E’ riuscito, con le sue braccia, a far entrare speranza e orgoglio nei Quartieri Spagnoli, quel dedalo di vicoli a volte troppo fitto per chi ci vive. Ma lo splendore di quel bronzo vinto a Rio de Janeiro, alle Olimpiadi 2016, può fare questo e tanto altro. “Nascere in zone del genere e diventare uno sportivo non è facile, è un messaggio importante” ammette Marco Di Costanzo, intervistato da gianlucadimarzio.com. Canottiere, ma napoletano. E quindi, inevitabilmente, tifoso del Napoli: “La squadra deve credere allo scudetto, perché il gruppo ha qualità. Anche se ultimamente proprio quei giocatori che risultavano decisivi stanno vivendo un periodo di flessione. Il campionato quest’anno è davvero strano, ci sono tante squadre in così pochi punti, sarà dura”. Eppure, il giocatore preferito in maglia azzurra non è il solito nome: né Insigne né Mertens, nemmeno Hamsik o Reina. “E’ Zielinski, anche se non lo vedo granché nel ruolo di vice Insigne. Questo, purtroppo, è l’unico aspetto che non piace molto del Napoli: la difficoltà con cui si cercano delle alternative alla solita impostazione di gioco. Molte volte l’avrei fatto giocare al posto di Hamsik, nella sua posizione naturale. Ammiro anche Allan”.
Insieme a Giovanni Abagnale, Di Costanzo ha firmato una storica impresa andando a medaglia in una disciplina dove nessun italiano era riuscito prima, agli scorsi giochi olimpici, regalando al paese e alla città di Napoli una meravigliosa storia di sport. E poche settimane dopo, ne sarebbe arrivata un’altra: l’esordio di Fabio Pisacane in Serie A. I due, infatti, sono originari dello stesso quartiere. “E’ incredibile come essendo cresciuti nello stesso posto non ci siamo mai incrociati. Ma mi hanno parlato molto di lui, credo che per certi aspetti siamo simili. Ho letto il suo libro, è una persona di altissimo valore, un esempio. Spero presto di poter fare la sua conoscenza” spiega l’atleta.
Chi in acqua e chi sul prato, chi col pallone e chi con i remi. Eppure, calcio e canottaggio non sono così lontani: “Il dietro le quinte per entrambi gli sport è molto simile. C’è molto studio prima di ogni gara, così come i calciatori si preparano sugli avversari prima di affrontarli. Poi la gestione della tensione è dello stesso tipo: prima di una finale o di una gara importante con la propria Nazionale, bisogna essere bravi ad essere freddi e sicuri dei propri mezzi”. E per quanto il calcio sia largamente lo sport più diffuso in Italia, da un punto di vista olimpico i risultati recenti della nostra Under-23 sono tutt’altro che confortanti: dopo il bronzo di Atene 2004, un quarto di finale e poi due mancate partecipazioni. Quasi che verrebbe da ipotizzare una riforma del torneo olimpico per permettere di giocare alla Nazionale maggiore. “In seguito all’eliminazione dai Mondiali, il calcio italiano sta vivendo un momento particolare. Ma per quanto il fatto che non vadano i grandi possa dare meno sul piano dello spettacolo, ritengo che possa dare di più al movimento in generale: lo spazio delle Olimpiadi può rappresentare per i giovani il giusto trampolino di lancio” conclude Di Costanzo.