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Il Milan di Van Basten, il Barça di Ronaldinho e il saluto di Del Piero: il calcio secondo Kobe Bryant

Il Milan è la prima squadra del cuore. Il “tour” italiano tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia nella seconda metà degli anni ’80 coincide con l’epoca di massimo splendore dei rossoneri. Arrigo Sacchi in panchina, gli olandesi in campo e uno di questi nel cuore di quel bambino americano fuori, ma italiano dentro. Il suo idolo? Van Basten, come avrebbe risposto qualsiasi milanista della sua età, ma non solo. “Era il periodo degli olandesi, c’era Maldini agli esordi e anche Baresi”, ha ricordato di recente Kobe Bryant, che ai colori rossoneri è rimasto affezionato anche in età adulta. La visita a Milanello nel 2013, con quello zainetto sulle spalle, proprio come un bambino in gita in un parco divertimenti. Lo spirito del Mamba, per un giorno non una superstar, ma un tifoso qualunque, solo più fortunato. E chissà quante volte avrà commentato le partite del Milan con Vujacic, suo ex compagno in quel di Los Angeles, col quale parlava spesso (se non sempre) in italiano.

Ma le passioni calcistiche del 5 volte campione NBA non si fermano a Milano. Gli anni passati insieme a Pau Gasol lo hanno avvicinato alla squadra simbolo dell’ultimo decennio, quel Barcellona che ha incantato anche l’altro lato dell’oceano e che la stella dei Lakers ha seguito nei tour estivi negli USA, ma non solo: c’è l’amicizia con Ronaldinho, che Bryant ha anche “imitato” in un celebre spot della Nike, così come quella con Henry, altro ex blaugrana ospite fisso dei parterre NBA (seppur “tifoso” di una delle storiche rivali dei Lakers, ovvero gli Spurs dei connazionali Parker e Diaw). E il Barcellona ha tributato il suo ultimo giorno da cestista con un video sul proprio sito, oltre che con un post sulla propria pagina di Instagram: “Proud that you’re a Barça supporter”, orgogliosi di averti come tifoso.

Anche nel giorno del suo addio, dunque, Bryant si dimostra capace di unire due mondi e due sport distanti. E in tanti faranno le ore piccole, stanotte, per assistere alla sua ultima partita. Chi si troverà allo Staples Centre, per salutarlo dal vivo, e chi farà nottata davanti alla tv. Tra questi, non mancherà Alessandro Del Piero, “storico” tifoso dei Lakers e pronto ad assistere all’ultimo atto della sua straordinaria carriera: “Campione straordinario, Kobe sei stato un grande, sei un grande per me e per tutti gli italiani – ha dichiarato Del Piero a Sky Sport -. Ti vogliamo bene e grazie per averci deliziato in tutti questi anni con le tue fantastiche giocate: sei stato fonte di ispirazione e modello per tanti, compreso me. In bocca al lupo per l’ultima volta, non vediamo l’ora di vederti”.

Due mondi, il calcio e la pallacanestro, così come l’America e l’Europa, uniti in un solo mito. Kobe Bryant conclude stanotte il suo farewell tour, una stagione che i Los Angeles Lakers hanno dedicato interamente a lui e al suo ritiro, e l’intero pianeta è pronto a tributare il giusto saluto al Black Mamba. Un simbolo del villaggio globale, quel Kobe che sin da bambino ha fatto la spola tra l’Italia e gli Stati Uniti a seguito del padre Joe, e che dal vecchio continente ha ereditato anche la passione per il calcio. Sì, il basket è e resta il primo amore, riprendendo le parole della sua lettera d’addio alla pallacanestro, ma come ogni bambino in Italia c’è anche un “altro” pallone a rapire il suo interesse. E quel pallone, che non rimbalza su un parquet, non ha mai smesso di seguirlo, da appassionato e da tifoso.

di Benedetto Giardina