Anche Gennaro Gattuso è intervenuto durante l'incontro di presentazione del libro "Da Calciopoli ai Pink Floyd" di Alberto Costa concentrandosi soprattutto sul passato da giocatore del Milan: “Galliani e Berlusconi pagavano buoni premi, ho preso tante di quelle multe da 1 milione-1 milione e mezzo, con tutti i danni che ho fatto. Poi meno male che vincevamo trofei e tutto passava in secondo piano. La rissa Ibra-Onyewu? Ci allenammo al campo 6, si sono acchiappati e pesavano 100kg l’uno: ho preso due schiaffi, e alla fine ho detto “ammazzatevi”. Ambrosini neanche si avvicinò, io da eroe mi sono avvicinato e ho provato a fermarli anche con un calcio, sono andato via poi. Nessuno poteva fermarli, si son sfogati. A Ibra poi è passata subito, non gli piace portare rancore: ad avercene di giocatori come lui”.
L'allenatore dei rossoneri continua: “La salvezza del Milan in questi anni è stata il rispetto delle regole, poche volte Galliani è intervenuto: eravamo noi a rispettare la storia, c’era grande mentalità. Oggi si fa più fatica, la mentalità dei giocatori è cambiata: il primo giorno in cui sono andato a Milanello e mi sono fatto la barba ho lasciato due peli sul lavandino e Costacurta mi diede uno schiaffo in testa, dicendomi di pulire. Facevo fatica a parlare la stessa lingua che ho parlato l’ultimo anno in cui ho giocato in rossonero, per questo andai via: ora viviamo un’epoca diversa rispetto al passato. Si può tornare come prima, ma non bisogna dimenticare che i tempi son cambiati: è normale che se un allenatore crede fortemente in ciò che fanno i ragazzi, con passione e voglia, debba avere la fortuna di avere giocatori che facciano questo”.
Gattuso non riesce a trattenere i ricordi che riaffiorano nella sua mente: “Una volta si sentiva solo musica italiana negli spogliatoi: ora se metti musica italiana in spogliatoio ridono, va di moda l’hip-hop. Se metti Pupo...(tutti ridono). Oggi tutti i giocatori guardano partite che giocano in campionati esteri e ascoltano la musica con le cuffie. Poi se metti regolamenti si lamentano, cercano alibi e pensano alle loro abitudini: ognuno ora pensa al suo orticello, alle cose che gli piace fare. Io sono arrivato nel ‘99 e la tecnologia non era arrivata ai livelli di oggi, la musica si ascoltava il giusto. Da allenatore è una cosa che non concepisco quella di ascoltare la musica prima delle partite, ma l’ho accettato ora e mi sono aperto per non essere un disadattato. Era meglio sentire Pupo che quella schifezza di musica hip-hop che non si capisce niente”, prosegue l'allenatore rossonero.
Poi un aneddoto che fa capire quanto quel Milan fosse compatto in tutti i suoi componenti: “Nel 2007 vivevamo un periodaccio e la società ci mandò a Malta per il ritiro: faceva un freddo cane, eravamo tutti incazzati con Galliani. Dopo essere tornati a Milano, ci tornammo. Quell’anno vincemmo poi la Champions: stavamo fino alle 5 di mattina in 10-14 tra noi, bevendo un bicchiere di vino. Queste cose ci hanno rafforzato, oggi i giocatori mangiano, si alzano e vanno via. Ho giocato con tantissimi campioni, ma per essere tale devi essere coerente, non saltare un allenamento: Maldini per non saltare un allenamento prendeva 1-2 aulin al giorno, per me è il più forte con cui abbia mai giocato. Se all’epoca si diceva che non si dovevano vincere i giornali, così i giornali non si leggevano”.
E dopo aver parlato a lungo degli altri, la conclusione è tutta dedicata a sé stesso: “Nella vita ho sempre pensato di diventare il più forte nel mio ruolo, l’incontrista: ho cercato di migliorarmi, avevo qualità. Così scarso tecnicamente non ero, ma sapevo quale fosse il mio lavoro e quali fossero i miei limiti. Questo mettevo a disposizione”, ha concluso Gattuso.