David presenta i suoi Eusebio e Luciano. Sei stagioni fa, dopo la salvezza in Serie A centrata con De Canio, la panchina del Lecce fu affidata ad Eusebio Di Francesco, che tanto bene aveva fatto alla guida del Pescara. In quella squadra, in avanti, facevano coppia Luis Muriel e un ispiratissimo David Di Michele che, a 35 anni, viveva una “seconda giovinezza”. Seconda, sì, perché la prima non si dimentica: quella del record personale di 15 reti in Serie A, della Champions conquistata con l’Udinese (leggi qui il resto dell’intervista all’ex attaccante) e delle partite al fianco di Iaquinta e Di Natale, nella splendida “orchestra del gol” diretta dal maestro Luciano Spalletti. Che ora, dodici anni più tardi, siede sulla panchina dell’Inter e contende un posto in Champions League proprio alla Roma di Di Francesco.
Due vecchie conoscenze di David Di Michele. “Ai tempi del Lecce, Eusebio già metteva in mostra le sue straordinarie qualità - racconta l’ex attaccante ai microfoni di gianlucadimarzio.com -. Ero convinto che sarebbe diventato un grande allenatore, anche se le cose in quel Lecce non andarono per il verso giusto (fu esonerato dopo 13 gare, nel corso delle quali collezionò solo 8 punti, ndr). E’ convinto di quel che fa e ci mette passione e carattere: sin da allora, aveva idee intriganti, che poi è riuscito a far fruttare sulla panchina del Sassuolo”. Spalletti, invece, “è quasi l’opposto. Se, per quanto riguarda Di Francesco, un difetto può consistere nella bontà che lo contraddistingue, Luciano invece è molto istintivo – fa notare Di Michele ‑. E questo, a dire il vero, ha anche i suoi aspetti positivi: Spalletti ti dice le cose in faccia, parla chiaramente, senza usare mezzi termini. Una persona vera”.
I “suoi” nerazzurri, però, ultimamente non riescono più a vincere. “Sono convinto che Spalletti riuscirà a riprendere in mano la squadra e a fare bene - continua David -. Se non dovesse farcela, la colpa non sarà di certo solo sua: ogni anno, all’Inter, si ripete la stessa storia. Hanno fatto eccezione solo gli anni di Mourinho e Mancini, quando si vinceva sempre e la rosa era fortissima. Ma se poi ogni anno, a prescindere da chi ci sia in panchina, le cose a un certo punto smettono di funzionare… allora qualcosa, dentro lo spogliatoio, non va come dovrebbe. Talvolta, è bene che, oltre all’allenatore, a intervenire in modo deciso sia proprio la società: lo spogliatoio ha bisogno di sentirla vicina”.
Anche perché, in un momento così delicato della stagione, sarà fondamentale ritrovare lo spirito giusto per puntare alla qualificazione per la prossima Champions. “Al momento, la Lazio sembra in condizione di riuscire a tenersi stretto il terzo posto, anche se scivoloni come quello contro il Genoa, a certi livelli, possono risultare pesanti. Quando le cose si mettono male, basterebbe accontentarsi del pareggio. La corsa al quarto posto, quindi, vede impegnate Roma e Inter. Chi la spunterà? Io dico Roma”.