“Ho acceso il telefono e c’erano migliaia di messaggi di tifosi inglesi. Mi scrivevano tutti: ‘Per favore, firma per la mia squadra’. Ed erano club come l’Everton. Magari giocarci”. Ma perché dei tifosi di Premier League dovrebbero scrivere a un portiere che fa la riserva al Cesena in C?
Perché quel portiere, che di nome fa di Elia Benedettini, a Wembley con una decina di parate sui 32 tiri nello specchio dell’Inghilterra ha appena evitato a San Marino un passivo ben più pesante del 5-0 finale: “In campo non mi sono reso conto di nulla, poi a fine partita ho visto tutti i giocatori inglesi e il CT Southgate venire a congratularsi. Non me l’aspettavo, di solito queste Nazionali grandi fanno un po’ le snob. Invece sono stati dei signori”, racconta il classe ’95 ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Doppietta di Calvert-Lewin, gol di Ward-Prowse, Sterling e del baby Watkins. Chi proprio non è riuscito a segnare è stato Jesse Lingard. Il trequartista del West Ham in prestito dallo United ha scherzato così a fine partita in un video diventato virale: “Ho avuto sette occasioni, solo a me le hai prese tutte. Non potevo segnarti, davvero”.
Benedettini racconta anche un altro retroscena: “Appena tornato a Cesena i miei compagni mi hanno preso un po’ in giro per quel video. Lingard, pur di darmi la sua maglia, mi è venuto a cercare sul pullman in pantaloncini. Su di lui ho fatto la parata più bella, è vero. Avevo il difensore in scivolata davanti a me, ho visto lo spazio e mi sono buttato d’istinto”.
“È stata la fine di un incubo”
Giocare per la Nazionale di San Marino regala anche queste opportunità: “Un salto di livello incredibile: dalla Serie C ad affrontare i più forti al mondo fa un certo effetto”. Un rimpianto c’è: “Da giovane giocammo a Wembley, io ero in panchina e rimasi impressionato da quello stadio così pieno. Quando ho visto i sorteggi ero al settimo cielo, sognavo di giocarci. Peccato per il Covid, ma anche vuoto ti lascia senza fiato”.
Una serata resa ancor più speciale dal percorso affrontato per arrivare a Londra dal portiere di Borgo Maggiore. Fino allo scorso gennaio senza squadra per la rottura del crociato: “La fine di un incubo dopo due anni davvero duri. Un calvario iniziato nel settembre 2019 e proseguito tra ricadute e la pandemia che mi ha costretto a interrompere la riabilitazione per tre mesi. A giugno ho ripreso e mi sono stirato, poi con un allenamento sulle gambe ho giocato con Gibilterra e Liechtenstein. Intanto il Novara aveva deciso di rescindere il contratto e a ottobre mi sono ritrovato svincolato. Ero fermo da un anno e mezzo e i vari direttori puntavano sempre su altri portieri. Non sapevo cosa mi aspettasse, per la testa mi è passata l’idea di smettere”.
Poi a gennaio la chiamata del Cesena in Serie C. Un ritorno dopo l’esperienza nelle giovanili, anche qui non senza ostacoli: “Ero contentissimo. Due settimane e scoppia un focolaio. Abbiamo preso il Covid in quindici e, recuperando partite ogni tre giorni, abbiamo perso punti per strada”.
La fortuna non è mai stata per Benedettini una compagna di viaggio. Anche in termini di concorrenza: “A Novara avevo davanti prima Montipò, poi Di Gregorio. Sono sempre stato molto fortunato”, ricorda con una risata. Oggi il primo è protagonista con il Benevento in Serie A (LA NOSTRA INTERVISTA), l’altro a Monza in B: “Due ottimi ragazzi e due portieri straordinari da cui ho imparato tanto”.
I rigori e l’idolo Buffon
A Novara Benedettini arrivò nel 2016 al termine di due stagioni in Serie D alla Pianese. L’esordio in B, tre presenze la stagione successiva poi nel gennaio 2019, dopo la retrocessione, un’altra esperienza da inserire nel proprio bagaglio di ricordi. All’Olimpico, in Coppa Italia, la Lazio vince 4-1 ma lui è ancora tra i migliori in campo: “Un’altra partita dove era più facile mettersi in mostra, fu incredibile. Parai un rigore a Immobile e mi segnò sulla ribattuta, ti rimane l’amaro in bocca”.
Soprattutto quando poi succede di nuovo: “Pochi mesi e anche Dzyuba con la Russia, su un rigore identico, mi segna sulla respinta. Qualche anno fa mi capitò anche con l’Andorra”. Per questo, domenica scorsa, nonostante lo 0-3 con l’Ungheria il rigore parato a Sallai ha avuto un sapore speciale: “Stavolta era più angolata e l’ho messa fuori dalla portata del tiratore, ai fini del risultato almeno è servito a qualcosa”.
Sì perché quando difendi la porta dell’ultima Nazionale del ranking Fifa anche evitare un gol ha un valore aggiunto: “Provi a divertirti e pararle tutte. Non è fisicamente possibile, ma è un onore solo giocare per il mio Paese, grande o piccolo che sia. Spesso si cerca di portare a casa meno gol possibili: a volte si riesce, altre no”.
Un compito condiviso in famiglia. Il secondo portiere di San Marino si chiama Simone Benedettini, è più giovane di due anni e soprattutto è suo cugino: “È in Nazionale da un paio di anni, quando ero infortunato ha giocato molto bene. Ha caratteristiche diverse: lui è un gatto tra i pali, io strutturato e più irruento”.
Simone era in porta contro Liechtenstein a ottobre, Elia a novembre contro Gibilterra: “Due 0-0 storici, fare due risultati utili di fila è stata un’impresa e una soddisfazione enorme”. Come quando ai tempi del Novara ha conosciuto l’idolo Buffon: “Ho coronato un sogno, mi è bastata una foto. Purtroppo ero infortunato e non ho giocato quell’amichevole. La prima volta che ho visto una partita della Juventus c’era lui in porta, c’era il suo nome anche sui primi guanti che comprai”.
Dalla truffa al sogno Serie A
Un’idea sulle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare nella sua carriera Benedettini se l’era già fatta nel 2015, quando un finto agente lo truffò proponendogli un trasferimento fittizio all’Esportivo Lleida in Spagna: “Ero senza squadra e senza procuratore, conobbi questa persona tramite un amico fidato. Un truffatore bravissimo, mi inviò tutti i documenti via fax. Io avevo 17 anni e non avevo esperienza, oggi capirei tutto nel giro di poco. I biglietti per la Spagna erano già pronti, ma il giorno prima bloccò la partenza perché a quanto pare il Carpi mi avrebbe voluto in Serie A per fare il terzo portiere. A quel punto mi sono insospettito, abbiamo indagato e così si è scoperta la truffa. Mi spiace solo per quello che uscì sui giornali...”.
Oggi quel sedicente procuratore, che aveva richiesto al padre del giocatore un esborso di 3500 euro per coprire tutte le spese, è stato condannato. Benedettini invece non ha smesso di sognare la Serie A: “Quando in allenamento vedo ragazzini che hanno dieci anni di meno penso: ‘Ancora devo iniziare e già mi sembra finita’. Nel calcio però non si sa mai e il ruolo del portiere è particolare, alcuni sono arrivati in A a trent’anni. La speranza è l’ultima a morire”. Intanto, da riserva in Serie C, ha già conquistato i tifosi inglesi.
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