Un altro punto di ripartenza. L'ennesimo in pochi mesi. Dopo l’annuncio del rinnovo di Modica, poi sfumato, la scelta di Cozza bocciata a furor di popolo e il breve interregno estivo di Raffaele, il Messina ha accolto il quinto allenatore in pochi mesi: si tratta di Oberdan Biagioni, 49enne romano con un passato sulle panchine di Potenza, Olbia, Viterbese, Andria Bat, Ostia Mare, Terracina e Tivoli. Biagioni ha preso il posto di Pietro Infantino, esonerato dopo il ko interno di domenica scorsa contro l'Acireale. Uno 0-3 che ha portato la proprietà giallorossa guidata da Pietro Sciotto a cambiare ancora rotta, considerati i soli 4 punti raccolti nelle prime 5 giornate, e ad avviare l'era Biagioni. L'ex fantasista del Foggia (60 presenze e 8 reti con i dauni in serie A), tre anni a Olbia e una stagione a Potenza prima dell'anno sabbatico che ne ha preceduto l'arrivo in Sicilia, sarà accompagnato nel suo cammino da Gianluca Torma. All'ex Matera e Audace Cerignola è stato affidato il ruolo di direttore sportivo. I due hanno in comune le tappe da calciatore ad Andria: in Puglia Biagioni ha lasciato il segno, mentre Torma ha dovuto interrompere la carriera prematuramente proprio in biancoazzurro nel 2003, a soli 28 anni, per un grave infortunio.
"Mi mancava la Sicilia nel giro d'Italia, che a prescindere da Messina è una delle regioni più belle d'Italia. Ha molti tratti che somigliano a Roma. Se uno riuscisse a completare il percorso di bellezza dell'ambiente con la bellezza sul campo, otterrebbe il massimo” Spiega ai microfoni di gianlucadimarzio.com Biagioni. Che alla chiamata del Messina ha risposto presente nel giorno del sui 49esimo compleanno: “Che regalo – le sue parole – riparto da una piazza importante, storica per il calcio italiano. Riscatto? Parlerei di salto di qualità, è un onore e qui siamo in serie D solo per i calendari, ma è una squadra che non ha nulla a che fare con la categoria. Ora, però, ci tocca dimostrarlo”.
Percorsi differenti, quelli di Torma e Biagioni, che tornano a incrociarsi sullo Stretto. “Con Gianluca ci capiamo dal punto di vista tecnico e tattico – spiega l'ex trequartista - siamo stati bene ad Andria e anche a Potenza, dove per poter giocare spalavamo anche la neve. Abbiamo condotto sessioni di mercato con pochi soldi e creando squadre affidabili e competitive. Il suo pregio? Mi capisce al volo, sa di cosa abbiamo bisogno. Però non abbiamo bacchetta magica, ci servirà qualche giornata per muoverci al meglio. Sappiamo però che abbiamo poco tempo”. A Messina i due troveranno un ambiente sfiduciato, dai due fallimenti nell'arco di nove anni e dal ritorno agli inferi della serie D nella scorsa stagione. Infantino ha pagato anche le tensioni della piazza, oltre all'assenza di risultati (tre vittorie su quattro complessive sono arrivate in Coppa) e all'insistenza su un 3-4-3 che non ha garantito i giusti equilibri.
Starà al nuovo allenatore cambiare rotta, affidandosi ai senior dello spogliatoio: da Gambino a Cossentino, anche loro ex Andria, passando per Gael Genevier. “Ci sono calciatori di categoria importante, in questo momento tutti non stanno rendendo come possono e bisogna capire quali sono stati i motivi sin qui – spiega l'allenatore- abbiamo un mese prima che si apra la finestra di calciomercato e tutti devono sentirsi in discussione. I cambi di allenatore non possono ripetersi per sempre, serve che tutti si prendano le loro responsabilità. I senior ora devono tirare la carretta, mi servono certezze. Non basta il curriculum, altrimenti forse potrei giocare ancora io. Questa è una categoria nella quale si corre e dai grandi mi aspetto tanto”. I punti di ripartenza? Il ritorno alla difesa a 4 e la voglia di dimostrare che quella peloritana “non è una squadra che merita quella classifica. Si può ancora puntare ai playoff”. A patto di guardare solo in casa propria, senza badare alla vetta: “Il Bari che ha dei valori tecnici importantissimi, ma le partite vanno sempre giocate, una cosa è certa – sottolinea Biagioni - noi adesso dobbiamo solo pensare alle nostre problematiche”. E alla Turris, prossimo avversario domenica in trasferta.
Mutti, Papadopulo, Reja. Nella galleria degli allenatori del Biagioni calciatore non mancano i punti di riferimento. Su tutti, però, c'è Zdenek Zeman: “Lui ha cambiato il volto delle piccole squadre medio-alte, dando degli insegnamenti tecnico-tattici importanti, lavorando sui tagli e gli inserimenti – ammette – nei miei studi c'è molto di lui, ma è unico nel bene e nel male. 4-3-3 attira tutti, ma la squadra deve dimostrare di essere adatta a questo modulo. Altrimenti cambierò”. Come ha fatto il calcio intorno a Biagioni, piedi raffinatissimi in campo e visione all'attacco in panchina: “Ogni generazione ha un modo di giocare. Tutto si evolve, non mi piace confrontare le epoche – ammonisce - molte squadre oggi sembrano più veloci perché i calciatori sono meno coordinati. La serie A però resta la serie A. Probabilmente il livello si è abbassato nelle serie inferiori”.
Messaggio chiaro: conta solo il presente. Che fa rima con i 38mila posti dello stadio San Filippo-Franco Scoglio (“Allenare e giocare in uno stadio nel genere non è la stessa cosa. Ci vuole fegato” la postilla di Biagioni), un'arena da scaldare. Il sold out e il settimo posto, raggiunto in serie A nella stagione 2004-2005, quando la squadra non ottenne la qualificazione per l'Intertoto a causa della mancata licenza UEFA, sembrano ricordi sbiaditi. Eppure è distante appena 13 anni. Nel mezzo, a Messina, sono passati per serie B, tanta serie C e ora il dilettantismo. Una rotta che la coppia Biagioni-Torma sarà chiamata a invertire.