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“Serve solo un po’ di coraggio”: Mihajlovic, l’uomo degli esordi

Da Donnarumma a Wisdom Amey, storia degli esordi targati Sinisa Mihajlovic

“Serve solo un po’ di coraggio”. E a lui, il coraggio, non è mai mancato. Wisdom Amey rimarrà nella storia come il più giovane di sempre a mettere piede in Serie A, ma il suo esordio è solo uno tra i tanti resi possibili da Sinisa Mihajlovic nella sua avventura da allenatore.

Per me conta il campo, non l’età. Lanciarli è motivo di orgoglio, una soddisfazione vera“, diceva ai tempi del Torino. Al Bologna non aveva perso il vizio: sono più di 10 i giovani a cui ha concesso i primi minuti in Serie A. Il mondo del calcio piange Sinisa, scomparso a 53 anni dopo una lunga lotta contro la leucemia. E non c’è dubbio: occuperà per sempre un posto speciale nella memoria di tanti giovani calciatori.

Le prime esperienze, i primi esordi 

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18 gennaio 2009. Il primo esordio sotto la guida di Mihajlovic arriva in un Catania-Bologna, vinto 2-1 dagli ospiti allenati proprio dal serbo. È la sua prima esperienza da allenatore in Serie A, e non finirà nel migliore dei modi. Di quel periodo, però, conserva sicuramente un buon ricordo Federico Casarini, oggi 31enne in forza all’Alessandria, al tempo giovane primavera del Bologna, il primo tra i calciatori a cui Mihajlovic ha concesso i primi minuti in Serie A. 

Da quel giorno, Sinisa ci ha preso gusto: con lui alla Fiorentina hanno esordito in Serie A Camporese, oggi al Pordenone, e Cristiano Piccini, messo in campo a 18 anni, 2 mesi e 9 giorni in Fiorentina-Cagliari del 5 dicembre 2010. Un’emozione impareggiabile per Cristiano, fiorentino doc: “Avevo 18 anni, è stata l’emozione più grande della mia carriera, forse superiore anche alla musichetta della Champions League. In quei minuti in campo ho indossato la maglia numero 40 che ho ancora incorniciata in casa”.

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Poi, per Sinisa, l’esperienza in nazionale con Serbia, la Samp, e infine il Milan, dove l’allenatore cambia, o forse anticipa, la storia dei rossoneri e della nazionale italiana. È il 25 ottobre 2015 quando, con il numero 99, fa il suo esordio in Serie A Gianluigi Donnarumma a 16 anni e 8 mesi, contro il Sassuolo. Il resto, come si suol dire, è storia: da quella porta Gigio non esce più, relegando definitivamente in panchina Diego Lopez. 

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Una scelta ancor più coraggiosa perché arrivata in un periodo in cui Mihajlovic sembrava seriamente rischiare il posto e contro ogni volontà della società, da Berlusconi (“è venuto due volte a Milanello per convincermi a mettere Diego Lopez”) a Galliani, come Sinisa racconta nel suo libro: “In settimana informo Galliani: mi chiede per tre volte se sto scherzando. Io ho deciso, non ne ho mai fatto una questione di età. In quel momento vedevo negli occhi di Donnarumma lo stesso futuro di Totti”. Già, quello stesso Totti che proprio Mihajlovic vanta di aver fatto esordire a, convincendo Boskov a inserirlo in un Brescia-Roma del 1993: “Vincevamo 2-0, mancavano 15 minuti alla fine: mi avvicinai alla panchina e chiesi al mister di metterlo dentro”. Un’abitudine che Sinisa non ha più perso.

Da Bologna a Bologna 

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Nella sua seconda avventura a Bologna, Mihajlovic aveva ripreso da dove aveva lasciato: dopo l’esordio di Andri Baldursson nel febbraio 2020, a luglio ha concesso i primi minuti in Serie A anche a Dion Ruffo Luci e Federico Bonini.

Nella stagione 2021/2022, è toccato invece a Omar Khailoti, Edoardo Vergani e Simone Rabbi, tutti e 3 lanciati contro l’Inter a dicembre. Poi, qualche giorno più tardi, Ravaglia e Pagliuca, figlio dello storico portiere.  

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Da febbraio 2020 ad oggi, sono stati più di 10 i giovani lanciati da Mihajlovic, quasi impegnato in una personale rincorsa alla storia: l’ha raggiunta con l’esordio di Wisdom Amey contro il Genoa a 15 anni e 274 giorni, il più giovane di sempre. Ma non è il solo: assieme a lui Mihajlovic ha fatto entrare Kacper Urbanski, 16enne. L’aveva annunciato, ha mantenuto la promessa. E ancora: Antonio Raimondo, Riccardo Stivanello, Niklas Pyyhtiä, Nicola Bagnolini, tutti lanciati tra 2021 e 2022. Gli ultimi esordienti a cui Sinisa ha voluto regalare la gioia di mettere piede tra i grandi. Perché, in fondo, serve solo un po’ di coraggio.