Dopo l'incredibile vittoria dello scudetto con il Napoli Luciano Spalletti ha lasciato gli Azzurri ed è diventato il ct della nazionale italiana di calcio. Una scelta non facile: "La tristezza l’ho scelta e abbracciata lasciando Napoli dopo quella cosa là - ha raccontato al Corriere dello Sport -. Sarebbe stato più facile e naturale andare avanti, lavorare con un gruppo che avevamo portato al top, godersi la felicità del momento, quella fatta provare alla gente di Napoli. Ho scelto la tristezza".
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Italia, le parole di Spalletti
Sul suo periodo al Napoli ha aggiunto: "Dopo il primo anno i miei collaboratori mi dissero “ma cosa restiamo a fare? Hanno venduto tutti”. Erano partiti Mertens, Koulibaly, Ghoulam, Ospina, Insigne, Fabian Ruiz. Tanta qualità. Io volevo sentirmi l’allenatore del Napoli e si è allenatori di una squadra soltanto se si fa qualcosa di effettivamente importante. Quando incontri De Laurentiis la prima cosa che ti dice è “secondi siamo già arrivati e dobbiamo stare sempre in Champions”. Messaggio chiaro e diretto. Così sono ripartito per ottenere quella cosa là, è successo, sarei potuto restare ancora, il grafico prestazionale l’avevamo portato al livello più alto".
Spalletti ha quindi descritto il presidente del Napoli De Laurentiis: "Io ho due orecchie e una bocca. So ascoltare e al momento giusto parlare. De Laurentiis ha una grande comunicativa, un linguaggio scorrevole. E poi dipende sempre dal De Laurentiis che ti ritrovi di fronte, ne esistono almeno quattro o cinque. Con l’intelligenza artificiale potrebbero provare a inventarne altri".
Su De Rossi ha aggiunto: "Credo di conoscerlo molto bene. Penso che il principale merito di Daniele derivi dal fatto che fin dal primo giorno non si è voluto approfittare dell’immenso amore che i tifosi nutrono nei suoi confronti. Ha capito subito che quello poteva essere un vantaggio-boomerang e l’ha messo da parte per investire totalmente nel lavoro sul campo. Sa bene che le idee possono portare allo stadio in festa solo attraverso gli allenamenti settimanali. Non so se Daniele abbia qualcosa di me, ogni tanto però mi ricorda Mazzone, quando gli scoppia la vena ha atteggiamenti che appartenevano al grande Carletto".
Spalletti ha quindi parlato del suo nuovo ruolo come ct dell'Italia: "La maglia della Nazionale è qualcosa di speciale. Quando arrivi in Nazionale sai che quella maglia la devi riempire. Devi allenarti bene nelle due ore dell’esercitazione, ma anche nelle 22 successive hai il dovere di tenere un comportamento adeguato. Meglio un giocatore un po’ meno qualitativo, ma moralmente integro. Tempo fa si è parlato anche troppo di una mia considerazione sul riposo, ossia sul fatto che bisogna essere riposati quando si va a giocare, questo banalissimo principio non può essere etichettato come codice Spalletti, ma come un dovere professionale inderogabile".
"Mi piacerebbe portare a Coverciano, quando ci ritroveremo per la preparazione agli Europei, quattro 10 mondiali, Baggio, Del Piero, Totti e Antognoni - ha continuato -. Ne ho già parlato con Gravina. Pensa se quel 40 assistesse a un nostro allenamento: spingerebbe i ragazzi a elevare la prestazione... Presto partirà l’invito ufficiale della Federazione".
Chiosa finale sul suo futuro: "Vivo sempre come se all’ultimo istante potessi cambiare il mio destino. Il cuore ha le sue ragioni, ma talvolta la mente non le riconosce".