Dalla benedizione della mamma a quella di Gerrard. Barkley lascia il ‘Royal’ e passa al Blue Chelsea. Storia di un giocatore che è sempre andato avanti…
“C’eravamo tanto amati”. Everton e Barkley una storia d’amore che tra tanti tira e molla alla fine è finita. Ha scelto il Chelsea, ha scelto il grande palcoscenico quattro mesi dopo aver rinunciato al passaggio al club di Roman Abramovich. “Ho semplicemente deciso che a causa del mio infortunio, sarebbe meglio aspettare a prendere una decisione sul mio futuro e valutare tutte le opzioni a gennaio quando tornerò in piena forma”. Così Barkley in un tweet del 2 settembre dove spiegava le ragioni del rifiuto all’ultimo momento del trasferimento al Chelsea. Personalità.
Un rapporto difficile con Koeman, poi Unsworth che gli aveva riaperto le porte della prima squadra: “È un grande talento. L’Everton ha dato molto a lui e lui a questa squadra se resta potrebbe diventare uno dei migliori di sempre per questo club”. E ancora Allardyce, l’ultimo manager in ordine di tempo ad aver assunto l’incarico di capo allenatore dell’Everton: “Se vuole qui c’è spazio per lui”. Ma lui non ha voluto, lo spiegherà ai tifosi dei Toffees perché ha lasciato la squadra che fin da bambino aveva giurato di difendere e di indossarne la maglia, ovunque.
Dalle partite con gli amici a ‘tedesca’ alla Nazionale:
È nato a sud di Liverpool, a Wavertree, un quartiere universitario. Da piccolo trascorreva la domenica giocando a “tedesca” coi suoi amici a Picton Park, ad appena quindici minuti dal Goodison Park, nello stadio dove sognava di indossare la maglia e i colori blu della squadra della sua città. Lui sognava, ma qualcun altro ci credeva:
“Da piccolo iniziavo molte frasi dicendo – Se dovessi giocare nell’Everton… -, ma mia madre mi correggeva sempre – No, quando giocherai nell’Everton – “. E il suo sogno si realizza già al suo ultimo anno di elementari quando viene messo sotto contratto proprio dai Toffees. Un talento cristallino che impressionò Ray Hall, il suo allenatore fino ai quindici anni (per capirci: l’uomo che scoprì Rooney), per la capacità di calciare indistintamente sia di destro che di sinistro. Impressionante e precoce. E poi? Cresce nel vivaio dei Toffies e sembra pronto per approdare in Premier League già a 16 anni, ma in Under 19 con l’Inghilterra (sì avete letto bene!) si rompe una gamba in tre parti. Calcificate le fratture torna e riprende da dove aveva lasciato ed esordisce nella massima serie con David Moyes che poi lo gira in prestito allo Sheffield Wednesday fino a dicembre del 2012 e poi al Leeds fino all’estate del 2013.
Foto account Twitter Ross Barkley
L’esplosione e la benedizione di Gerrard:
Ritornato a casa trova, al posto di Moyes, Roberto Martinez che resta impressionato dalle sue qualità messe in mostra nel precampionato: “Il periodo in prestito e il lungo infortunio che ha dovuto superare lo fanno sembrare più vecchio di quanto non sia. Quello che sta facendo lo dimostra”.
Alla prima da titolare in Premier League, infatti, incide. Primo gol tra i grandi contro il Norwich (prossimo avversario del Chelsea in Fa Cup ndr.). Un gol atteso e culminato con una corsa impazzita verso il settore dei suoi tifosi, della sua gente. Finalmente il sogno del bambino era diventato la realtà dell’adulto. Gioia e orgoglio.
Il talento c’è e in Inghilterra ne parlano tutti. Tra i vari anche chi non ti aspetti: il capitano degli acerrimi rivali del Liverpool, Steven Gerrard, che dopo il suo esordio in nazionale maggiore nel settembre del 2013, coinciso con la vittoria dell’Inghilterra, gli disse: “Sei di Liverpool, un ragazzo del posto che gioca per la squadra per cui fa il tifo e non c’è niente di meglio. Devi restare e crescere lì. Diventerai uno dei migliori”.
Parole di cui “Rossi” (soprannome guadagnato nelle giovanili e mai più abbandonato) va orgoglioso e che si aggiunge ai mille attestati di stima. Al coro si aggiunge anche il suo allenatore Martinez che lo definisce un ibrido tra Gascoigne e Ballack: rapido, forte fisicamente ed energico come “Gazza” ma anche un tiro dalla distanza potente e preciso come quello del tedesco.
E ancora… il Mondiale del 2014, uno dei punti più alti della sua carriera da predestinato. Tanti Gol, assist e la duttilità. Qualità che lo hanno portato tante volte ad essere accostato a grandi club. Su tutti il City che era arrivato a offrire 45 milioni di sterline per il suo cartellino e il Manchester United che voleva portare via un altro talento da Goodison Park dopo Rooney.
Foto account Twitter Ross Barkley
Le risse, il rapporto conflittuale con Koeman e il passaggio al Chelsea:
Ma troppa luce per un ragazo di vent’anni fa male alla testa. Qualche problema fisico di troppo, le intemperanze giovanili fuori dal campo come la rissa in un pub di Liverpool dell’aprile scorso e il rapporto poco idilliaco con Ronald Koeman lo hanno fatto finire ai margini della squadra: “Non sono sicuro che Barkley resterà con noi anche la prossima stagione, perché è da molto tempo che sta pensando al suo futuro e ancora non ha preso una decisione. Ma io non sono preoccupato: a me piace lavorare con giocatori che vogliono stare qui, se andrà via, noi continueremo ad andare avanti e cercheremo un giocatore che possa sostituirlo nel suo ruolo. Se rimarrà, ci sarà più concorrenza in quella posizione del campo la prossima stagione”.
La storia poi la conosciamo tutti: Barkley si fa male (infortunio al bicipite femorale) viene messo sul mercato, ma a parte qualche avance del Tottenham di Pochettino, a cui il centrocampista aveva strizzato l’occhio più volte, e il passaggio rifiutato all’ultimo al Chelsea di Conte, pochi si sono interessanti a lui la scorsa estate. ‘Rossi’ aveva deciso di rimanere all’Everton, i suoi tweet di incoraggiamento alla squadra prima del derby dello scorso 10 dicembre avevano fatto sperare qualche nostalgico tifoso – ancora convinto che i colori contino qualcosa – ma nulla da fare. Ha scelto il Chelsea, ha scelto lo step successivo: la Champions League. Sempre in blu, ma diverso dal Royal Blue che aveva giurato di difendere e indossare per sempre.
Ha preso una decisione importante: cercare fortuna altrove, lontano da casa sua dove tutti lo amavano. Lascia dopo 179 presenze e 27 gol e 24 anni, mica male. Ora la sua casa sarà Stamford Bridge dove magari canteranno quel coro tanto caro ai tifosi dei Toffees: “We’ve got a diamond called Ross Barkley!”.
Foto account Twitter Chelsea