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“Mamma, il turco!”. Il ritorno di Uçan: capelli corti e primo gol

La conoscete la storia di Sansone, l’eroe che prendeva forza dai suoi capelli? Dimenticatela. In un nuvoloso pomeriggio ciociaro, Salih Uçan ha smentito la Bibbia.

Lo ricordavamo con i riccioli lunghi e la maglia della Roma addosso. Tante aspettative, tutte disilluse. Sette presenze in due stagioni, nessun lampo. Quest’anno non aveva ancora giocato. Si era presentato rasato in ritiro. Un nuovo inizio. Andreazzoli non pensava a Sansone. Temeva solo il riacutizzarsi di un problema al flessore della gamba sinistra. Sei partite in panchina, mai utilizzato. A Frosinone è arrivato il suo momento. Buttato in campo al posto di Zajc al 67’. E tredici minuti dopo, il turco lo ha salvato. Un destro al volo dal limite – a dieci minuti dalla fine di Frosinone-Empoli – per regalare ai toscani il 3-3 finale. Mamma il turco, che gol. Simile a quelli che faceva da ragazzino nel Bucaspor, quando sembrava il Pogba dai riccioli d’oro. “Salih Uçan significa in italiano ‘colui che vola’. Spero di farlo anch’io”, disse nella conferenza di presentazione a Trigoria.

Sabatini lo aveva portato in giallorosso nell’estate del 2014. Aveva vent’anni, una capigliatura imponente e una tecnica scintillante. Sulle spalle il numero 48, la sigla automobilistica di Marmaris, sua città natale. Turchia del sud, un luogo di mare e di speranze. Per i tanti profughi che passano da quelle parti, sognando l’Occidente. Un po’ come ha fatto lui – per fortuna soltanto dietro a un pallone – qualche anno fa.

Prima l’addio al Bucaspor in direzione Istanbul. Sponda Fenerbahce. Il debutto in Europa appena maggiorenne, le convocazioni in Nazionale, le stimmate del predestinato. Un’intera nazione convinta di aver trovato un fenomeno e una testa che si monta. Solo esteticamente, per carità. Riccioli che diventano sempre più alti, quasi iconici. Un andamento inversamente proporzionale alle sue prestazioni sul campo. A parte rare, scintillanti eccezioni: l’esordio da titolare in Cesena-Roma per esempio. Giornata numero 28, vittoria giallorossa di misura. Gol di De Rossi, assist di “colui che vola”.

Come il tempo, che passa e sembra non curarsi delle promesse. Rudi Garcia lo mette ai margini, poi arriva Spalletti e dimostra chiaramente di non considerarlo un giocatore da Roma.

La sua avventura in giallorosso finisce così, in silenzio. Due estati dopo il suo inizio. Non parla una parola d’italiano, ma lascia un messaggio su Instagram: “Cari tifosi della Roma, ho cercato di meritare la vostra attenzione e il vostro affetto. Vi ringrazio di cuore per la vostra accoglienza. Arrivederci Roma”. Un misto di rassegnata accettazione del destino e timidezza. La foto è quella di un ragazzo di 22 anni sotto una curva Sud sfumata. Braccio alto per salutare un pubblico che forse ricambia, forse non se ne accorge neanche. La foto questo non lo racconta.

Torna a casa, al Fenerbahce. Inizia ad accorciare i capelli e forse anche le speranze di grandezza. Dicono che sia troppo timido per esplodere. O forse solo troppo lento per il calcio di oggi. Maledetto tempo, diceva un suo compagno che oggi non gioca più. Magari Uçan ha solo sbagliato epoca, pensano in tanti. Bello da vedere, facile da intercettare.

I suoi 188 centimetri sembrano essere meno senza la vecchia chioma, il passo caracollante e apparentemente indolente non basta più neanche in Turchia.

Il Fenerbahce lo riprende ma poi lo gira in Svizzera al Sion allenato da Tramezzani. Poca luce anche lì. Sembra un viale del tramonto ma poi ecco la chiamata di Andreazzoli. Che a Roma lo vedeva in allenamento e forse sognava di dargli una chance, un giorno.

E così, da un pomeriggio di Frosinone, ricomincia la carriera di un talento che si era perso per strada. A Empoli non lo hanno neanche presentato. Lo hanno lasciato tranquillo, lui ha aspettato. Neanche una foto sui social, mai una parola. Parla il campo, amano dire i campioni.

Chissà se Salih lo sarà mai. Un tempo ci avrebbero scommesso in tanti. Oggi ha 24 anni e la voglia di cacciarsi tutto alle spalle. Ha domato il “Leone” con un destro al volo. Sansone lo fece a mani nude. I capelli, ieri come oggi, non contano niente.