Morra (ma non cinese!): “Mi ispiro a Vieri, vorrei sfidarlo a footvolley. La mia passione per i vigili del fuoco e l’enologia…”
Rock-paper-scissors. No, grazie: preferiamo il made in Italy. Tre, due, uno… Mor-ra-ci-ne-se! Il grande classico, per ingannare il tempo o aggiungere un pizzico di sana competizione ad una semplice chiacchierata tra amici. “A ventuno anni ho detto basta, però. Ormai è rimasta soltanto l’allusione con il mio cognome, ma ce n’è un’altra ugualmente famosa: GoMorra!”. Suona un po’ come una minaccia, velata per carità. Niente giochi, si fa sul serio. Altro che sasso-carta-forbice, Claudio Morra segna – con i piedi – per la sua Pro Vercelli e nel tempo libero gioca. Sì, ma alla play station.
Sabato il secondo gol in Serie B, bello e importante, contro la Spal. Morra is on fire? “No, no lasciamo perdere che io da piccolino volevo fare il vigile del fuoco. E’ una cosa che mi è sempre piaciuta, ricordo quando facevo i primi calci che dopo l’allenamento passavo sempre davanti alla loro caserma e mi facevo mille domande. E’ un lavoro che trovo molto affascinante”. Di progetti ne avevi, dunque… “Più di uno a dir la verità, mi sarebbe piaciuto anche fare l’enologo. Ho pensato di iscrivermi all’università, ma poi non essendo una cima a scuola ho deciso di lasciare perdere”. Meglio non parlare al passato, però, perché a ventuno anni – nei limiti del lecito, ovviamente – non esiste cosa che non si possa fare, “esatto, diciamo che quello dell’università è un progetto in standby, ci sto pensando”.
Dall’inno dei vigili del fuoco a quello del Torino, ottimo gioco di musiche. Lo scudetto Primavera con Moreno Longo, il ricordo degli Invincibili e il Cuore Toro tre elementi che destano nostalgia e un timido sorriso in Claudio Morra. Belli e imprescindibili, un po’ come il camioncino – in miniatura – dei pompieri… “Gli elementi si intersecano tra loro perché lo scudetto lo abbiamo vinto con il Cuore Toro. Nonostante fossimo sfavoriti, abbiamo dato tutto e l’abbiamo portato a casa. Ho solo il rimpianto di aver saltato mezza festa quella sera per fare l’antidoping”. Quando parla degli Invincibili cambia tono di voce, si sente l’emozione, “perché è una cosa che non puoi descrivere, devi soltanto andare lì e viverla. Anzi, vorrei invitare tutti, almeno una volta, ad andare a Superga il 4 maggio. L’anno in cui c’ero io ricordo Glik che leggeva i nomi dei caduti e c’era un silenzio particolare, che ti dava l’idea di essere parte e di commemorare una grande famiglia, non una semplice squadra di calcio”.
Un po’ gli manca il Toro, “l’affetto dei tifosi e lo spirito che quella maglia ti dà. Mi è dispiaciuto solo non essere riuscito ad esordire in Serie A. In quella partita contro il Cesena – racconta Morra ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – mi sono scaldato tutto il secondo tempo, alla fine pensavo di entrare e invece niente”. Ma ormai è solo un ricordo, glielo impone, peraltro, lo stesso Cuore Toro… “Il suo significato è semplice: in qualunque situazione ti trovi, anche che essa sia la più dura, non devi mai mollare. Devi dare il 100 %, poi come va va, non è importante il risultato ma quanto tu dai per cercare di raggiungerlo”. Lo dice con una convinzione importante, perché forse davvero quella maglia – di colore granata – effettivamente riesce a trasmettere un qualcosa in più a chi la indossa…
Senz’altro c’è riuscita con Morra. Lo ha fatto crescere, non solo dal punto di vista fisico. Lo ha aiutato, lo ha consolato e gli ha urlato forte, ‘rialzati, sempre!’. In estate l’addio e una nuova avventura, proprio lì vicino. Strana la geografia, strano il destino… “Anche la Pro Vercelli oltretutto ha una grandissima storia e ne senti il peso, chiaramente in senso positivo. Siamo un grande gruppo, si vede che c’è piacere nello stare insieme e poi mister Longo ci trasmette quella carica Toro…”. Che vi porta a dare sempre il massimo, anche quando vi sfidate con i tiri al canestro nello spogliatoio. “Quel canestro è diventata un’istituzione…E chi perde paga! Gilardi ha sempre il portafoglio in mano, mentre Mammarella ormai è il nostro LeBron”.
Basket e…footvolley! Ma, quest’ultimo, solo figurato. Chissà un giorno… “Spero di sfidare Bobo Vieri, che è il mio modello e in cameretta ho ancora il suo poster. Poi in famiglia sono tutti interisti, quindi potete immaginare. Mi piaceva per la sua potenza fisica, la sua personalità. Una partita a footvolley in estate volentieri, speriamo di vincere qualche chupito anche se sarà dura…”. Progetti estivi, però, ora solo Pro Vercelli, gol e una combo di domande (più che lecita): rock, paper or scissors?