Un'astinenza lunga 15 anni. La Lazio non batte la Juventus in trasferta dal dicembre del 2002, quando Stefano Fiore stese la vecchia signora con una doppietta. Per l'ex esterno offensivo della Nazionale è arrivato nuovamente il momento di giocarsela: "In questi anni troppo spesso si è presentata a Torino da vittima sacrificale" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "I giocatori avevano un atteggiamento arrendevole. Un approccio così è sbagliato, proprio perché con la Juve non c’è nulla da perdere. Con Inzaghi non capiterà, perché ha plasmato una bella Lazio. È vero che emerge il gruppo, ma ci sono anche individualità importanti come Luis Alberto e Milinkovic: si può vincere, lo spero. Paragoni con la mia Lazio? No. Non voglio sminuire il valore della Lazio attuale: i giocatori sono bravi, Inzaghi è eccezionale, ma il livello del campionato è calato. I risultati, specie con le medio-piccole, in quegli anni pesavano di più. Striscia negativa? Onestamente la Juventus dell’era Conte era molto più forte. Ora le distanze sono meno nette. E poi la Lazio è una grande, non la si affronta mai sbagliando approccio".
In chiusura d'intervista Stefano Fiore ricorda con piacere le "doppiette" alla Juventus: "Passarono in vantaggio loro con gol dell’ex Nedved, sapevamo che per i tifosi era una pugnalata. Ribaltammo la partita con carattere. Era una bella Lazio, con quella di Torino avevamo vinto tutte e sette le prime trasferte stagionali. Giocavamo a viso aperto con chiunque. La Juventus a me in quel periodo portava bene: la doppietta nella finale di Coppa Italia 2004 è il mio ricordo più bello".