Intervistato da "La Repubblica", Maurizio Sarri ha parlato a 360° della sua carriera. Attualmente alla Lazio, l'allenatore toscano svela: "Mi piacerebbe che questa fosse la mia ultima squadra e vorrei allenarla al Flaminio".
Sarri: "Il mio Napoli sarà ricordato per 30 anni. Juve? Mancava la convinzione di cambiare lo stile"
Sulle esperienze passate tra Napoli e Juventus e, in mezzo, l'avventura in Premier League con il Chelsea, Maurizio Sarri spiega: "Quel Napoli sarà ricordato per 30 anni. Alla Juventus, invece, tutto era dovuto e dovevamo vincere solo la Champions, ma era un messaggio inquinato. Ho vinto lo scudetto con un gruppo a fine ciclo e una società che aveva voglia di cambiare, ma non la convinzione. Ho sbagliato a voler venire via dalla Premier League, tornare in Italia è stato un errore" - ha dichiarato l'allenatore della Lazio.
Sul calendario del calcio attuale e i troppi impegni per i club, Maurizio Sarri si espone ancora una volta: "Ne parlo da cinque anni, eppure mi accusano di cercare alibi e basta. In questo momento ne parlano tutti. Ormai ci si allena solo video. Al massimo un giocatore dovrebbe giocare 50 partite all’anno. Si potrebbe almeno cominciare dalle piccole cose, tipo rinunciare alle tournée estive e riportare la Coppa Italia ad agosto anche per le grandi, facendole giocare sui campi delle squadre di Serie C, che così farebbero incassi per campare tutto l’anno".
"Il calcio moderno garantisce 50-70 stipendi d'elite, tra cui il mio, non ricchezza al movimento". Poi, conclude Maurizio Sarri: "20 anni fa un giocatore di C era benestante, ora fatica ad arrivare a fine mese. Si cerca di aumentare fatturato diminuendo qualità del prodotto. Ma quale azienda ragiona così?".