Ieri magazziniere, oggi i gol in Serie B. Che favola per Diaw: “Ho accettato l’Entella senza nemmeno sapere quanto avrei guadagnato”
La favola Leicester, l’icona Jamie Vardy. L’operaio capace
di alzare al cielo una Premier. Che però, guardandosi intorno, ha scoperto di avere altri colleghi con un passato simile. Magari aprendo i propri orizzonti
verso categorie inferiori. Verso l’Italia, la Serie B. Con le dovute
proporzioni, certo, ma si tratta sempre di storie speciali ed uniche. Di chi è
partito dall’Eccellenza, passando dalla Serie D fino all’Entella. Da un ex
operaio ad un ex magazziniere: cambiano il mestiere e gli interpreti ma non la fame di gol, la voglia di
recuperare il terreno perso. Per comprenderlo basterebbe guardare negli occhi Davide Diaw, il protagonista di tutto ciò. “Giocavo nei dilettanti e pensavo che non ce l’avrei mai fatta,
il calcio ad un certo punto non era più la mia priorità – ha dichiarato il
giocatore biancoceleste in esclusiva ai microfoni di Gianlucadimarzio.com – Mi divertivo e
volevo darmi da fare col lavoro: ho fatto il magazziniere oppure aiutavo un
amico che possiede una catena di negozi a caricare e scaricare la merce, e così
via. Per assurdo, ho capito come avrei dovuto metterci tutto me stesso ‘grazie’
alla rottura del ginocchio: lì ho realizzato quanto mi mancasse davvero il
campo. In quel momento sono diventato grande”.
Le giuste motivazioni ritrovate
nel momento più buio. Ed il grande salto. “Dopo la rottura del ginocchio mi
trasferii alla Virtus Corno in Eccellenza, da lì poi al Tamai in D dove ero già
stato e dove ho segnato 13 gol in 26 partite. Quando mi ha chiamato l’Entella
quasi non ci credevo: una soddisfazione unica, non ci ho pensato un attimo. Non
mi interessava nemmeno sapere quanto avrei guadagnato: ho detto sì
immediatamente”. Lui, ragazzo “sempre positivo che non cerca mai di abbattersi”
nato a Cividale (UD) da padre senegalese e madre italiana ma “italiano al 100%
con un pizzico di senso d’appartenenza verso la cultura africana, anche se in
Africa non sono mai stato”, ha sempre inteso il calcio come puro divertimento. Fin
da quando “scendevo a giocare nel campetto sotto casa dal mattino alla sera
cercando di emulare il mio idolo di sempre, Ronaldo il fenomeno. Nel 2002 mi
ero fatto addirittura i capelli a mezzaluna come lui ai mondiali. Mi piaceva
anche Cissè ed infatti mi feci biondo in suo onore: quante ne ha dovute
sopportare mia mamma… – racconta divertito Diaw – Eppure lo rifarei: se mi
chiedessero se fossi disposto a rifarmi biondo in caso di playoff con l’Entella
non ci penserei due volte”.
Ieri il calcio era solo un divertimento; oggi lotta – e segna,
proprio sabato contro il Bari il secondo gol stagionale – in Serie B puntando
ai playoff. Strana la vita. Ribaltata in pochi mesi, tra rinunce e
sacrifici. Grazie al supporto di chi ci è sempre stato come gli amici ma
soprattutto la compagna e la madre, che l’ha cresciuto facendo sì che non
abbandonasse mai il proprio sogno. E che certamente l’ha supportato quando all’inizio
di questa avventura il salto dalla D alla B l’ha sentito, eccome. Sabati
pomeriggio trascorsi tra panchina e tribuna. Ma guai ad abbattersi: una sfida
continua per migliorarsi e sfruttare le proprie occasioni. Ed ora Diaw ne
raccoglie i frutti: “Durante i primi due mesi ho faticato molto finendo
anche spesso in tribuna ma ho cercato sempre di focalizzarmi completamente sul
calcio: niente serate né altri grilli per la testa, ero concentrato solo sul
far bene in campo grazie anche ad un ottimo gruppo e ad un ambiente perfetto
per crescere. Ammetto di aver pensato di andarmene a gennaio visto lo scarso
utilizzo ma la società ha voluto credere in me ed ora, ripensandoci, è stata la
scelta giusta rimanere. Ora mi trovo a mio agio, conduco una vita normale anche
se tutt’altro che monotona”.
Simpatico, Diaw. Tanto generoso in campo quanto umile fuori. In cuor suo sa
come la strada sia ancora lunga: “Non mi pongo obiettivi: devo fare il massimo
quando sono chiamato in causa e sfruttare ogni possibilità che mi viene
concessa. Devo imparare e migliorare ancora tantissimo, recuperando il terreno perso negli anni passati. Poi, sognare non costa
nulla… Intanto penso a diventare papà visto che tra un mese circa nascerà la
mia prima figlia, Celeste”, conclude l’attaccante classe ’92, emozionato. Le gioie della vita, una dopo l’altra.
Probabilmente se gli avessero riferito appena un anno fa che sarebbe
diventato papà e protagonista in B in pochi mesi avrebbe riso di gusto. Invece ora si gode il
suo momento guadagnato grazie ai sacrifici sul campo. Perché nessuno gli ha mai regalato niente. E certe soddisfazioni quando parti da così in basso hanno il
sapore di una favola. Che non sarà ai livelli di quella vissuta da Vardy ma che nei
sogni di Diaw è solamente all’inizio.