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Data: 04/05/2017 -

La 'dinamite' nei piedi, il soprannome "boss" ed il sogno di diventare giornalista. Duncan, il pupillo di Stramaccioni che piace al Milan

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Questione di obiettivi, di profili giusti per intraprendere al meglio un nuovo ciclo. Milan – Alfred Duncan: contatti avviati. Per iniziare l’avventura del Milan targato Fassone e Mirabelli… col botto. E come potrebbe essere altrimenti visto il piede alla dinamite del ghanese. Parola del suo ex presidente Spinelli ai tempi del Livorno. Ammaliato dalle qualità di Duncan, un po’ come tutti. Col nuovo ds del Milan in prima fila. Reazione scontata per quel ragazzo timido e pacato, che quasi parla sotto voce, ma capace di mascherare i suoi 24 anni di età grazie ad una maturità fuori dal comune in campo. Questione d’educazione. Sempre al primo posto nella vita di Duncan: unico figlio maschio dopo quattro sorelle. Merito di papà Thomas e mamma Laetitita. "A otto anni i miei genitori mi hanno mandato in un collegio a due ore da casa. Dicevano che stando da solo avrei imparato di più. Ero il più piccolo e vivevo soltanto lì dentro: dormivo, mangiavo, studiavo e giocavo a calcio. Nient'altro”. Fino a quando lo zio “mi disse che sarei potuto andare a giocare in Italia dopoché mi vide in una partitella per strada. La mia famiglia voleva che continuassi a studiare e io volevo diventare un giornalista, magari di politica o economia. Ma ci abbiamo provato ed è andata bene: mi ha preso subito l'Inter. È stata la mia prima squadra: fino a 12 anni giocavo nel mio collegio con altre scuole". L’ambientamento però fu tutt’altro che semplice. Fu determinante la famiglia di Pistoia a cui venne dato in affidamento. Sono riuscito a superare quel periodo complicato anche grazie all'affetto della famiglia Giusti. I miei 'genitori' italiani si chiamano Leonardo e Francesca. Dopo le partite tornavo sempre a casa a Pistoia. E poi c’era il mio fratellino adottivo, Niccolò, a cui sono affezionatissimo”. Passò dalle difficoltà al soprannome di ‘boss’ nella Primavera nerazzurra. Mbaye mi chiamava 'capo'. Vivevamo tutti insieme a Interello e quando gli altri facevano casino in salotto io li facevo stare in silenzio”. Il sogno era quello di ripercorrere la carriera del suo idolo Thiago Motta grazie agli insegnamenti di Stramaccioni. Per me è stato come un padre, mi ha dato consigli su come crescere anche fuori dal campo". Insieme vinsero nel 2012 la Next Generation Series a Londra contro l’Ajax. Da quel momento la carriera di Duncan decollò. Livorno, Samp ed infine Sassuolo. Testa focalizzata sul calcio: zero grilli per la testa. A parte le sue due grandi passioni: "I videogiochi e i droni. Ne uso uno per fare foto dall'alto e lo porto anche al campo. A fine allenamento, quando ci mettiamo a tirare le punizioni, lo faccio volare e registro così a casa riguardo tutto. Il problema è che Consigli a volte lo mira e un giorno l'ha quasi preso. Se lo centra, lo ricompra”. Tipo simpatico a cui piacciono le sfide, Duncan. Professionali e… online! “Io gioco con tutti, appena posso. Call of duty, GTA, Mortal Kombat, ovviamente Fifa. Gioco anche online di solito con chi conosco. Se qualcuno vuole fare una partita mi può cercare, magari accetto: sono Fredinho41”. Ma dalla prossima stagione potrebbe apparire con una maglia diversa anche su FIFA. Mantenendo il nero e sostituendo il verde col rosso. E porteranno pazienza i tifosi rossoneri se il 6 marzo 2016 segnò proprio al Milan con un missile terra-aria, sbloccando un match terminato poi 2-0 in favore del Sassuolo. Ah, andate a rivedervi quel gol: vi rinfrescherà la memoria riguardo al discorso ‘dinamite’. Boom: sotto l’incrocio. Un gol così bello non l'ho mai fatto". Non sarà stato bello come quello citato poco fa, ma anche nello scorso weekend ha segnato – la prima rete in campionato –, lasciandosi definitivamente alle spalle gli infortuni occorsi in stagione. 3-1 fuori casa all’Empoli: la chiude Duncan. Da fuori, col botto. Proprio come il nuovo Milan targato Mirabelli spererebbe di fare nel caso in cui i contatti avviati andassero a buon fine. Aggiudicandosi quel ragazzo timido e pacato dai piedi alla dinamite.



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