Dalle difficoltà d'ambientamento d'inizio stagione al ruolo di (quasi) protagonista in quell'orchestra che è l'Atalanta di Gasperini. E con l'algido cuore tedesco sciolto dal calore della gente di Bergamo: Robin Gosens è diventato una pedina molto importante nello scacchiere nerazzurro e con la partenza di Spinazzola, destinazione Juventus, conta di ritagliarsi ancora più spazio nella prossima stagione. Il laterale nato a Emmerich ne ha parlato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "L'insufficienza dopo la prima di campionato contro la Roma? Sono migliorato, ora c'è una bella differenza. All'inizio è stato difficile per la lingua e per un calcio che non conoscevo. Non avevo mai fatto la difesa a 4 in Olanda e lì la tattica e la parte fisica non vengono attenzionate come in Italia, si privilegia la tecnica". E' stato molto importante e allo stesso tempo stimolante trovare davanti a sé chi invece da tempo è inserito in questo meccanismo, Spinazzola: "Da lui ho imparato tanto sulla corsa e sull'1 vs 1, anche se ancora corre più lui di me... Più spazio quando andrà alla Juve? Spero sia così, ho imparato e dimostrato di sapere cosa chiede e vuole Gasperini da me". Cioè, correre, correre e correre, facendo tutta la fascia sinistra: "Infatti le prime parole in italiano che ho imparato sono state 'andare avanti'".
E se Gosens guarda avanti, c'è sicuramente un futuro importante con la maglia dell'Atalanta. Prima però, il tedesco ripercorre questa stagione sia da un punto di vista personale che di squadra: "Ho segnato due gol, più difficile quello contro l'Everton, più importante quello contro il Torino. In generale, l'esperienza europea è stata travolgente perché per molti di noi era la prima volta. Ripenso al muro giallo di Dortmund, contro il nostro muro nerazzurro: vogliamo riprovarci in Europa". Un tedesco a Bergamo, il primo della storia dell'Atalanta: "Mi hanno spiegato che questa è una grande famiglia. L'ho capito quando i tifosi sono venuti in aeroporto dopo la vittoria di Napoli: un attaccamento incredibile, che in Germania non c'è". Infine, il giocatore più forte incontrato in Italia e il modello personale: "Senza dubbio Douglas Costa, devastante. Mi ispiro ad Alaba".
L'intervista integrale su "La Gazzetta dello Sport".