“Eri il mio guerriero e ho sempre ammirato questo in te. Al di là degli schemi e dei moduli, sono le persone che fanno la differenza e tu l'hai fatta”. Così il 9 gennaio 2018 scriveva Carlo Ancelotti in una lunga lettera, pubblicata da La Gazzetta dello Sport, dedicata a Gennaro Gattuso nel giorno del suo quarantesimo compleanno.
Ancelotti e Gattuso, dalle parole al miele a quelle al veleno
Sembra passata una vita e, invece, sono appena 5 anni. Un lasso di tempo in cui i rapporti tra Ancelotti e Gattuso si sono incrinati e qualcosa si è evidentemente rotto. Real Madrid-Valencia, in programma oggi 11 gennaio 2023 alle 20, è stata preceduta dal botta e risposta in conferenza stampa tra l’allenatore dei Blancos e il suo ex giocatore, ora alla guida dei Murcielagos.
Quando Ancelotti diceva a Gattuso: "Sei la persona giusta sulla panchina del Milan"
Fa un certo effetto, dunque, rileggere quella lettera in cui Ancelotti con uno spirito quasi paterno esordiva: “Quarant’anni, caro Rino, meritano una lettera d’auguri seria, mica soltanto una telefonata, le nostre solite chiacchiere, i nostri scherzi. Adesso che ti vedo sulla panchina del Milan, e ti agiti come un matto, urli, sbraiti, inciti i tuoi giocatori, mi viene da pensare che sei la persona giusta al posto giusto: c’è bisogno della tua passione, del tuo carattere, del tuo spirito di sacrificio per superare gli ostacoli; c’è bisogno anche della tua allegria per sdrammatizzare certe tensioni; e di qualche tua solenne arrabbiatura per svegliare qualcuno che dorme, perché in una squadra, in un gruppo, c’è sempre qualcuno che dorme...”
"In campo eri il mio guerriero"
E Ancelotti aggiungeva tra orgoglio e ironia: “In campo eri il mio guerriero. Mai una volta che ti abbia visto mollare, mai una volta che ti abbia visto la maglia pulita, mai una volta che non ti abbia visto fare fatica. È questo che ho sempre ammirato in te: la capacità di arrivare all’obiettivo nonostante la natura non ti avesse dotato di grandi mezzi tecnici. Perché - posso dirlo? - i tuoi piedi non sono proprio il massimo dell’educazione! Però la grinta che ci mettevi tu non ce l’aveva nessuno e, cosa non comune, sapevi trasmetterla agli altri. Sono le persone che fanno la differenza. Tu, caro Rino, per me e per il nostro Milan, l’hai fatta”.
Ancelotti, lo scherzo di Kaladze e la promessa a Malta
Che i due caratteri fossero così forti lo si leggeva, però, tra le righe già da allora quando Ancelotti rivangando il passato concludeva: “Otto anni, giorno più giorno meno, ti ho allenato. E ti ho sopportato. Prima delle partite eri inavvicinabile: nervoso, scontroso. Ti ricordi quand’eravamo in ritiro a Malta, nel gennaio del 2007? Kaladze ti ha fatto diventare matto, perché ti prendeva in giro per il tuo compleanno, e gli altri compagni lo appoggiavano. Io facevo finta di niente, ma sapevo che con te non bisognava mica esagerare sennò, come si dice tra di noi, "scatta l’ignoranza". E difatti una sera rincorresti Kaladze nella sala ristorante e non voglio sapere che cos’è successo. In quei giorni, a Malta, io vi feci una promessa: vi porterò in finale di Champions. Voi mi prendeste per matto. Ma poi in finale ci siamo arrivati, e l’abbiamo pure vinta. E tu, Rino, di quel Milan, sei stato l’anima. Ti auguro di esserlo ancora dalla panchina, te lo meriti”.