L’abito non fa il monaco. Fatta eccezione, si intende, per qualche raro e particolarissimo caso. Emmanuele Aita si è spogliato dei panni del boss Ferdinando Badali e dal set di “Suburra” è passato a quello di... “I am Zlatan”. Via i foulard, i gioielli e gli abiti sfarzosi, il nuovo personaggio da interpretare si chiama Mino Raiola e indossa sneakers, blu jeans e t-shirt non proprio all’ultima moda.
“Gli outfit del film su Ibra? Li vedrete, non sono esattamente da passerella. Mino è entrato in quest’ottica parecchi anni fa: giacche eleganti, camicie e cravatte non trasformano automaticamente chi le indossa in uomini d’affari. L’aspetto esteriore conta molto meno di quanto pensiamo. E Raiola ce lo insegna”. Ai microfoni di gianlucadimarzio.com, l’attore classe 1983 ha raccontato la sua avventura sul set del film di Ibra e il suo particolare legame con Mino.
Partiamo da un presupposto: Emmanuele - unico attore italiano del cast insieme a Duccio Camerini, che interpreta Moggi – non è (più) un appassionato di pallone. “Sono uno di quelli che, quando sente parlare di calcio, prova a intromettersi nella conversazione chiedendo se Luca Toni giochi ancora in qualche squadra. Scherzi a parte, prima di lasciare Palermo per proseguire gli studi, ero un grande tifoso rosanero e andavo sempre allo stadio. Poi ho perso interesse e mi sono ritrovato a non conoscere più i nomi dei giocatori”. Fatti salvi, ovviamente, gli assistiti di Raiola: “Balotelli, Hamsik, Pogba, Ibrahimovic… Se ci fai caso, Mino ha sempre lavorato con calciatori non banali, tutti soggetti un po’ sui generis”. Nonostante abbia ormai una scarsa confidenza con il mondo del calcio, Emmanuele, già prima di girare il film, conosceva bene la storia di Zlatan.
IL PROVINO
“Quando la mia agente, Federica Rosellini, mi ha chiamato per fare il provino, quasi non ci credevo. E’ stata una coincidenza pazzesca, perché io ero già preparatissimo sulla storia di Mino e Ibrahimovic. Due anni fa, avevo registrato un audiolibro su Storytel, il titolo era: Raiola, per i nemici Mino. E’ un libro che racconta il suo percorso, come sia riuscito a riscrivere le regole del calciomercato e a inventare un nuovo modo di intendere il suo mestiere. Il personaggio, insomma, non mi era nuovo”.
Dal libro su Raiola al film sull’attaccante, Emmanuele potrebbe trascorrere ore parlando del procuratore dello svedese: “Alcuni aneddoti mi hanno lasciato a bocca aperta. Quando Ibra era poco più che un ragazzino, per esempio, si convinse a vendere la sua Porsche Cayenne per usare la Fiat fornitagli dal club: Mino spingeva perché Zlatan fosse più umile. Qualche giorno più tardi, proprio Raiola si presentò davanti a Ibra al volante della vecchia Porsche dell’attaccante. L’aveva comprata lui…”
Anche per quel che riguarda i vestiti da indossare sul set, Aita - ancor prima di cominciare - sapeva cosa l’avrebbe aspettato: ”Avevo letto che Raiola non ama gli abiti eleganti, poi ho scoperto il motivo. Quando lavorava nel ristorante del padre, un uomo piuttosto trasandato entrò nel locale e gli chiese una bottiglia di Sassicaia. Mino si rivolse al padre stranito, non era convinto di poter servire un vino tanto costoso a un uomo vestito… così male. Il padre gli fece subito portare la bottiglia al tavolo e gli disse di non pensare più soltanto all’apparenza. Mino, quel giorno, imparò una grande lezione. Guardate come si veste adesso…”.
IL PERSONAGGIO
Nonostante la conoscenza di tante storie su di lui, vestire i panni di Raiola non è stato semplice: “La casting director Francesca Sambataro mi ha dato una grande mano nel farmi capire come Sjogren (il regista, ndr) voleva che interpretassi il personaggio – spiega Emmanuele -. Dovevo recitare in quattro lingue: italiano, inglese, olandese e francese. E’ stata tosta, ma mi sono divertito moltissimo".
"Abbiamo finito le riprese nell’ultima settimana di marzo, il film è stato girato principalmente in Svezia e in Olanda. Ad Amsterdam, in un ristorante giapponese, la mia scena preferita: quella del primo incontro tra Mino e Zlatan. Sia perché è quella che ho preparato per fare il provino, sia perché già lì si capisce quale grande rapporto riusciranno a instaurare i due”.
CALCIO, MA NON SOLO
Calcio, dunque, ma non solo: “I am Zlatan” mira a raccontare prima l’uomo che il professionista. “E’ un film che fa sorridere però anche emozionare, non è una roba strappalacrime ma nemmeno la semplice narrazione del percorso di un calciatore".
"C’è tutta la storia della famiglia di Ibra, dei suoi sacrifici per arrivare in alto, delle sue debolezze e della sua determinazione: all’inizio del film Zlatan è poco più che un bambino, alla fine del racconto ha circa 23 anni. Gli stranieri non hanno quella tendenza a romanzare tipicamente italiana: è un racconto diretto, crudo e veritiero. Lo stesso Ibra ha dato un grosso aiuto agli sceneggiatori”.
A distribuire la pellicola in Italia sarà Lucky Red, l’uscita nelle sale è fissata per il 10 settembre 2021: la storia di Zlatan da un lato, (un pezzo di) quella di Mino dall’altro. Con due personaggi così, ci sarà davvero da divertirsi.