Cannavaro: "Compagno più forte? Buffon, il Maradona dei portieri"
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 13/02/2016 -

Cannavaro: "Compagno più forte? Buffon, il Maradona dei portieri"

profile picture
profile picture
Se proprio vogliamo essere pignoli manca una Champions, ma questa lacuna non sminuisce di certo la grandezza del personaggio. Fabio Cannavaro è una leggenda del calcio italiano e la Coppa del Mondo alzata al cielo nel 2006 è l'immagine più bella ed emozionante degli ultimi 10 anni di pallone tricolore. Lo "scugnizzo" racconta la sua storia nelle pagine del Corriere dello Sport: "Io ho iniziato a giocare al calcio nella pancia di mia madre, ne sono sicuro. A casa mia il calcio era come il pane. Era quotidiano. Mio padre giocava in serie C, mia madre, forse anche per questo, era una vera appassionata. Tutti tifosi del Napoli, ovviamente. Mio padre era forte assai, qualcuno dice il più bravo calciatore tra tutti i Cannavaro. Poi papà ha fatto il cassiere in banca e mamma la casalinga ma il calcio è rimasto sempre nell’aria". Napoli squadra del cuore: "Sì, lì ho fatto tutta la trafila. Ma per noi ragazzi il momento più bello era la domenica quando andavamo a fare i raccattapalle allo stadio. Io l’avevo studiata bene. Mi mettevo dove c’era la bandierina dei calci d’angolo perché da lì Maradona li batteva. Era il tempo delle macchine fotografiche usa e getta. Io gli avrò fatto migliaia di fotografie, mentre calciava il corner. Chissà se c’è qualche immagine tv che riprende la scena. Anche ai Mondiali del 1990 ero raccattapalle, durante Italia-Argentina. Sedici anni dopo sarei diventato campione del mondo, che strano".   Idolo? Domanda scontata: "Quando Maradona arrivava al Centro Paradiso, noi restavamo incantati. Per noi era un’apparizione, aveva qualcosa al di là dell’umano. Io e Ametrano una volta prendemmo il coraggio a quattro mani e gli dicemmo: “Noi abbiamo i piedi come i tuoi, non nel senso della bravura nell’usarli ma in quello della misura di scarpa. Non è che ci regaleresti degli scarpini tuoi?”. Lui ci guardò interdetto e ci disse che lo avrebbe fatto. Noi pensammo che ci avesse risposto così per toglierci dai piedi. Invece qualche giorno dopo arrivò il magazziniere con due paia di suoi scarpini. Erano dei Puma King. Non ce li siamo più tolti. Forse avremmo dovuto tenerli come un cimelio. Ma con quelli ai piedi ci sentivamo più forti, invincibili".  Allenatori più importanti? "Bianchi e Lippi che, in due momenti diversi, ebbero il coraggio di credere in me. Ma dal punto di vista tattico e tecnico Carlo Ancelotti. Fu lui a insegnarmi a giocare a zona. Quando allenava il Parma all’inizio giocava con me e Thuram sulle fasce laterali, come terzini. Poi un giorno decise di metterci centrali e non eravamo male, in coppia".   La parentesi al Real: "E' una portaerei gigantesca, ha tifosi in tutto il mondo. Allenatore era Capello, che mi stimava. Inizialmente fu difficile, c’erano molti problemi nello spogliatoio, separato tra brasiliani e spagnoli. E io di spogliatoi divisi nella mia vita ne ho visti, ricordo una terribile zuffa tra Zebina e Ibrahimovic, erano pure grossi tutti e due. A Madrid c’era grande attesa per me, avevo vinto il Pallone d’oro, ero campione del mondo: dopo un buon inizio ebbi un offuscamento. Mi ricordo che durante una partita col Getafe, perdevamo due a zero, improvvisamente, in campo, mi chiesi: 'Ma io qui che ci sto a fare?'. Mi sentivo demotivato, scarico. Il giorno dopo andai da Capello e gli dissi che non mi facesse giocare, che ero svuotato, senza motivazioni. Lui mi guardò, sembrava comprendere le ragioni del mio disagio. Poi mi gelò: 'Non dire cazzate, gioca e stai zitto'. Così fu. Ed ebbe ragione lui. Feci un gran campionato e vincemmo lo scudetto rimontando sette punti". Avversari più forte? Ronaldo, quello vero, Il "fenomeno": "Non ho dubbi. Per la mia generazione è stato quello che Maradona o Pelè erano per le precedenti. Era immarcabile. Al primo controllo ti superava, al secondo ti bruciava, al terzo ti umiliava. Sembrava un extraterrestre. Tra i miei compagni di squadra, e pure ne ho avuti di stratosferici come Maldini, Thuram, Del Piero, Nedved, Totti, Ibra, io non ho dubbi: scelgo Buffon. Già a sedici anni era il Maradona dei portieri".   Cannavaro è uno degli eroi del mondiale del 2006: " Lippi due anni prima, quando ci riunì ci disse, a brutto muso: 'Ma vi siete guardati? Siete i più forti del mondo, non c’è una squadra completa in ogni reparto come voi. Io sogno già la finale col Brasile. E la vinciamo'. Aveva ragione in tutto. Sbagliò solo la finalista. L’Italia sparagnina e catenacciara giocò la sua partita più bella, con la Germania, con quattro attaccanti, due terzini come Zambrotta e Grosso che spingevano, un regista non difensivista come Pirlo. Eravamo imbattibili. Lo avevamo dimostrato anche prima del Mondiale. Il punto più alto di un ciclo, di una generazione di fenomeni. Come nel 1982. E come speriamo torni ad essere presto. Testata  di Zidane? Ricordo Il rumore. Un rumore secco e forte. Ero a tre metri da loro. Gigi arrivò dalla porta e mi disse che Zinedine aveva dato una testata pazzesca. In campo si dicono tante cose ma niente giustifica un gesto di violenza di quella natura. Zidane, da uomo intelligente com’è, se ne sarà certo accorto subito". Juve-Napoli, la partita scudetto: "E’ una partita speciale. Io penso che il Napoli in questo momento sia davvero forte. E’ in crescita e la Juve, invece, perde i pezzi per causa degli infortuni. E poi forse gli azzurri hanno più fame. La Juve ha la Champions e il Napoli deve sperare che batta il Bayern e vada avanti. Credo che il Napoli abbia molte possibilità di vincere lo scudetto. Lo dico da osservatore e un po’ anche da tifoso".


Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!