Entella-Lecce, Mancosu sfida Mancosu: "Sono già partiti gli sfottò..."
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Data: 07/11/2020 -

Entella-Lecce, Mancosu sfida Mancosu: "Sono già partiti gli sfottò..."

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Marco Mancosu e Matteo Mancosu. 32 anni il primo, 35 il secondo, domenica sera si sfideranno in campo per la seconda volta in carriera. Marcello, il fratello minore, racconta i retroscena della sfida... in famiglia
Marco Mancosu e Matteo Mancosu. 32 anni il primo, 35 il secondo, domenica sera si sfideranno in campo per la seconda volta in carriera. Marcello, il fratello minore, racconta i retroscena della sfida... in famiglia

Il murales della Johannes da una parte, il signor Mimmo sulle tribune dal lato opposto. In mezzo, un campo da calcio in terra battuta. A pochi passi dal Parco di Monte Claro, a Cagliari, la polisportiva Johannes alleva talenti dal 1967. E proprio il signor Mimmo, informatore scientifico, per alcuni anni della sua vita ha trascorso più tempo al campo che tra le mura di casa.

“Eravamo tre fratelli, tutti e tre giocavamo a pallone. E papà, ex calciatore di Eccellenza, sperava che un giorno ci avrebbe visto in tv: non si perdeva un allenamento”. Detto, fatto: da Mimmo Mancosu a Matteo, Marco e Marcello. MM alla terza, un figlio ogni quattro anni: classe 1984 il primo, del ‘92 l’ultimogenito Marcello. Il sogno di papà, alla fine, l’hanno coronato tutti quanti. 

AVVERSARI IN SERIE B

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Marco è il capitano del Lecce da ormai tre anni, Matteo è già a quota due gol in stagione con la maglia dell’Entella. Entrambi giocano in Serie B, e domenica sera si sfideranno in occasione del settimo turno di campionato.

Marcello, in passato in C con Gubbio e Catanzaro, si è invece concentrato su altro: “Una volta finito tra i dilettanti, la priorità era tornare a giocare vicino casa - spiega Mancosu jr ai nostri microfoni -. Dopo aver sposato il progetto del San Marco Assemini, squadra di Cagliari che giocava in Promozione, ho lavorato come commesso e barista. E adesso mi sono pure iscritto all'università”.

Unico dei tre fratelli che vive ancora in Sardegna, Marcello domenica sera guarderà in tv la sfida tra Marco e Matteo. "La vedrò con mio padre, è un peccato non poter assistere a questo spettacolo dal vivo. Il pre-partita? Io mi diverto a osservare dall'esterno, leggendo i loro messaggi sul gruppo Whatsapp della famiglia. "Come ti becco in campo, ti faccio la vecchietta", ha promesso Matteo a Marco. Comunque vada a finire, sarò felice: avranno così tanto per cui sfottersi nei prossimi giorni che per me, in ogni caso, sarà uno spasso".

UNA PALLA E UN CORRIDOIO

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Cresciuti tutti e tre nel settore giovanile della Johannes, i “Mancosu brothers” non si sono mai accontentati dell’allenamento pomeridiano: “Tornati a casa, la sfida riprendeva nei corridoi. Io e Matteo in squadra contro Marco, che già sembrava il più talentuoso dei tre. Matteo? Nel calcio che conta è arrivato prima lui, è stato bravo ad affermarsi sfruttando la forza fisica. Marco, però, era un passo avanti...”.

Loro tre con il pallone tra i piedi, la signora Paoletta a raccogliere i frammenti. A volte di un vaso, a volte di un vetro. O di una finestra: “Per festeggiare la vittoria dei Mondiali, Marco ne frantumó una prendendola a pugni. Mai vista mamma così arrabbiata...”. Passione vera.

Dopo aver collezionato 14 reti in 33 presenze in Serie A, Marco è rimasto nel Salento per il quinto anno consecutivo. L'obiettivo, ovviamente, è quello di riportare i giallorossi negli stadi più importanti d'Italia. Matteo, nel 2019 protagonista della promozione in B dell'Entella, a quasi 36 anni continua ad essere un'arma preziosa per la squadra di Tedino: 2 gol e 1 assist in 65 minuti giocati. 

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“Quando andavamo a scuola, Matteo era il più bravo di tutti. Mentre papà ci spingeva a credere nel calcio, mamma sperava che almeno uno dei tre si laureasse. Solo io ho intrapreso questo percorso, ma non credo che si possa dire insoddisfatta...”, scherza Marcello. Anche perchè, sui campi da calcio, i fratelli Mancosu se la cavano decisamente bene: “Marco e Matteo sono partiti alla grande, ma il primo ha dalla sua una mentalità da grande professionista. Diciamo che, guardando a mamma e papà, è quello che ha preso di più da loro”.

Quanto a questa stagione, Marcello non ha dubbi: "Marco farà più gol di Matteo. E' un centrocampista incredibile, si inserisce alla grande in ogni ripartenza e ha nelle corde 8-10 reti a stagione. Matteo è forte, ma alla sua età deve accontentarsi di partire dalla panchina. Anche se sta dimostrando di saper essere decisivo anche a gara in corso, se riuscisse a fare più gol di Marco mi stupirei".

GLI IDOLI D'INFANZIA

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Da bambini, a casa, si tifava Milan. “Marco sognava guardando Kakà, Matteo già studiava i movimenti di Inzaghi. Io sono più giovane e non ho fatto in tempo a godermi lo squadrone di Ancelotti. Preferivo CR7, però anche Shevchenko mi lasciava a bocca aperta”

E in futuro? Chissà che Matteo, Marco e Marcello non possano tornare a stare sempre insieme. Dai corridoi di casa a una “vita da grandi”, ogni tanto si discute su cosa fare a fine carriera. “Quando siamo tutti e tre insieme, spesso finiamo a parlare di quello. Un’attività imprenditoriale, una scuola calcio: sia dentro che fuori dal mondo del pallone, ognuno ha la sua idea. Il problema è proprio questo, non ci troviamo mai d’accordo e, fino a quando non arriverà il momento di metterci sotto una volta per tutte, difficilmente troveremo un punto d’incontro”.

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Per la felicità del signor Mimmo, 3/3 in casa Mancosu sono diventati calciatori professionisti. Vuoi vedere che almeno uno di loro... “È presto per pensarci, ma con la testa che si ritrova Marco potrebbe fare l’allenatore. E chissà che Matteo non deciderebbe di aiutarlo. Io? Non lo so, non ho l'esperienza dei miei fratelli nel mondo del pallone. In più, ho bisogno della mia terra per vivere bene e raggiungere i miei obiettivi. Marco e Matteo sono dei giramondo

Più che un futuro nel calcio professionistico, Marcello sogna di sfidare i suoi fratelli su un campo da calcetto: Quando siamo in vacanza, non vogliono mai giocare. Com’è giusto che sia, Marco e Matteo hanno paura di farsi male. Mi toccherà aspettare che appendano gli scarpini al chiodo. Nel frattempo, mi accontento di qualche palleggio quando andiamo a trovare i parenti in paese..."

A cura di Francesco Calvi



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