Se sei il figlio di Kluivert un po' di peso sulle spalle ce l'hai. Se poi giochi nell' Ajax (stessa squadra dove ha mosso i primi passi da calciatore tua papà), gli occhi di tutto il mondo sono su di te. Non facile, anzi difficilissimo.
Eppure Justin Kluivert sta facendo di tutto per far parlare meno di suo papà e più di lui e delle sue qualità. Lo scorso anno all’esordio in campionato aveva superato già papà Patrick entrando in campo a 17 anni, 8 mesi e 10 giorni. Repentino. Poi l'esordio in Europa League il 16 febbraio scorso contro il Legia Varsavia. Una gioia perchè finalmente si entrava nel "club dei grandi". Tanta pressione sì, tanta voglia di far parlare di sè, pure. ma Justin non detesta i paragoni con suo padre anzi: "Mi piace quando mi paragonano a lui. Ha avuto una grande carriera e spero di fare altrettanto”. Consapevolezza mista a determinazione.
E poi? Justin non si è fermato. E oggi ha fatto di meglio, ha fatto la cosa che gli piace fare di più: gol. Anche se lui - a differenza del papà - non è una punta.
L'Ajax batte il Roda per 5-1 grazie ai 3 goal di Justin Kluivert: apoteosi. L'Amsterdam ArenA impazzita e commossa per il figlio di uno dei suoi più grandi beniamini. Perchè lui non è come il padre è meglio del padre. Perché se papà Patrick non è mai riuscito a segnare una tripletta in Eredivisie, il figlioletto, Justin Kluivert è riuscito nell'impresa. Un'impresa che non lo ha lasciato indifferente: "Una bella giornata. Non ho giocato sempre e non do la colpa all'allenatore, ma oggi ho dimostrato che posso farlo. Dopo la gara ho portato la palla negli spogliatoi per farla firmare ai miei compagni. Mio padre non ha mai segnato una tripletta in Eredivisie? Allora sono il primo Kluivert. Mi piace". Maturità. Emozione. Orgoglio. Si possono riassumere così i tre momenti della giornata di Justin Kluivert che dopo la tripletta si è goduto la standing ovation del pubblico dell' Amsterdam ArenA. Tutti in piedi per uno dei talenti di domani, ma già tanto forte che fa sognare e ripercorrere la strada dei ricordi, quelli felici quando le ovazioni erano per un altro Kluivert che regalava una Coppa Campioni in finale contro il Milan.
Ricordi belli e nostalgici, ma che ora fanno spazio al presente dove un altro campione sta nascendo e ha lo stesso cognome del padre, ma un altro numero, il 45, sulle spalle. Il suo.