L’esordio in Europa League da giovanissimo con la squadra del cuore, ora il Paradiso FC in terza serie svizzera. Passando dalla Spagna e dall’Olanda. Ragazzo dal viso pulito e dal sorriso contagioso, ambidestro e puro costruttore di gioco: il percorso di Alessio Miceli, mediano classe ’99 cresciuto nel settore giovanile della Lazio, è stato atipico. Ha seguito un cammino di vita differente, ma non ne è uscito indebolito. Anzi. Anche se quel ricordo dell’esordio con i biancocelesti contro il Vitesse rimarrà per sempre indelebile: “Quel 23 novembre è stato un sogno: ho iniziato a giocare per la Lazio da piccolino e scendere in campo con la squadra che tifi da quando sei nato in Europa è un'emozione indescrivibile. All’Olimpico è stata una gioia enorme. Ma il debutto dal 1’ contro lo Zulte Waregem lo è stato di più. Giocare titolare è una cosa più forte. Mi sono trovato in campo con giocatori fortissimi e al momento non l’avevo nemmeno realizzato. Dopo quella partita siamo tornati a Formello alle 5 e il giorno dopo ho pure segnato con la Primavera!”.
Miceli, dalla Lazio al Paradiso FC
Sotto l’ala dei veterani della rosa è maturato, come giocatore e come persona: “Avevo un grande rapporto con i brasiliani. Lucas Leiva è una persona incredibile, mi dava consigli, mi diceva come muovermi, visto che giocavamo nello stesso ruolo. Anche con Felipe Anderson era nato un bel rapporto. Stava rientrando da un infortunio, ci scambiavamo messaggi su Instagram e mi faceva i complimenti”. Un bagaglio enorme d’esperienza che gli è servito quando ha deciso di darsi all’avventura alla scoperta del calcio in Europa, in seguito a una serie di sfortunati eventi: “Quando ho avuto l’opportunità di andare al Dordrecht in Olanda quattro anni fa ho accettato subito. La gente non conosce bene la storia, ma dopo l’esordio con la Lazio ho avuto problemi al ginocchio. Sono stato operato due volte al menisco, ho fatto fatica. Nel mentre ero andato in prestito alla Feralpisalò e poi è arrivato il Covid quando ero all’Olbia sempre in prestito. Quelle stagioni non mi sono potuto mettere in mostra come avrei voluto. Così, dopo un periodo al Piacenza, Santoni mi ha dato una grande occasione in Olanda. Cultura e lingua differenti, ma è stato davvero fantastico”.
Tempi di adattamento fulminei e chance sfruttata a dovere: 51 presenze in due anni, 3 reti e 1 assist. Miceli è diventato da subito il perno della squadra: “Il livello è altissimo. Giocavamo contro Vos, per esempio, ora al Milan. Ci fece doppietta e aveva 15 anni… A quell’età era titolare nella squadra B dell’Ajax. Impressionante. Le strutture sono incredibili, i campi pure e mi sono confrontato con una realtà diversa. Ho fatto un upgrade soprattutto dal punto di vista umano. Due anni in Olanda per me valgono come cinque in Italia. Mi sono esaltato come non avevo mai fatto in carriera”. Mentalità completamente diversa anche in campo: “Eri marcato? Te la davano comunque anche se avevi l’uomo a mezzo metro, perché se riesci a superare l’avversario crei superiorità e situazioni. Anche a costo di rischiare. Loro insistono su questo, su un gioco rapido, veloce, a cui non ero abituato”.
Avventura terminata, di nuovo la valigia in mano. Direzione? Spagna. Sei mesi in terza serie al Logrones, per una crescita costante: “Esperienza bellissima, anche perché so parlare bene lo spagnolo, oltre che l’inglese. Ho giocato anche contro Pau Torres al Barcellona B e guardate ora dov’è arrivato. Ho visto come loro vivono il calcio e se resti in Serie C fai fatica a capirlo. Ho intrapreso questo percorso all’estero per crescere sotto tutti i punti di vista. Lo stanno facendo in tanti, perché uscire dalla Primavera e scendere di categoria non è sempre facile. Calafiori al Basilea, Oristanio e Mulattieri in Olanda… Ti arricchisci e maturi prima. E il calcio è diverso, più veloce e dinamico”. Anche se in Italia ci tornerebbe più che volentieri: “Certo, anche se adesso ho la testa al Paradiso FC, squadra della terza categoria svizzera. Qui c’è un calcio molto più fisico, corrono forte. È una buona opportunità di crescita. Poi, io sono molto credente e penso che nulla accada per caso. Mister Sannino ha un carattere molto forte, mi sto ambientando. Vivo a Lugano, mi alleno con l’ex Inter Schelotto. È tutta esperienza e credo ci siano i presupposti per fare bene”.
Per Miceli il calcio è lavoro e passione, ma non è tutto: “Sono laureato in Scienze Motorie e ora studio Psicologia. Voglio migliorarmi costantemente, capire i meccanismi che regolano le situazioni di gioco, avere una visione più ampia. Anche nel calcio l’università mi sta dando tanto. E poi ci sono molte ore che non passi al campo e ho deciso di investirle su me stesso. È importantissimo”. Nella Lazio non ha sfondato forse come avrebbe voluto, l’esordio in Serie A non è mai arrivato, ma Alessio non ha alcun rimpianto: “Nei momenti difficili è normale stare male, ma rimpiangere quello che poteva essere non serve a niente. Vivo il presente, ho il mio bagaglio d’esperienze e cerco di non fare gli errori che ho commesso in passato. E mi godo i momenti con la mia ragazza, che mi ha seguito ovunque e che ringrazierò sempre, così come tutta la mia famiglia. Sono stati fondamentali”. Un esempio di vita. Perché rialzarsi dalle difficoltà e affrontare la vita con il sorriso è possibile. Alessio insegna.
A cura di Pietro Zaja