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Ferguson, Rooney, gli infortuni. “Vi racconto il mio United, e posso tornare”: riecco Macheda, sette anni dopo quell’esordio

5 aprile 2009. Manchester United – Aston Villa, i ‘Red Devils’ stanno perdendo 2 a 1 e Sir Alex Ferguson, a 15’ dalla fine, decide di gettare nella mischia un tale Federico Macheda, appena diciassettenne. “Who?”, la domanda più gettonata tra gli spalti dell’Old Trafford, quando gli spettatori videro quel giovane italiano col 41 sulle spalle fare l’esordio tra i grandi. E poi? Arriva il pareggio di Ronaldo e, al 93’, Macheda, su assist di Giggs, si inventa il gol della vittoria: stop di tacco orientato e tiro a giro che si insacca in rete. 3-2: unbelievable.Golden Boy’, ‘enfant prodige’: titoloni da tabloid del giorno dopo per il giovane ‘Kiko’. “Chi ben comincia è già a metà dell’opera”: doveva essere la rampa di lancio perfetta per una carriera da predestinato, invece…

5 aprile 2016. Esattamente 7 anni dopo, tra sfortuna e infortuni, i segnali di quell’esplosione tanto sperata ai tempi dello United tardano ancora a palesarsi. E quante maglie indossate: Samp, QPR, Stoccarda, Doncaster Rovers, Birmingham, Cardiff e Nottingham Forest. “Che fine ha fatto?”, vi domanderete voi. A rispondere ci pensa lo stesso Federico Macheda, in esclusiva per Gianlucadimarzio.com:Ora sono al Nottingham Forest e sto bene, sono arrivato da due settimane e sto giocando con continuità. Mi sto trovando alla grande e spero di fare benissimo in questi ultimi 8 match di campionato. Siamo a metà classifica e vogliamo chiudere nel migliore dei modi la stagione”. Il presente, probabilmente, non rispecchia in modo esatto le attese e le speranze che il ‘Kiko’ sognatore riponeva per la propria carriera ai tempi dello United.

Sguardo voltato un attimo indietro, direzione passato, e cassetto dei ricordi riaperto per un istante, forse con un pizzico di nostalgia: “Sette anni fa fu un momento bellissimo anzi, è stato il momento in cui sono diventato professionista. Un giorno speciale. Ricordo come fosse ieri che Ferguson, un po’ agitato perché stavamo perdendo, mi disse: ‘Entra, lavora duro e stai tranquillo’. Segnare il gol vittoria, poi, fu un sogno. Se guardo indietro e ripenso a 7 anni fa vedo un momento del passato, che rimarrà per sempre dentro di me, ma che appunto ormai è passato e, per questo, voglio far di tutto per tornare a quei livelli. So che ce la posso fare”. E chissà come dev’essere per un diciassettenne di belle speranze condividere uno spogliatoio e regalare un gol vittoria a gente come Ronaldo, Giggs e Rooney, tra i tanti. “Quello del Manchester Utd era uno spogliatoio tranquillo, ma che risate! Ci si divertiva e si scherzava molto. Io, personalmente, ho legato più con gli stranieri, soprattutto con Nani, Evra e Tevez. Era un gruppo divertente. Purtroppo, non ho avuto modo di instaurare un’amicizia con Ronaldo perché da lì a poco lasciò Manchester. Invece, Giggs e Rooney, mi hanno impressionato come giocatori, ma soprattutto come persone: il primo, sapeva sempre darmi i consigli giusti; il secondo, come attaccante, aveva una cultura del lavoro pazzesca e capisci la qualità del campione dal fatto che, alla fine di ogni allenamento, si fermava sempre per fare allenamento extra. Spesso ne approfittavo e stavo anche io con lui negli extra per ricevere preziosi consigli”.

Quando vesti la maglia dei ‘Red Devils’ una volta, rimani per sempre uno di loro. E ‘KikoMacheda non fa eccezione: “Li seguo sempre con piacere, anche se non stanno facendo così bene. Era prevedibile un calo dopo l’addio di Ferguson, ma è una grande società e sono sicuro che già dal prossimo anno torneranno a stupire. Purtroppo, dei miei ex compagni sento ancora De Gea ogni tanto, ma con gli altri ho perso un po’ i contatti”. Romano, romanissimo, ‘Kiko’. Tanti anni di Inghilterra non sono bastati per attenuare quel marcato accento romano, una specie di sentenza riguardo la provenienza del giocatore cresciuto nell’Academy dello United, ma orgoglioso del proprio ‘Made in Italy’. Idee e obiettivi ben chiari, poi. E soprattutto, consapevole delle motivazioni riguardanti la (finora) mancata consacrazione… “La mia mancata esplosione? Ogni anno ho dovuto combattere con gli infortuni e ho avuto pochissima continuità. Poi, al Manchester Utd, era difficile giocare in prima squadra perché qualche attaccante niente male c’era – ride – A parte gli scherzi, oltre a giocare con dei campioni, sono stato molto condizionato dagli infortuni. E poi, sinceramente, posso affermare che i continui prestiti di 6 mesi che hanno contraddistinto la mia carriera, fino a questo momento, non hanno facilitato il mio percorso. Tuttavia, dopochè terminò il mio contratto con lo Utd, mi volevano in Premier League, ma io accettai la corte del Cardiff in Championship perché ad allenare lì c’era Solskjaer, il mio allenatore nelle giovanili dei Red Devils. Sfortunatamente, fu esonerato dopo appena due mesi, ma tornare in Premier League è un mio obiettivo, eccome se lo è! Ad ogni modo, non escludo nemmeno un ritorno in Serie A. Sono convinto di poter tornare ai massimi livelli”.

A dirla tutta, la storia di Macheda, probabilmente, è tornata alle mente anche di recente dalle parti di ‘Old Trafford’. Il motivo? Un altro giovane che, come Macheda 7 anni fa, si è rivelato decisivo segnando addirittura una doppietta all’esordio contro l’Arsenal: Marcus Rashford. “Confermo, la storia di Marcus Rashford ricorda un po’ la mia, sia per il gol all’esordio che per tante altre cose, ma come giocatori penso che siamo abbastanza diversi. Gli auguro il meglio e se dovessi dare un consiglio ad un ragazzo che si ritrova come me a lottare per una maglia in un grande club, consiglierei di giocarsi le proprie carte se capisce di essere davvero considerato, perché giocare in un top club è davvero il massimo. Invece, se non c’è spazio, è giusto farsi le ossa da qualche altra parte”. Ragazzo tranquillo, Macheda. Consapevole del fatto che, per tornare ai massimi livelli, bisogna essere professionisti sia in campo che nella vita di tutti i giorni: “Sono un ragazzo tranquillo: adoro stare insieme alla mia ragazza e portare a spasso il cane. Poi, mi piace molto andare al cinema, ma generalmente preferisco la tranquillità e comportarmi da professionista serio”. Voglia di tornare a far parlare di sé? Presente. Convinzione nei propri mezzi? Ancora di più. “Chi ben comincia è già a metà dell’opera”, sì, ma evidentemente ‘KikoMacheda, fino ad ora, ha dovuto dannare più del previsto. E chissà che, intraprendendo una strada più in salita, difficile e tortuosa, al momento dell’arrivo non possa togliersi ancora più soddisfazioni. A noi non resta che fargli un grosso in bocca al lupo, sperando che questi 7 anni di tribolazioni non siano altro che il preludio ad una seconda parte di carriera da giocatore assoluto. D’altra parte, lui è pronto a scommetterci: “Il meglio deve ancora venire”.

Alberto Trovamala