Appena risponde al telefono si intuisce l’importanza del suo nuovo ruolo: “Sì pronto, sono l’avvocato Stendardo”. Tra i tanti impegni che ha durante la giornata è difficile trovare un momento libero per chiamarlo: “Ora ho un po’ di tempo, stavo giusto entrando in aula, tra poco inizio la lezione". Un attimo di silenzio, poi spiega: “Sì, ora sono un docente universitario di Diritto dello Sport, affianco il professore Lubrano alla Luiss”.
Guglielmo Stendardo è un uomo nuovo, ma la sua vita è rimasta in difesa. Prima sui campi da calcio, ora nel ruolo di avvocato a tutela dei diritti dei calciatori: “La parte accademica è una parantesi che ti può dare molto, perché è un piacere trasmettere agli altri quello che hai appreso negli anni – Analizza Stendardo ai microfoni di Gianlucadimarzio.com- Ma il mio obiettivo è quello di tutelare i diritti del calciatore a 360 gradi, perché ho vissuto la vita dello spogliatoio e so cosa significa. Sono giovane ed ho ancora molto da imparare”.
Per anni si è diviso tra campo e libri e come lui tanti suoi colleghi (leggi QUI), per rincorrere una laurea in giurisprudenza arrivata ai tempi della Lazio: “Ho iniziato a studiare a Genova, poi ho dovuto interrompere e ho ripreso a Roma fino a laurearmi”. Ma la sua sete di cultura parte da molto più lontano: “Già a 7 anni mio padre ci teneva molto che io studiassi, mi ha fatto capire la precarietà del mondo del calcio. I calciatori sono fortunati perché fanno il lavoro che amano. Ma il calcio è una breve parentesi, poi la vita continua e bisogna farsi trovare pronti”.
Ha sempre avuto le idee chiare Stendardo, diventato avvocato nel 2014. Ma non gli piace essere definito ‘speciale’: “Non credo di aver fatto nulla di eccezionale, ho fatto quello che dovrebbe fare ogni ragazzo. Cioè studiare, apprendere e formarsi”.
Non sempre tutto questo riesce nel mondo del calcio, ma proprio ieri un altro calciatore in attività si è unito al club dei laureati. Una tesi in diritti tv e tanti sacrifici: così Christian Puggioni è diventato Dottore: “Il calcio è un mondo particolare: il business supera qualsiasi valore – continua Stendardo – ma la conoscenza è fondamentale, attraverso lo studio si può crescere in ogni aspetto. E’ un peccato che nel calcio non si dia molta importanza alla conoscenza, perché è un mondo che potrebbe veicolare valori edificanti”.
Eppure nel corso della sua carriera Stendardo ha incontrato diversi giocatori che avevano voglia di studiare, apprendere, crescere: “Hernanes per esempio era molto curioso. Così come anche Nedevd e Chiellini, con cui mi confronto spesso su quest’aspetto”. Parlerebbe ancora Stendardo, di cultura, del suo nuovo mondo. Ma il tempo passa e la lezione sta per iniziare. Meglio lasciarlo al suo nuovo ruolo di docente universitario.