Lo aveva scritto sulla sua pagina Facebook. 4 luglio 2015, un sogno: “Far parte del nuovo Parma”. Sì, perché la società è in pieno clima fallimento, l’incubo dei dilettanti alla finestra. L’ultima partita di quel Parma non viene giocata dai grandi, ma dai ragazzini. Dal Tardini a Chianciano Terme. Dalla Serie A alla Finale Scudetto, categoria Giovanissimi Nazionali. Dall’altra parte l’Inter, che poi spegnerà la favola sul più bello. Il tricolore, infatti, va ai nerazzurri, che vincono ai supplementari per 4 a 3. In porta, per l’ultima volta con la maglia gialloblù addosso, c’è Federico Adorni. Lui, nato a Montecchio Emilia, a una ventina di chilometri scarsi dal Tardini. Lui che ha sempre amato quei colori, difendendoli con il sudore e i guantoni. Il Parma lo va a prendere dal Milan Club Parmense quando ha solo 9 anni. Non c’è la categoria 2000, però. No problem, il ragazzino è troppo bravo, può giocare benissimo con i più grandi. La conferma arriva in un torneo di prova con Milan, Samp e Monaco. Stupisce tutti e nel 2010 è già a Collecchio. Di lì sono cinque anni meravigliosi. Miglior portiere al Torneo Irio Chiodo di Sarzana, idem al Niccolò Galli e al Vitali di Carrara. Poi la favola con i Giovanissimi, una stagione sensazionale proprio quando i più grandi stanno vivendo momenti infernali. Una sola sconfitta in stagione e la finale con l’Inter. Al triplice fischio le lacrime, non solo per il risultato. I suoi fratelli non li vedrà più al rientro dalle vacanze, andranno tutti per le loro strade dopo mille battaglie vissute insieme. Non per una scelta loro, ma per errori di altri. Poi il sogno: “Che il nuovo Parma risorga e che possa giocare ancora in A”. Con lui in porta “E molti altri di quella squadra irripetibile in campo”.
Nemmeno tre anni dopo eccolo di nuovo lì. E’ cresciuto, ora gioca con la Primavera ed è in semifinale al Torneo di Viareggio. La cavalcata porta soprattutto il suo nome, perché con il Milan agli ottavi e con il Venezia ai quarti non bastano i 90’. Si va ai rigori, lui ne para due ai rossoneri e altrettanti ai veneti. I compagni fanno il loro e non sbagliano. E’ sempre stato bravo ad ipnotizzare gli attaccanti dal dischetto, Federico. Poi dopo Parma non è andato in una squadra qualunque. A prenderlo subito dagli svincolati è la Roma, che batte la concorrenza di Juve e Inter grazie all’intuizione di Bruno Conti. Il tutto 48 ore dopo la delusione della finale persa con l’Inter. Non c’è nemmeno il tempo per rifiatare che Federico è già a Trigoria. Rimane ammaliato dalla sua grandezza e dalla magia dell’Olimpico. Qui i magazzinieri non si fermano mai, lavorano quasi 24 ore su 24. Lui, intanto, si allena parando le punizione di Digne, Florenzi e Pjanic. La foto con Dzeko nell’armadietto e i consigli di Szczesny e De Sanctis a farlo crescere. Fa anche il raccattapalle in un Roma-Barcellona, conservando gelosamente un’immagine che lo vede vicinissimo ad un Iniesta sì stanco per la partita ma così meravigliosamente maestoso. Come Buffon, il suo idolo di sempre, fin dai miracoli in Francia nel 2006. Il punto di riferimento per tutti i numero uno, soprattutto per quelli cresciuti a Parma. Gigi c’è stato dal 1991 al 2001, è arrivato adolescente e centrocampista, ha salutato da campione e da portierone. Chissà se lo stesso viaggio non possa toccare anche a questo ragazzone di quasi un metro e novanta, bravo nelle uscite e che ama comandare la difesa. Pararigori, anche. Decisivo quando la palla comincia a pesare. Come in questo Torneo di Viareggio, che potrebbe essere il modo migliore per dimenticare quella maledetta finale persa con l’Inter a Chianciano. A proposito, con i nerazzurri di Vecchi sarà subito rivincita, per la semifinale in programma lunedì. I grandi, intanto, lottano per un posto nei playoff. Per regalarsi un sogno che poi, alla fine, è anche il suo. Dal fallimento alla A, storia di una promessa da mantenere. Federico Adorni, il figlio di Parma con Buffon e la maglia scudata nel cuore