Il River Plate torna sul tetto d’Argentina e lo fa con una vittoria per 4-0 sul Racing Avellaneda.
Il 36esimo torneo locale vinto porta il marchio di Marcelo Gallardo. Dopo 7 anni sulla panchina della Banda, El Muñeco vince il suo tredicesimo trofeo, per quello che è il suo primo campionato vinto.
In un Monumental con il vestito delle grandi occasioni, con papelitos e fuochi d’artificio nel pre e nel post-partita, il Racing guidato dall’ex Boca Fernando Gago minaccia la beffa nei primi minuti con un’occasione fallita da Copetti a tu per tu con Armani, salvo poi crollare sotto i colpi di Palavecino, Alvarez e Romero, autore di una doppietta. Un 4-0 che non lascia spazio a interpretazioni, per una squadra che in ogni sessione di mercato perde almeno un pezzo pregiato salvo poi riuscire a confermarsi. In estate era partito l’attaccante Santos Borré, e nonostante i 26 infortuni, Gallardo ha saputo cucire un nuovo abito alla sua creatura: da centravanti è esploso El Araña Alvarez, in più ci sono i giovani come Santiago Simon ed Enzo Fernandez che sono stati convocati da Scaloni nelle ultime due partite.
“Potrebbe essere la decisione più difficile della mia vita”
Spazio ai festeggiamenti, ma questa potrebbe essere anche una delle ultime partite di Gallardo sulla panchina dei Millonarios. "C'è un gruppo di giocatori con enormi qualità umane, si prestano a lavorare, a esigere, non sfuggono alla fatica. È chi siamo, per cosa lavoriamo, un grande senso di appartenenza. Hanno alti e bassi e si riprendono. I più grandi servono ai più piccoli, mostrano un percorso, per questo è di tutti. Una gioia e un orgoglio, con il gruppo di giocatori che si gestisce. È un grande anno. Il futuro? Non lo so... non ho risposta per questo. Al di là della riflessione che si può fare, qualunque decisione sia sarà molto difficile da prendere. Non so se sarà la più difficile, sportivamente parlando abbiamo attraversato molte situazioni, ma personalmente sì, può essere la più difficile della mia vita”, così Gallardo in una vittoria che è coincisa con il settimo anniversario dalla scomparsa della madre Ana Maria.
El Muneco non è l'unico a poter salutare: è incerto anche il futuro di Julian Alvarez, che ha attirato le attenzioni dei club europei dopo i 17 gol segnati, di cui 2 nel Superclásico. Il contratto del classe 2000 scade a dicembre 2022 e ha una clausola da 20 milioni di euro. Oltre a loro, anche capitan Ponzio sembra aver deciso di lasciare il club di Núñez e di ritirarsi. "Penso che sia arrivata la fine, bisogna rendersene conto, ma ora voglio divertirmi", ha detto il 39enne centrocampista dopo l’ovazione ricevuta dagli oltre 70.000 del Monumental.
"Un minuto de silencio, para Boca que está muerto", il coro cantato dai giocatori del River in mezzo al campo dopo il fischio finale, con chiaro riferimento agli eterni rivali. Una festa iniziata al Monumental e proseguita all’Obelisco e per le strade di Buenos Aires. Un titolo che permetterà al River di affrontare il Colón nella finale in programma il 17 dicembre, contro la vincente della Copa de la Liga Profesional. E nel 2022 affronterà poi il campione della Copa Argentina tra Boca Juniors e la vincente di Talleres-Godoy Cruz. Ma per il futuro, addii e altri trofei ci sarà tempo, ora è il momento di festeggiare.