! Non mi vorrei più svegliare da questo sogno”.
Romano di nascita, perugino d’adozione. Sincero, senza filtri. “Ho scelto Arezzo perché è vicino casa mia, sono un appassionato anzi un malato di calcio e questa è una piazza incredibile. Due mesi fa, quando si è presentata l’occasione, ci ho provato. Sconsigliato da tutti, ma ho fatto di testa mia…”. Erano i primi di marzo, Arezzo sull’orlo del baratro. Servivano 372.000 euro per avviare l’esercizio provvisorio. Ne mancavano la metà. Ultimi giorni prima della fine… “La scadenza era il 16… Io tre o quattro giorni prima ho preso e ho fatto un bonifico da 100.000 euro. Un bel segnale sì, ma non bastava. Serviva darne un altro ancor più forte…qualche ora dopo il bonifico – racconta La Cava ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – ho mandato la foto del bonifico a tutte le testate sportive aretine…mezz’ora dopo dieci telefonate del direttore di banca (ride). A bocce ferme era una follia… 100.000 euro con un’asta davanti ancora da svolgersi, con il rischio di perdere 100.000 euro e la società. Un costo complessivo di 1.3/1.4 milioni con la nefasta possibilità di dover ripartire dalla Serie D. Ma sapete cosa penso? Che una cosa dalla vita l’ho imparata…Spesso le cose più difficili si risolvono meglio di quelle che (sembrano) facili. E che, a volte, fai delle cose perché te le senti, perché il tuo istinto ti porta ad agire in quel modo. In questi casi non c’è spiegazione razionale. Meglio così…”.
Perché – per usare una grandissima frase - "Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare". E ad Arezzo è andata proprio così. Sudore, fatica, sacrificio. Oltre tutto, contro tutto, dopo tutto. “Due mesi fa il calcio ad Arezzo era finito. Questa piazza ha fatto un qualcosa di incredibile, tutti insieme: tifosi, giocatori, allenatore. Si sono rimboccati le maniche, hanno lottato. Hanno fatto un miracolo extracalcistico. Un miracolo umano. Pavanel non è stato solo un allenatore, è stato tutto. Un padre per i più giovani, un punto di riferimento per tutti. Noi vogliamo ripartire da lui”.
Vuole ripartire l’Arezzo. Ora più che mai. Ora più di prima. Dall’entusiasmo di Giorgio La Cava e del suo socio Massimo Anselmi. Da quella festa in un autogrill tra Arezzo e Carrara. Dai cinquecento del Dei Marmi. E ripartirà. Come nelle migliori tautologie di vita. Perché dopo la tempesta, esce sempre il sole…
Una menzione sacrosanta a tutte quelle persone che hanno lavorato in tutti questi mesi con lo stipendio che non arrivava e la prospettiva di un futuro grigio. Ma sono rimaste al loro posto. Per amore, per passione, per Arezzo:
Caoci Fabio (Responsabile stadio), Dini Luigi Alberto (Responsabile della comunicazione), Gallorini Ottorina (Magazziniere), Sarrini Giovanni (Magazziniere), Scolari Alessandro (Magazziniere), Panichi Elisa (Responsabile segreteria e biglietteria), Zinci Gianluca (Segretario generale), Biagiotti Federico (Team Manager), Bacci Alessandro (Responsabile Settore Giovanile), Fazzuoli Pietro (Organizzazione eventi), Cirinei Giulio (Fotografo ufficiale), Coscetti Andrea (Collaboratore ufficio comunicazione), Banchetti Remo (Direttore Sportivo del Settore Giovanile), gli autisti, tutto il Settore Giovanile dagli allenatori agli accompagnatori.