Il Tuscany Hall, uno dei teatri più importanti di tutta Firenze, solitamente lo riempiono i Subsonica o Marracash. Elena è lì, dietro la porta di una stanzetta adiacente. Come un rapper qualunque che sente il salone sempre più colmo di gente e che si prepara a salire sul palco. Davanti c'è un tavolo e un ricco buffet, ma lo stomaco è un po' chiuso per l'emozione.
Nemmeno un posto libero nel salone
Sì, ora anche una donna che gioca a calcio riesce a raccogliere in un solo luogo centinaia e centinaia di persone. Ha il ciuffo biondo, è nata a Fiesole, ha solo 25 anni e gioca nell'Atletico Madrid, una delle squadre più importanti al mondo, capace di portare al Wanda Metropolitano 60mila persone. In Spagna la chiamano Lina e la paragonano a Gimenez, perché il suo mestiere è difendere la porta. Per una sera, però, l'ha voluta aprire. Quella della sua vita, con ricordi e aneddoti da raccontare alla sua città. Benvenuti al Linari Day, il giorno di Elena. Perché anche una donna che gioca a calcio può vivere una serata da star.
I ricordi: Castello e Desolati
"Cavolo quanti siete, non pensavo", sussurra dopo l'applauso della sala. Fa a cazzotti con il microfono, che all'inizio non funziona benissimo. Si gode il video di presentazione e la punizione alla Roberto Carlos, segnata nel Mondiale U20 del 2012. Ringrazia i genitori, mamma Cristina e babbo Diego: "Eccoci, si comincia", si ferma commossa. I posti a sedere sono finiti, tanto che diverse bambine sono sedute a terra ai piedi della prima fila. Molte hanno la tuta bianco e verde, quella dell'Atletica Castello, laddove tutto è cominciato per Elena. Aveva i capelli lunghi, l'allenatore era Samuele, che sul palco rivede la foto di squadra e scherza: "Ti ricordi che qui abbiamo perso, vero?“. "Povera mamma - ricorda Elena - il campo era in terra e tornavo sempre piena di fango. Doveva lavare tutto".
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Elena Linari con Claudio Desolati
Va meglio alla Scuola Calcio Desolati. Qui i capelli sono già decisamente più corti. Se lo ricorda Claudio, che ha esordito in Serie A ad appena 17 anni. Si è appena operato alla bocca e fa fatica a parlare, ma ci tiene troppo: "Per Elena ero come un papà o un fratello maggiore". Severo, perché nulla era lasciato al caso: controllava le pagelle a scuola e pretendeva la maglietta dentro ai pantaloncini. Lì il primo viola addosso, quello più importante arriverà dopo l'esperienza al Brescia, con cui vince il primo scudetto. Guarda la foto proiettata sullo schermo e inizia a contare: "Quante di quelle vecchie compagne hanno giocato il Mondiale in Francia? 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7... Si insomma, praticamente tutte". Poi la chiamata della Fiorentina, alla quale è impossibile dire di no: "Ho un po' di raffreddore, ma sono venuta lo stesso - spiega Giulia Orlandi - quante ne abbiamo passate insieme. All'inizio sognavi qualcosa di utopistico, cioè diventare una calciatrice professionista. Ti criticavano per questo, invece eccoti qua". Era il suo capitano quando Elena arrivò in prima squadra: "Ricordo le fatiche in Corsica durante la presentazione - scherza la Linari - quando le altre erano arrivate alla spiaggia io dovevo fare ancora due giri".
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Elena Linari con Giulia Orlandi
La Fiorentina. Poi il sogno Atletico
Con la Fiorentina sarebbe rimasta due anni, giusto il tempo di vincere uno scudetto in un Franchi in festa: "Io fra un paio di anni smetto. Ti ritrovo a Firenze?“, gli chiede Ilaria Mauro, sua ex compagna; “Sai che saresti perfetta per il Napoli?“, gli fa notare Raffaele Carlino, il presidente della squadra femminile.
Elena Linari ascolta Ilaria Mauro
Elena Linari scherza con Raffaele Carlino, presidente del Napoli femminile
Ma dalla prima fila si sente un" No" forte. Viene dalle bocche di Lola Romero e Maria Vargas, presidente e direttore sportivo dell'Atletico Madrid femminile, con cui è campione in carica: "La prima volta che mi hanno chiamata fu nell'estate del 2017. Stavo per rientrare negli spogliatoi, avevo appena finito di giocare contro la Germania. Era un sogno che si realizzava". In Spagna si trasferirà l'anno dopo: "Perché stava per iniziare la preparazione e non volevo mettere in difficoltà la Fiorentina".
Elena Linari con il presidente (a destra) e il direttore sportivo (a sinistra) dell'Atletico Madrid
Ora a Madrid se la godono, perché incarna alla perfezione il motto coraje y corazon: "Ci vorrebbero undici Linari - scherzano Lola e Maria - ci ha incantato il suo modo di vivere le partite. È la prima ad esultare, la prima a tradurre per le compagne straniere. La conoscono tutti da noi, sia nel club maschile che in quello femminile. Scusa Firenze se te l'abbiamo portata via". Tutti innamorati di Elena dunque. Sì, nel calcio ora anche le donne diventano un simbolo.