Ristretta, ridotta a pochi chilometri. Di quei mille colori di Napoli, Gonzalo Higuain ne ha potuti vivere molti di meno. La città che l’ha tanto amato, adesso lo respinge. Ferita, dopo lo smacco irreparabile che ha subito. Logiche di calciomercato che s’addicono più alla ragione che al sentimento e che quindi sono ancora ben lontane dall’essere accettate. La sua Napoli è stata entusiasmo e forte passione, un insieme di emozioni che ha condiviso con chi domenica lo contesterà per tanti perché. Impossibile, per questo popolo, un rapporto razionale.
E’ il suo ritorno, inevitabilmente, ad animare ancor di più un doppio confronto, tra campionato e Coppa Italia, già di per sé così atteso. Il San Paolo e la vista del golfo gli evocheranno i suoi anni napoletani, tra l’adattamento ad una vita schiva e l’intimità che soltanto pochi rifugi selezionati erano in grado di garantirgli. Tra questi, il Parco Matarazzo, dove abitava. Un complesso residenziale situato alla sommità di via Tasso, sorvegliato giorno e notte da vigilanti speciali, abituati a tutelare la privacy di residenti così adorati. Un’oasi di pace, dove l’argentino spesso passeggiava con il suo cane, fedele compagno nel tempo libero. Le sbarre dell’ingresso e i vetri oscurati della sua auto completavano le misure che adottava per passare inosservato. Fu proprio lì che aveva scelto di vivere in un primo momento Edinson Cavani, di cui idealmente ne stava raccogliendo l’eredità.
Il tentativo di calarsi nella movida napoletana si è rivelato presto insostenibile. Specialmente quando ha provato a dedicarsi ad un’altra passione, la cucina giapponese, in uno dei centri più frequentati dai giovani. Nei pressi di piazza dei Martiri, da Jap-One in via Cappella Vecchia: una stradina che si insinua tortuosa, volto segreto di un luogo così movimentato. Per questo, per il sushi ha preferito poi spostarsi a Portici, centro poco distante dalla città. Pian piano, tuttavia, ha trovato la sua dimensione in altri locali, che hanno saputo preservarlo da occhi indiscreti. Su tutti Villa Diamante, location preferita da diversi calciatori nelle occasioni da festeggiare. Un’altra posizione panoramica, in via Manzoni. Al piano superiore, il capodanno 2016 organizzato da Pepe Reina e le tante feste dei figli dei compagni a cui era sempre invitato. La villa offre, poi, una terrazza nascosta da un tetto retrattile che ne permette l’accesso. La vista è mozzafiato e affacciato da lì, il Pipita ha osservato lo spettacolo pirotecnico di fine anno. L’ultimo, in azzurro. Al piano inferiore, invece, i suoi compleanni. Lo staff della struttura, con braci e carni arrivate direttamente dal Sudamerica, ha provato a fargli rivivere l’Argentina: asado e un po’ di buon vino rosso, quindi la torta. Che per il suo 28° compleanno s’è tinta delle sue fotografie più belle a Napoli. Un attaccante d’area di rigore, ma anche di microfono: non poteva esserci festeggiamento, per Gonzalo, senza il karaoke.
La città ha saputo coinvolgerlo, con semplicità. Come al Borgo Antico, in via Santa Lucia, dove il pizzaiolo gli ha insegnato a lavorare l’impasto dietro il suo bancone. Tradizionale, Higuain: sempre una margherita, con i pomodorini al filetto. Amava gli scorci offerti dal golfo, da ogni prospettiva. Tra questi, quelli che sapeva offrirgli la Terrazza Calabritto, all’inizio di piazza Vittoria, divenuta una delle sue mete abituali.
La compagnia era sempre la stessa. Il clan spagnolo nelle occasioni più istituzionali, altri invece per serate più spensierate. Mertens, De Guzman e Andujar su tutti, che lo hanno anche aiutato nel processo talvolta complesso di adattamento alla vita napoletana. Con il belga, si è concesso anche qualche gita in Costiera Amalfitana, dove ha potuto godersi le meraviglie di Ravello. Indimenticabile, poi, il primo approccio con il mare di Capri, dove si ferì per l’impatto con uno scoglio. Tuttavia, la sua non è stata soltanto vita di mare. Ha conosciuto anche i paesi del vesuviano, sia per gustare la carne argentina ad Ottaviano sia per una cena in compagnia di David Lopez, a Brusciano.
Un album di ricordi che sfoglierà involontariamente, ritrovando quegli sfondi e quei volti amici che ne hanno sostenuto e accompagnato l’imposizione a livello mondiale. Lì, dov’è diventato grande, pronto a diventarlo ancora di più. Ma con una maglia diversa, nella Napoli che così non è più sua.