Ascesa e declino. Jackson Martínez, ex sogno di mercato del Milan, ora rischia la retrocessione in B portoghese con il Portimonense. Colpa anche di un infortunio alla caviglia, capitato 3 anni fa, da cui non si è più ripreso. “La soluzione più semplice sarebbe smettere di giocare: è un calvario continuo”. Giorno e notte. “Mi sveglio alle 3 del mattino per colpa del dolore”. In campo e fuori. “È impossibile allenarsi per 3 giorni di fila: vorrei lavorare normalmente, ma devo seguire un programma”.

Inizio con gol

Classe ’86 di Quibdó, Jackson Martinez arrivò al Porto a 26 anni nel 2012. Il compito è quello di non far rimpiangere Hulk, venduto allo Zenit per 55 milioni. Il colombiano ci riesce. Esordio con gol nella finale (vinta) di Supercoppa. Il primo di una lunga serie (92 totali). Per 3 anni è il capocannoniere del campionato. Segna ovunque, contro chiunque e in qualunque modo. Anche in Europa. Trascinando la sua squadra fino ai quarti di Champions (2014-15).

Lo vuole mezza Europa, tra cui il Milan. Sembra fatta, ma va all’Atletico Madrid. L’inizio della fine. Perché il suo modo di giocare, poco spalle alla porta, non si adatta alla filosofia di Simeone. “Sapevamo che era un gran giocatore - dirà di lui Gabi - ma non era il profilo adatto alla squadra”. Tanto che l’Atletico lo vende subito. 

Declino

Finisce in Cina per 42 milioni di euro. Ma anche lì fatica ad incidere. Pochi gol con la maglia del Guangzhou e un infortunio alla caviglia che ne accelera il declino. Nel 2018 torna in Portogallo, dove si era messo in luce anni prima.

Al Portimonense, ormai trentenne, mette a segno qualche rete (9 al primo anno). Numeri distanti da quelli che lo avevano consacrato nel Porto. Ora il club è prossimo alla retrocessione in B (penultimo in Liga Nos) e per Martínez si profila possibilità di tornare a giocare in Colombia. Per provare a chiudere la carriera il meno indegnamente possibile.

di Davide Amato