Galli: “Berlusconi chiarì subito che saremo diventati il club più forte del mondo: era 20 anni avanti”
Prima i trent’anni di Milan, adesso un altro traguardo prestigioso per Silvio Berlusconi, che compie ottant’anni. Nel 1986 Berlusconi acquistò il club rossonero, portandolo sul tetto del mondo per tanti anni. Uno dei primi acquisti dell’imprenditore milanese fu Giovanni Galli, che Tuttosport ha voluto intervistare in occasione di questo compleanno speciale:
“Ricordo il grande entusiasmo del presidente. Berlusconi ci fece subito sentire parte del progetto. Invitò a pranzo ad Arcore i 5 acquisti del primo mercato: Galderisi, Dario Bonetti, Donadoni, Massaro e il sottoscritto. Chiese a tutti di portare mogli e fidanzate. Alla fine solo io mi presentai accompagnato. E Berlusconi scherzò con mia moglie: ‘D’ora in poi lo vedrà pochissimo, avrà poco tempo libero perché dovrà pensare solo al calcio’. Era vero. Potevamo pensare solo a giocare. Se avevi bisogno del dentista, del commercialista, di comprare un frigorifero, ci pensava la società. Però non dovevamo sbagliare. In altri club, dove ho giocato, se fallivi una prestazione ti davano una pacca sulle spalle e ricominciava tutto la settimana successiva. Al Milan non potevi sbagliare. Fin dall’inizio Berlusconi chiarì che saremmo diventati il club più forte del mondo. Era 20 anni avanti a tutti. Inventò la presentazione show, le tournée all’estero e la rosa allargata a 25 giocatori. Adesso lo fanno tutti”.
Nonostante Berlusconi abbia reso per diverse stagioni il Milan il club più titolato al mondo, negli ultimi anni non è riuscito a mantenere la società ad alti livelli: “Il calcio è cambiato. Negli anni ’80 il campionato italiano era il migliore. I procuratori dei campioni passavano prima nelle sedi delle nostre società. Adesso vanno in Premier League, Germania, Spagna, un paio di club francesi, Cina ed Emirati Arabi. Bisogna scovare il talento bruciando la concorrenza. In Toscana si dice che ‘si deve andare a prendere l’uovo nel sedere della gallina’. Serve una rete di osservatori. Questa era una delle critiche di Barbara Berlusconi. Il padre non poteva fare modifiche radicali. In questi anni Berlusconi è stato la mente e Galliani il braccio. Il presidente non poteva tagliarsi un braccio. Ma il Milan sta imboccando la strada giusta con tanti giovani italiani in campo”.
Galli individua la soluzione per risolvere la crisi: “Servirebbero campioni in grado di insegnare mentalità vincente, rispetto ed educazione. Faccio un esempio del “mio” Milan. Un giorno un ragazzo si era fatto la barba nello spogliatoio al termine dell’allenamento, ma non aveva pulito il lavandino. Un “senatore” lo prese per il collo ordinandogli di lavare tutto. Fateci caso: il Milan non ha più vinto da quando hanno smesso Gattuso, Inzaghi, Nesta e Ambrosini. Serve una bandiera perché in una squadra non basta picchiare un pugno sul tavolo. Servono persone che hanno conosciuto la storia del club e possono trovare le parole giuste per parlare alla squadra. Sacchi? Fece subito una mossa intelligente: volle parlare a tu per tu con tutti. Mi convocò a casa sua. Restammo tre ore a conversare. Credo che in quel momento decise di tenermi. Altri giocatori arrivati con me, come Galderisi e Dario Bonetti, vennero ceduti in prestito. Berlusconi e Sacchi sapevano che il calcio è la capacità di non trascurare il minimo dettaglio”.