Albertini: “L’Italia non è una sorpresa, la Spagna sì”
Demetrio Albertini, in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ha svelato il suo pensiero sulla prossima semifinale di Euro 2020 tra Italia e Spagna
Demetrio Albertini, vicecampione del mondo e d’Europa con la Nazionale rispettivamente nel ’94 e nel 2000, ha parlato a La Gazzetta dello Sport del percorso dell’Italia: “Se devo scegliere un aggettivo per la Nazionale, dico generosa. Non si risparmia mai, trasfonde entusiasmo fino all’ultimo tifoso. Sa che deve giocare bene per vincere“, ha esordito.
ALBERTINI: “NON SOPRENDE VEDERE L’ITALIA TRA LE PRIME 4, SORPRENDE LA SPAGNA”
Poi Albertini prosegue: “Solo gli inglesi hanno la nostra consapevolezza di poter arrivare in fondo. La Spagna sta ricostruendo come noi, ma ha fatto meno bene. Che l’Italia sia tra le prime quattro non è una sorpresa. Che ci sia la Spagna sì“.
Nonostante questo, Albertini non vuole sottovalutare la Roja di Luis Enrique: “Anche se attraversi periodi bui, la cultura del gioco ti resta dentro. Il palleggio sarà sempre un loro patrimonio“. Anche se, chiarisce Albertini: “La nostra mediana non ha nulla da invidiare a quella spagnola“.
PUNTI DI FORZA E PUNTI DEBOLI DI ENTRAMBE
Avendo spostato il discorso sul centrocampo, che Demetrio Albertini conosce bene, e parlando di Spagna, il discorso è ricaduto su: “Busquets, porta con sé il ricordo di una nazionale trionfale. La storia ti trasmette sicurezza e personalità. Poi c’è Pedri, in Spagna guardano il talento, non l’età”.
Anche l’Italia sa il fatto suo, però: “Noi giochiamo in difesa anche in queste scelte… Aspettiamo molto prima di lanciare un giovane. Ma ne abbiamo di bravi, Pessina, Locatelli…“.
In difesa, appunto, il discorso cambia: “Lì siamo più forti noi. I loro centrali concedono, giocano spavaldi. La Spagna non ce li ha Bonucci e Chiellini“. Avrebbe potuto avere Sergio Ramos, però, escluso dalla rosa a priori: “Luis Enrique ha fatto una scelta a 360°: tecnica, tattica, di spogliatoio…“.
Per chiudere, poi, Albertini ha voluto spiegare il più grande merito del ct Mancini nel progetto di ricrescita della sua Nazionale: “La serenità con cui ha fatto crescere i giovani e la squadra. Non dimentichiamo che è da 5 anni che non partecipavamo a un grande evento“.
L’INTERVISTA COMPLETA È DISPONIBILE SU LA GAZZETTA DELLO SPORT