Inter-Milan, l'amarcord di Sandro Mazzola. Immagini un po' ingiallite dal tempo, ma non nei ricordi e nei pensieri della leggenda nerazzurra, che ricorda con piacere i duelli con Rivera:
"L'immagine di Rivera che mi insegue? La porto stampata nella memoria" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport -"Una rarità assoluta, un pezzo da museo... L'avevo fatto arrabbiare? Ma no,mi sa che la partita era appena iniziata, forse voleva scaldarsi. Ricordo perfettamente, però, che una volta mi raggiunse con una bella pedata... Stavamo sotto la tribuna nella metà campo opposta alla Nord. Il mio cervello prima del dolore della botta registrò la meraviglia: Gianni che fa un’entrataccia?! Se ne scusò subito".
Pallone d'oro a Rivera, mai a Mazzola: "Non sono geloso inn quanto meritatissimo. Ho però stramaledetto, due anni dopo, quel giudice italiano, un cronista della Gazzetta mi dissero, che assegnò a Cruijff il voto in più che lo fece prevalere su Mazzola. Pensavo proprio di essermelo meritat". Derby speciale? "Il primo. Avevo vent’anni e mi capitò di fare gol dopo 13 secondi. Record ancora imbattuto. Toccarono il pallone Suarez, Corso, Di Giacomo e poi arrivai io lanciato e solo soletto. Herrera mi aveva detto che sarei stato marcato da Trapattoni, ma Giovanni tentò di arginarmi quando ero già in area. Ghezzi negli spogliatoi venne a dirmi che mi era riuscito di fargli gol solo perché avevo calciato male. E aveva ragione".
Mazzola e Rivera fuori dal campo: "Al bar assieme? E’ successo. E più di una volta. Frequentavamo lo stesso posto, una bella trattoria sui Navigli con i tavolini all’aperto. La gente passava e si dava di gomito, i più intraprendenti ti dicevano qualcosa. Mai niente di offensivo. Capitava di mangiare assieme anche dopo le prime riunioni del sindacato. La rivalità nacque esclusivamente a Messico ‘70. Prima e dopo siamo stati buoni compagni in azzurro e anche durante quel Mondiale entrambi eravamo convinti di dover giocare assieme. Ce lo dicevamo incontrandoci di nascosto: c’erano giornalisti e fotografi dappertutto".
Mazzola scelse poi la vita da dirigente: "Finito di giocare mi dedicai al vivaio, diedi la caparra per comprare il centro sportivo di Interello e mi prodigai per tenere sotto controllo i bambini. Capii che ero più portato per un ruolo tecnico da dirigente. Dopo che ho lasciato il ruolo di d.s. nel 1999 ho sofferto tantissimo, un dolore atroce. Ma non ho mai voluto parlarne con Massimo, probabilmente fu costretto a comportarsi così e in ogni caso non gli potrei mai portare rancore. Ci siamo conosciuti da ragazzi e l’Inter di suo padre è stata la mia seconda famiglia: eh, il commendatore... Figura straordinaria".