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Favola Murgia, dal nuoto agli Offspring: dietro le quinte di un match-winner

Pensarlo adesso è inevitabile: “Ragazzo, andrai lontano”. Perché è successo tutto in fretta. Quel guizzo, quello scatto, quella palla messa lì: “Questa arriva a me”. Voto inserimento: 10. Tempismo: 10+. Il dialetto imporrebbe un “90esimo e du’ spicci” ma “al fotofinish” va benissimo. Murgia come Nesta perché pure lui decise una finale col piattone, Murgia idolo, Murgia talento, Murgia… Murgia e basta. “Ale”. La Supercoppa porta la sua firma. Discovery Murgia ora. I segreti e le curiosità di chi da piccolo provò pure a fare nuoto. Primo aneddoto. E alla fine vinse il calcio. Tutto merito di papà: “Mi vedeva tornare a casa col borsone da calcetto e sorrideva”. Rivendicazioni: “Mi piace pensare che gli ho trasmesso la passione”. Di sicuro ha influito. Subito Lazio? No, prima il “Colombo”. Due anni lì, in un campo che adesso non esiste più. Smantellato. Volevano farlo giocare coi più grandi ma il padre si oppose. “No, niente agonismo”. E alla fine arrivò la Lazio: percorso lineare, sempre da protagonista. Faccia pulita da ragazzo a modo. Educato. Soprannome? Uno: “Lo chiamavo il‘ Bello’ – ci raccontò Enrico Fabbro tempo fa, uno dei suoi primi allenatori (leggi qui)tutte le ragazzine gli andavano dietro”. Elogi e complimenti: “Ha visione di gioco, un bel tiro, per me è un regista”. Tuttocampista.

“GRAZIE INZAGHI”

Guai a togliergli la 10 però: “Una volta gli diedi la maglia numero 11 e lui mi rispose così… “e mo’ che è sto numero?!”. Leader nato, personalità. Qualità. Roba da Offspring: “You’re gonna go far, kid”. Cantavano così una decina di anni fa,scalando le classifiche. Successo… per successo. Murgia-story a ritmo di note. Una volta provarono a farlo giocare davanti: “No, gioco a centrocampo”. Ale si impuntò talmente tanto che fu spedito in panca. Ragazzate. Ma alla fine… arriva Inzaghi: “Murgia l’ho cresciuto io, è uno dei miei ragazzi”. Come Lombardi, Straskosha, Crecco e tanti altri. Tutti campioni in Supercoppa. “Ale” match-winner però, selfie e scatti con la coppa a fine gara, poi via a Formello. In 5000 a cantare “Murgia alè”. “Ho realizzato il sogno di una vita”. Feeling speciale col mister: “Senza di lui non sarei qui”. In Primavera ha vinto tre trofei, in Serie A ha già segnato 2 gol, ora punta l’U21 e un posto in prima squadra. I gol aiutano, specie se decisivi. Ah, un bel grazie a Bertolacci magari ci sta: i due sono cognati, hanno un bel rapporto e l’ex Milan lo riempie sempre di consigli. Murgia ascolta, studia, si applica. Legge: “Open” è il libro-must prima di andare a letto. Non ha vizi, non si sente un fenomeno, ha una ragazza che lo segue sempre e si fa voler bene pure dai compagni, tant’è che l’anno scorso – durante il ritiro di Marienfeld – ha festeggiato i suoi 20 anni con una sorpresa di tutta la squadra: “Ero emozionatissimo”. Non come ieri però. Quella palla, quel guizzo, quel piattone. Indelebile. “Ragazzo, andrai lontano”. Così cantavano gli Offspring. Così nasce Alessandro Murgia.