Dejan Kulusevski ha vinto il Pallone d'Oro svedese 2022. Un premio del quale è stato insignito al termine di un anno (solare) assolutamente positivo per l'ex Juventus, che con il Tottenham di Conte ha totalizzato 6 gol e 13 assist in 33 presenze. Dopo aver ritirato il premio, Kulusevski ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano svedese SportBladet, nella quale ha ripercorso le tappe della propria carriera, concentrandosi soprattutto sul suo trasferimento dai bianconeri agli Spurs.
Kulusevski maestro nel bruciare le tappe: battuto Ibra
Il recordman del Pallone d'Oro svedese è, senza troppe sorprese, Zlatan Ibrahimovic. L'attaccante del Milan, nel corso della sua carriera ha ritirato il premio addirittura 12 volte. Eppure, Kulusevski è riuscito ad batterlo in un determinato particolare. Avendo vinto il premio a 22 anni, infatti, Kulusevski ha battuto Ibrahimovic, che fu insignito del premio per la prima volta nel 2005, quando di anni ne aveva 24. Record? No, quello appartiene a Brolin, che lo vinse a 21 anni, nel '91.
"Il secondo anno alla Juve ho iniziato a dubitare di me"
Nel corso dell'intervista, Kulusevski ha ripercorso la sua carriera, passando, inevitabilmente, per raccontare il suo anno e mezzo vissuto con la Juventus. "Il mio periodo alla Juventus è stato molto, molto duro. Ne sono uscito più forte. Nella seconda stagione (la 2021-22, ndr) ho iniziato a dubitare di me stesso, pensando di non essere così bravo come credessi. È la cosa peggiore che possa capitare a un calciatore. Quindi ho iniziato a dubitare di tutte le decisioni prese sul campo. Adesso sono in un posto fantastico, dentro e fuori dal campo. Ci saranno anche momenti brutti. Adesso le cose vanno bene in Nazionale, le cose vanno bene nel club".
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Kulusevski e la Premier League: "Era il mio sogno"
A gennaio 2022, il trasferimento. Dalla Juventus al Tottenham, da Allegri a Conte. Kulusevski è tornato sul momento del passaggio: "In quel periodo mi sentivo come se fossi nel posto sbagliato. Sono molto felice di esserne uscito, ora sono molto più forte e ho avuto una buona stagione in Premier League, che è sempre stato il mio sogno. Era lì che volevo giocare". In Premier tutto va molto più veloce, io avevo giocato male alla Juve e non sapevo cosa avrei fatto. Per fortuna sono arrivato in una società che sapeva chi ero, con un allenatore (Conte) che mi aveva voluto un paio di anni prima e un direttore sportivo (Paratici) che mi ha comprato alla Juventus. Sapevano di cosa ero capace. Sarò sempre grato a loro, soprattutto il primo mese mi hanno aiutato molto. Adesso, invece di avere dubbi quando gioco, so che quello che sto facendo è la cosa giusta".
Il 2000 ha continuato a elogiare il suo attuale allenatore, descrivendo il suo metodo di lavoro: "È molto severo, ha molte regole. Allo stesso tempo, è molto gentile, gli importa davvero della persona dietro il giocatore. Si prende cura di tutti sul campo di allenamento, compresi i giovani. Alcuni allenatori non allenano nemmeno la squadra, ma lasciano che se ne occupino gli assistenti, lui è lì con ognuno e dà tutto ciò che ha ogni giorno. Lo ammiro".