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Fabio Ceravolo, l’attaccante-pittore del Benevento: “In campo faccio gol, fuori dipingo. Il mio stile? Pop art”

Calcio è arte, calcio e arte. Alla fine è solo questione di accento ma, in fondo, il significato non cambia di molto. Perché nell’arte di fantasia ne devi avere eccome. E, si sa, anche averne un po’ in campo non guasta mai. E chissà se l’estro che utilizza nel comporre le sue opere, Fabio Ceravolo non provi ad usarlo anche nel calcio. Professione? Attaccante del Benevento. Però fuori dal campo… “Mi piace dipingere sulle tele – racconta Ceravolo a GianlucaDiMarzio.com – Da un po’ di anni è la mia grande passione. Di tempo libero ne ho parecchio e quando non ho allenamento trascorro il mio tempo così. Il mio stile? La pop art, mi piace dipingere roba allegra (in basso alcuni dei suoi quadri). Da quando ho iniziato a fare la tela di Topolino, in tanti me la chiedono. Ma io mica faccio il pittore di lavoro? – ride – In realtà il disegno mi è sempre piaciuto, anche quando andavo a scuola. Avrei voluto iscrivermi all’istituto dell’arte, poi ovviamente ho preso un’altra strada. Mi piace molto anche il design, creare ordine e disordine nelle mie case. Ogni volta che cambio città mi piace arredarla a modo mio, anche con dei mobili che mi porto dietro. Poi i miei quadri riempiono sempre le pareti, danno colore ed allegria alle mie case”. E non c’è miglior accompagnamento, alle ore passate davanti alle tele, della musica. Soprattutto se vintage. “Poi colleziono da anni dei dischi in vinile 33 e 45 giri. Porto sempre dietro con me il mio giradischi, mi piace un certo tipo di musica vintage”.

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Passatempo da artista. In campo, però, ha anche tanta concretezza: quella del gol! E’ per questo motivo che la doppietta segnata all’Entella con il suo Benevento, nonostante la sconfitta, è stata un po’ una liberazione. “Mi ero già sbloccato a Bari però questi due gol mi danno autostima e fiducia. Anche se avrei preferito non segnare ma vincere la partita. I gol degli attaccanti, in un campionato così lungo, arrivano sempre. Questo non è mai stato un problema. Certo, se con i miei gol riesco a dare un contributo in più al Benevento è decisamente meglio”. E, nonostante le ultime due sconfitte, la classifica dei giallorossi resta comunque positiva. Sesto posto e 14 punti in classifica (15 sul campo senza la penalizzazione): la squadra di Baroni è certamente tra le sorprese di questa Serie B. “La nostra resta una classifica positiva. Considerando che siamo una neopromossa, c’è qualche calciatore che per la prima volta assapora la Serie B. Sicuramente le ultime due uscite non ci hanno permesso di proseguire la serie positiva di risultati, però rimane di buono quello che abbiamo fatto ad inizio di campionato e tutt’ora. Sappiamo che l’avventura della Serie B è lunghissima e verremo certamente fuori alla distanza. Obiettivi? Non ce ne siamo fissati. Non bisogna dare aspettative che poi non si possono mantenere. Chi ha fatto il mercato si è mosso bene, perché c’era già una base solida e soprattutto per i nuovi arrivati è servita a formare immediatamente un gruppo molto compatto”.

A 29 anni, Ceravolo, ne ha fatta di strada. Anche in Serie A, soprattutto con la maglia dell’Atalanta. E proprio a Bergamo ha incrociato Antonio Conte, in quella che è stata forse l’unica esperienza negativa in panchina per l’allenatore del Chelsea. “Nonostante la stagione difficile, capii subito che era un predestinato. Notavo proprio il carattere di un allenatore che voleva emergere e farsi notare. E i fatti, poi, mi hanno dato ragione. Con la Juventus ha compiuto un miracolo, ha fatto ritornare l’entusiasmo in un ambiente che veniva da qualche anno buio. Mi sono trovato benissimo con lui, mi schierava addirittura da esterno di centrocampo nel suo 4-2-4. Ricordo la sua cultura del lavoro, della cura dei dettagli. E in ogni momento ti insegnava calcio, anche se vivevamo una situazione difficile”. Due stagioni intense in nerazzurro per Ceravolo, in quella che era l’Atalanta anche di un giovanissimo Gabbiadini. “Sì, veniva dalla Primavera – prosegue – così come Zaza. Si notava subito che aveva qualcosa in più, il suo tiro di sinistro era già a 17 un qualcosa di incredibile. L’unica cosa che gli mancava era un po’ di carattere, emotivamente era acerbo. Ma era giovanissimo. Oggi si parla tanto di lui ma, quel che posso dire, è che Gabbiadini può certamente giocare da prima punta. Ha sempre fatto tanti gol, anche quando giocava poco, e poi ha un gran tiro”. E in quegli anni Gabbiadini si divideva tra campo e lavoro: “Era un ragazzo umile. Ricordo che quando veniva a fare allenamento, poi ci raccontava che nel tempo libero andava a lavorare, faceva il meccanico”. Ed erano anche gli anni delle serate con Bonaventura: “Jack era la mia spalla quando si andava a cena o a ballare. E’ un tipo solare, gli piace divertirsi come me. E con lui quante serate negli anni di Bergamo…”.

Il nerazzurro dell’Atalanta gli ha regalato delle esperienze importanti. Quello dell’Inter, invece, lo accompagna sin da bambino. “Sono tifoso dell’Inter. Ed è per questo che il mio idolo è Ronaldo ‘il fenomeno’. Continuo sempre a guardare i suoi video, ti lasciano ogni volta a bocca aperta”. E poi ci sono i ‘mostri’ incontrati sui campi di Serie A. “Ibra era enorme, faceva impressione solo a guardarlo. Pirlo invece ti colpiva per la sua tranquillità: sembra sempre che ci stai per togliere la palla, poi non ci riesci mai. E ricordo un Mexes alla Roma insuperabile, contro di lui ho vissuto una delle partite più difficili della mia carriera”. E quella Serie A persa ormai sei anni fa, Ceravolo spera di recuperarla presto. Anche se un’opportunità del genere c’è stata già in estate: “Sì, potevo andare al Pescara ma la situazione di Benevento mi è piaciuta molto. E’ una società neopromossa, c’è grande entusiasmo. Baroni mi conosce e mi ha voluto fortemente. Poi nel calcio non conta tanto l’età, se lo meriti il salto di categoria riesci comunque a conquistarlo. A Benevento ho un biennale, spero di riuscire a tornare in Serie A questa società”.

Tanta voglia, fiducia e… fantasia! Quella, a Fabio Ceravolo, non manca mai. In casa con la pittura e anche in campo. E i sogni non lo abbandonano, li porta sempre con sé. Insieme alle tele e il suo giradischi.