Il suo esordio da primo allenatore su una panchina di Serie A fu a San Siro, 8 marzo 2008. “Era l’Inter che poi avrebbe vinto tutto in quegli anni, c’era lo stadio pieno per i festeggiamenti del centenario nerazzurro, la gara si concluse con una sconfitta per 2-0, ma quella Reggina fece davvero una grandissima figura”. Di quella stagione (e non solo) ricorda ogni particolare alla perfezione, Nevio Orlandi. “Dagli allenamenti al Sant’Agata agli oltre 23 mila abbonati del Granillo, ai tifosi che ci seguivano sempre anche in trasferta: quella amaranto era davvero una grande famiglia dove tutti lavoravano per un solo comune obiettivo, la salvezza”. Detto, fatto. “Con una giornata d’anticipo”, sottolinea Nevio Orlandi in un’intervista a GianlucaDiMarzio.com. Marzo 2008-marzo 2018, 10 anni dopo: album dei ricordi per un attimo messo da parte, sguardo a un presente che oggi si chiama Vibonese, Serie D. “Mi sono rimesso in gioco, il calcio è fatto di momenti, non sempre le cose vanno come uno spera o come magari sarebbero proprio dovute andare. Ma non ci ho pensato un attimo ad accettare la proposta della Vibonese, conoscevo già da prima la serietà di questa società”, ha ammesso Orlandi. Numeri alla mano, scelta decisamente azzeccata: 16 risultati utili consecutivi (23 in totale, i primi 7 con Campilongo alla guida del club) con lui in panchina e distacco di 13 punti rispetto alla vetta annullato, Vibonese prima a pari punti con la Nocerina, due in più rispetto al Troina.
“Io, un normalizzatore: alla Vibonese serviva solo serenità. Quella Reggina…”
“La squadra ha avuto un inizio difficile legato proprio alla costruzione della rosa: molti giocatori erano venuti qui per fare la Serie C, poi si sono ritrovati in D. Alcuni sono andati via, ci sono state delle difficoltà, con il mercato di dicembre abbiamo sistemato tutto però. Io ho lavorato molto sulla testa dei ragazzi, questa squadra aveva bisogno di serenità. Normalizzatore? Esatto sì, diciamo così”, ha proseguito Nevio Orlandi. Uno che di calciatori di qualità se ne intende: “Nella Reggina ho allenato calciatori con valori tecnici importanti, Amoruso su tutti, mi piace però ricordare che io in amaranto sono arrivato nell’89 e ho contribuito a far crescere nel settore giovanile giocatori come Cozza, Cirillo, Belardi, Di Sole, Perrotta: calciatori che poi hanno fatto la storia della Reggina e non solo”. E nella Vibonese? “Ci sono giocatori bravi che possono ambire a una carriera importante: Allegretti, Silvestro, Bubas, lo stesso Obodo. Alleno una squadra importante, con una società molto seria alle mia spalle. Il presidente Caffo? Ce ne vorrebbero tante di persone come lui, con i suoi valori, il calcio ne avrebbe bisogno”, prosegue Orlandi.
“Ho un unico rimpianto: la retrocessione in B con la Reggina”
Nevio Orlandi che adesso ha in mente solo la promozione in Serie C: “Siamo primi a pari punti con la Nocerina, senza dimenticare Troina e Igea Virtus. E’ un campionato che si deciderà proprio alle battute finali, ma noi ‘siamo sul pezzo’, pensiamo partita dopo partita, poi vedremo”. Proprio come quel campionato di dieci anni fa, quando con la Reggina affrontava l’Inter a San Siro e l’urlo del Granillo era l’orgoglio del popolo amaranto: “L’esperienza in Serie A è stata bellissima, mi ha lasciato ricordi importanti, mi ha dato tante gioie”. E un unico rimpianto: “Nella stagione seguente, 2008/2009, ci saremmo potuti salvare. Furono ceduti giocatori importanti, ma nonostante questo con un pizzico di fortuna in più…”. Rimpianto che oggi, a distanza di anni, può diventare meno amaro: grazie alla Vibonese e una C nuovamente a un passo. 10 anni dopo, ancora Nevio Orlandi.