27 anni senza Gianni Brera, il Meazza del giornalismo sportivo
Era il 19 dicembre del 1992, il "Milan degli Invincibili" allenato da Fabio Capello e la neonata Inter di Osvaldo Bagnoli duellavano per lo scudetto. Quando i rossoneri batterono a San Siro l'Ancona nell'ultima partita di campionato del 1992, nessuno poteva sapere cosa sarebbe successo di lì a pochi giorni. Era il 19 dicembre, appunto, quando un incidente stradale ci portava via Gianni Brera.
Il Meazza dei giornalisti, come lo definì Indro Montanelli, se ne andò a 73 anni, lasciandoci in eredità tutta una terminologia calcistica quanto mai attuale. Sì, perche se c'è una cosa che non è mai mancata nel linguaggio di Gianni Brera è sicuramente la modernità. Termini che oggi sono entrati nel vocabolario comune di ogni appassionato di calcio e che talvolta possono quasi risultare banali, vista la nostra abitudine a pronunciarli. Banali di certo non lo erano per chi, nato nell'Italia del 1919 e affermatosi in un paese che tentava di rialzarsi nel secondo dopoguerra, li inventò. Parole figlie della mente e della penna di un fuoriclasse che ha lasciato un segno indelebile nella storia della lingua italiana.
Ed ecco che parlare di "contropiede", "pretattica", "libero", "centrocampista" diventa di uso comune. Abitudine che si deve solo ed esclusivamente a lui, che dello sport ha fatto la sua ragione di vita. Dello sport e dei suoi infiniti personaggi. Da Gianni Rivera, mai apprezzato fino in fondo per le sue scarse doti atletiche, a Pelè, esaltato proprio per le sue straordinarie qualità fisiche, abbinate a un'abilità tecnica sopraffina. Da Gigi "Rombo di Tuono" Riva a Roberto "Bonimba" Boninsegna, bomber ineguagliabili. Da Peppino Meazza, suo idolo d'infanzia, a Fausto Coppi, autentico eroe dell'altro sport a cui ha dedicato gran parte della sua carriera, il ciclismo.
Strenuo sostenitore del calcio difensivista "all'italiana", sicuramente sarebbe oggi poco incline ad accettare uno stile di gioco che va sempre di più verso il pressing alto e l'aggressione degli avversari ben oltre la linea di metà campo. Ma il mondo va avanti, si evolve e anche il calcio si adegua all'inesorabile scorrere del tempo. Quello che non passa mai è l'infinita gratitudine di ogni appassionato di sport verso chi, con le sue invenzioni e le sue terminologie, ha creato un linguaggio da cui tutti, ogni giorno, attingiamo senza quasi rendercene conto. Gianni Brera, il Meazza del giornalismo, che ha cambiato per sempre il racconto dello sport in Italia.