Dalla rissa con un compagno all’esordio in Premier: Enciso e l’aneddoto con De Zerbi
L’aneddoto con De Zerbi rivelato dall’attaccante del Brighton, Julio Enciso
7 gol e 4 assist alla prima stagione in Europa. E’ questo il rendimento di Julio Enciso, giovane attaccante paraguaiano del Brighton allenato da Roberto De Zerbi.
Brighton, l’aneddoto di Enciso con De Zerbi
“Sono arrivato al club da sconosciuto e non ho avuto opportunità all’inizio. Sono giovane e stavo impazzendo perché volevo giocare. Ero preoccupato perché giocavo nel Libertad e quando sono arrivato al Brighton non ho avuto possibilità. Fortunatamente, avevo i miei genitori lì con me, abbiamo avuto molte conversazioni perché a un certo punto volevo arrendermi. Mac Allister mi ha detto di avere pazienza”, così il classe 2004 a Tigo Sport. Su De Zerbi: “L’italiano lo capisco più o meno, mi ha detto che conosceva un altro paraguaiano come Vitor Hugo Mareco e mi ha detto di dare tutto su ogni pallone, di metterci impegno e garra”.
Enciso ha poi rivelato un aneddoto con l’allenatore italiano relativo allo scorso ottobre, nella settimana precedente all’esordio stagionale contro il Chelsea: “Durante l’allenamento, Billy Gilmour mi ha afferrato la maglietta e io gli ho dato una gomitata, mi ha strappato la maglia e io l’ho spinto via. A quel punto, l’allenatore ha interrotto l’allenamento e mi ha abbracciato, mi ha rassicurato e alla fine della seduta mi ha portato a camminare e mi ha chiesto: ‘Quante partite hai giocato in Premier League?’. Lì mi sono spaventato perché pensavo fosse arrabbiato. Ho risposto: ‘Nessuno, Profe'”. Così mi ha risposto: ‘Bene, preparati domani perché ti darò una possibilità. Non ti sto dicendo che giocherai titolare, ma ti darò la possibilità’. Non potevo crederci. Poi mi sono scusato con Gilmour per la situazione e gli ho anche detto che grazie a lui sembra che giocherò”.
L’attaccante paraguaiano ha poi parlato della sua stagione in Premier League: “Penso che sto imparando molto. Al Libertad avevo una testa diversa e pensavo che se non avessi segnato un gol, avrei fatto una brutta partita. In Premier mi hanno fatto vedere che non è così, che devo fare bene il lavoro. Wembley è stato lo stadio che mi ha sorpreso di più. L’erba, l’atmosfera, tutto. Ho pianto dall’emozione quando ho ricevuto il premio come migliore in campo”.