Dal Festival dello Sport di Trento, per l'ultima giornata dell'evento organizzato da La Gazzetta dello Sport, è intervenuto l'ex calciatore del Milan Zlatan Ibrahimović.
Festival dello Sport, le parole di Ibrahimović
Ibrahimovic ha iniziato parlando della sua infanzia: "Facevo tanti casini, giocavo sempre a calcio e andavo bene a scuola. Ovunque andassi portavo il pallone anche se la gente diceva che non fossi bravo". Sul suo trasferimento all'Ajax: "Il paragone con Van Basten all'inizio è stato difficile. Era la prima volta fuori dalla Svezia, solo e con tanta pressione. Tutti si aspettavano magie ogni giorno, ma non ero pronto. Il secondo anno è andato meglio e il terzo anno ho fatto il battesimo a tutti".
Ad Amsterdam ha conosciuto Raiola: "La mia carriera è iniziata con lui. Io ho fatto l'arrogante e lui pure, ma alla fine ho mollato un po' perchè mi serviva. Dopo tre mesi mi ha portato alla Juventus. Era molto più di un procuratore per me. Era un papà, un amico, un consigliere: parlavamo ogni giorno. Siamo cresciuti insieme". Sulla sua malattia: "Non volevo parlarne troppo, volevo portargli positività ed energia. Per come era fatto pensava sempre agli altri, ai suoi giocatori. Lui è stato forte, molto".
Su Capello: "Appena arrivato mi ha detto che avrebbe tolto tutto l'Ajax da me. Pensava avessi una tecnica superiore a Van Basten, ma che fossi peggiore nei movimenti. Alla Juventus volevo dimostrare chi sono, ma mi mancavano i gol. Li segnava tutti Trezeguet. A quel punto ho capito la mentalità italiana, l'importanza del fare gol. Gli scudetti della Juve? Sono 38, non 36. Abbiamo lottato ogni giorno per tutte le partite. Noi sul campo abbiamo dimostrato di essere i più forti e abbiamo vinto".
A quel punto Ibrahimovic è passato all'Inter: "Balotelli? Ha avuto tante occasioni di sfruttare il suo talento e cambiare il suo futuro. Non l'ha mai fatto, questa è la verità".
"Andare al Barcellona era il sogno di tutti a quel tempo - ha continuato -. All'Inter avevo dato tutto e volevo crescere e migliorare. I primi sei mesi è andata bene, poi sono cambiati l'atmosfera e i pensieri. Match contro l'Inter in Champions? Se ci fosse stato il VAR le cose sarebbero andate diversamente".
Sul primo trasferimento al Milan: "Non era un momento facile per me al Barcellona, l'allenatore voleva vendermi a tutti i costi. Abbiamo giocato contro di loro e Ronaldinho mi ha detto: 'Finita la partita vieni con noi'. A quel punto Galliani è venuto a casa nostra per convincermi. Con Berlusconi avevo un buon rapporto, mi ha dato la possibilità di sorridere ancora".
Terminata l'esperienza in rossonero è passato al PSG: "Io non volevo andare via, sarei voluto rimanere al Milan. Mi hanno venduto in un pack insieme a Thiago Silva, ma sono un uomo di parola, sono andato e alla fine è stato fantastico".
Sull'MLS: "Ora che c'è Messi possono tornare a guardare il calcio".
La sua ultima esperienza è stata di nuovo al Milan: "È lo scudetto che mi ha dato più soddisfazione. Non eravamo favoriti, ma neanche in top quattro. Non c'erano superstar, abbiamo dovuto pensare partita dopo partita. Chi era pronto è rimasto, gli altri sono andati via. Si è creato un gruppo incredibile, il più forte che abbia mai visto. Ognuno è cresciuto e ha fatto crescere il compagno a fianco. Ero infortunato ma sono rimasto per dare il mio apporto. Dicevano avessimo fortuna, ma alla fine abbiamo vinto".
Su Tonali: "Il suo primo anno al Milan era troppo tifoso. Gli ho detto che avrebbe dovuto fare un passo oltre e fare la differenza. La gente non capisce cosa cambia dal giocare al Brescia e giocare in un top club come il Milan. C'è una pressione di un altro tipo, ma il talento c'è sempre stato. Scommesse? So poco di questa storia, non l'ho mai visto in difficoltà. Bisogna capire la situazione prima di giudicare. Se è malato di gioco . bisogna aiutarlo, è come una droga. Dipende anche se è andato al casinò o se ha scommesso sul calcio, dipende".
Meglio Zlatan o Leao? "Sono io che ho creato Leao. Quel colpo di tacco sbagliato qualche partita fa è una roba geniale. Se provi a segnare così sei un genio", ha continuato.
Su Maldini: "Eravamo sempre insieme al Milan, nei momenti positivi e negativi. L'ho visto crescere come dirigente. Non era facile perchè il budget era limitato. Mi dispiace per come se n'è andato, era una bandiera".
A Milano c'è stata la grande rivalità con Lukaku: "Purtroppo non c'è stata la sfida finale. Lo conoscevo e non era il tipo che era in campo di quando abbiamo litigato in campo. Mi ha sorpreso perchè non è così di solito, io sono così".
Chiosa finale sul suo futuro: "Da quando mi sono ritirato ho una libertà completamente differente. Ora ho più offerte che quando giocavo, ma voglio continuare a fare la differenza. Non voglio essere un simbolo. Milan? Ho avuto qualche meeting, vediamo".