Preferì il Milan all’Inter, ora Pioli lo porta in panchina. Chi è Frigerio
Il Milan come amore fanciullesco, come realtà e come futuro. Marco Romano Frigerio, centrocampista classe 2001, il rossonero l’ha vissuto in quasi tutte le sue versioni. Da tifoso a giocatore, prima della Scuola calcio, poi del Settore giovanile e adesso della prima squadra. Sono già 3 le convocazioni, l'ultima con la Juve: "Sì, ma io gli ricordo che, se lo chiamano, è perché a centrocampo hanno molte assenze", ci racconta papà Paolo.
Un umile lavoratore
Severo? No. Marco è stato cresciuto con una mentalità “operaia”. Piedi per terra e cultura del lavoro. Per questo ora è un ragazzo umile e dalla spiccata determinazione. Un lottatore insomma: "Ogni tanto, scherzando, gli dico che si chiama come un gladiatore", continua il padre. Quella tria nomina romana, però, non è fatta per emulare nomi alla Massimo Decimo Meridio. Mamma e papà decisero infatti di aggiungere anche "Romano" in onore del nonno. Così la famiglia è sempre con lui: "Se il ragazzo è così, il merito è anche dei genitori – racconta Filippo Galli – sono bravissime persone, che lo hanno sempre seguito, senza mai essere pressanti".
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Scelta Milan
I rossoneri hanno sempre guardato anche a questi aspetti. Eppure il passaggio al Milan non fu scontato. All’età di 10 anni venne notato da Angelo Carbone – all’epoca responsabile della Scuola Calcio – in un torneo a Bormio. Marco si rivelò assoluto protagonista, pur giocando da sotto età con i 2000. Ragione in più che spinse il Milan a puntare su di lui. Iniziarono così una serie di provini, sembrava tutto pronto per il sogno, cioè vestire la maglia della squadra del cuore. Ma sul ragazzo misero gli occhi anche Inter e Atalanta. Il problema era che la Vis Nova Giussano – la squadra in cui giocava – fosse affiliata ai nerazzurri, che quindi avevano un diritto di prelazione. Al cuore, però, non si comanda. Frigerio e famiglia rifiutarono il passaggio all’Inter e si impuntarono per andare al Milan. Una storia che si sarebbe chiusa con il lieto fine.
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Cammino
Con la maglia amata sin dalla nascita inizia un percorso complicato. Un cammino fatto anche di tante panchine ma, invece di abbattersi, Frigerio ha fatto tesoro di queste situazioni. Gli è sempre stato chiaro il primo insegnamento del padre: ‘"Il duro lavoro e il sudore pagano". È cresciuto come un lottatore: "Quando mi dissero che lui era molto bravo senza palla pensavo mi prendessero in giro – racconta papà Paolo – poi capii che volevano sottolinearne le capacità di sacrificio". A distanza risponde Filippo Galli: "Attenzione, lui fa molto bene le due fasi, non solo quella di non possesso’. E' così che ha vinto da protagonista il campionato Under 16, quello Primavera 2 la scorsa stagione e che ora si è conquistato la panchina della prima squadra.
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Futuro
Ma niente voli pindarici: "Marco deve avere un piano B, non deve pensare di essere un fenomeno" spiega il padre. Per questo si è iscritto all’Università. Nello studio è sempre stato bravo. Anche quando il Milan faceva la sedute di analisi tattiche e di insegnamento teorico: "Era sempre tra i più attenti – spiega Galli – in più apprendeva in fretta. Infatti abbina alle capacità tecniche, una grande conoscenza calcistica". Il futuro di Frigerio è nei suoi piedi. La testa è quella giusta, la mentalità c’è e anche il primo contratto da professionista firmato a dicembre. Testimonianza del fatto che il Milan crede in lui.
A cura di Roberto Ugliono