Se è diventato un calciatore lo deve al fratello Saymon: “Era lui il più forte, un portiere fantastico, tutti sapevano che sarebbe diventato un giocatore. Ma i medici lo fermarono per un problema di cuore. Fu un gran dolore. Ma gli dissi: ‘Non preoccuparti, giocherò pure per te’. In quel momento capii che sarei stato un calciatore”.
Sandro ricorda bene quel momento. Come ricorda l’inizio tormentato al Genoa a causa di un problema al ginocchio. Ora però sta bene ed è pronto a rilanciarsi: “Datemi atre tre partite e sarò al top della condizione”, ha ribadito il centrocampista brasiliano al Secolo XIX.
Col Genoa spera di rilanciarsi, ma ha scelto i colori rossoblù soprattutto per la storia che rappresentano: “Ho scelto il Genoa per la sua storia unica – continua Sandro – e poi ho 29 anni, ho vinto in Brasile e giocato nel Tottenham, non ho bisogno di un trampolino”.
Però ha sempre bisogno della sua musica, punto di riferimento per Sandro: “La musica è felicità. Prima di giocare mi carico col gospel. E mi piace anche la musica italiana: Bocelli e Ramazzotti. A chi mi ispiro? Sono un mix, ma credo di somigliare più a Dunga. Papà da bambino mi chiamava ‘Dunga’. E proprio Dunga mi ha voluto in nazionale da giovanissimo. Roba da sono no?
Il mio soprannome in Inghilterra? La Bestia. E mi piaceva. Quando avevo il pallone tra i piedi si sentiva un frastuono incredibile. Era come se volessero proteggermi in ogni tackle con i loro ‘Go!Go!”.
E a proposito di Premier l’idolo di Piatek è Kane, ex compagno di squadra proprio di Sandro: “Si somigliano molto. Piatek segna sempre e non è mai appagato. E ha la stessa fame del primo giorno, sa cosa vuole”.
L’intervista completa sul Secolo XIX in edicola oggi.