Still United with Josè. Già, ancora così. Con Mourinho. O forse è meglio dire 'nonostante' Mourinho.
Il gelo di questa parte di Manchester, niente di più distante dalle temperature locali, è ormai noto. Ogni 90 minuti gira la clessidra. Ogni granello di sabbia che cade è un giorno in più su una panchina che solo nel secondo tempo della gara di oggi contro il Newcastle sembrava tornata davvero sua.
Una vittoria in rimonta, da 0-2 a 3-2. Muto per il raddoppio della squadra di Benitez: Yoshinori di nome, il giapponese finito sul tabellino dei marcatori in modo del tutto insperato; Mourinho di fatto.
E la rimonta? Tutto in 20 minuti, dal 70esimo. Old Trafford-Inferno, andata e ritorno. A dramatic comeback. Sì, drammatico. Perché sembrava arrivato quel punto di non ritorno che in molti aspettano ed altri sperano da settimane.
Invece, no. E a rigirare la clessidra di Mou ci pensano prima Mata, poi Martial e soprattutto Sanchez. Maravilla all'ultimo secondo. Davvero l'eroe che non ti aspetti.
La tentazione di togliersi la maglia, le mani che ci ripensano, la corsa verso la bandierina e l'abbraccio con i compagni. Eccolo lì, lo United.
Acqua contro la telecamera, qualche 'vaffa' extra a fine partita, un battibecco con un giovane tifoso, qualche applauso verso gli spalti ma con lo sguardo altrove.
Distante anche se a pochi metri. Rabbioso nonostante la vittoria. Solo e non... United.
Come in questa "caccia all'uomo" di cui si sente vittima: "C'è tanta cattiveria, è come una caccia all'uomo è chiaro.
Me lo diceva un amico stamattina... se domani a Londra piove è colpa mia. La Brexit è colpa mia. Io devo essere pronto a tutto questo.
Ho 55 anni e, anche se è la prima volta che vedo nel calcio una caccia all'uomo del genere, io riesco a gestirla e a convivere con queste situazioni - ha dichiarato nel post partita -.
Alcuni ragazzi invece, anche se non sono le vittime di questa caccia all'uomo, non la stanno gestendo bene e hanno iniziato questa partita terrorizzati. La malvagità è tanta, in qualcosa che invece dovrebbe essere bello come il calcio.
Io sopravvivo, sono maturo ma per esempio Rashford era triste in campo, mentre McTominay era impaurito. Facevano errori non normali per loro.
Nel calcio si può vincere e si può perdere, ma è la dignità che non deve essere mai persa.
All'intervallo abbiamo fatto una chiacchierata e ci siamo promessi che avremmo dato tutto, senza paure o pressioni.
I ragazzi hanno dato tutto in campo e non penso che siamo stati fortunati, questo è un risultato meritato.
Il gruppo è unito, il resto sono chiacchiere ridicole. I giocatori non giocano per l'allenatore, non sarebbero buoni professionisti, soprattutto se quest'ultimo cambia.
Chiedo sempre di dare tutto, poi è chiaro bisogna anche trovare il modo giusto di giocare".