Dai discorsi sulle donne con CR7 e le frittate con Pogba alla nuova sfida col Novara: Macheda, otto anni dall’esordio con lo Utd
Da ‘Nuovo CR7’ a ‘Bidone’: certo che Federico Macheda le ha passate proprio tutte. Con l’unica colpa, se così si può dire, di aver creato su di sé attese troppo grandi da rispettare per chiunque. 5 aprile 2009, ricordate il suo esordio col Man Utd contro l’Aston Villa? Domanda retorica. Ottavo anniversario di quel giorno, oggi. Manchester. Quel che fu l’inizio di una nuova vita: qualche problemino iniziale con l’inglese non bastó certo a fermarlo. Merito anche di un’amicizia speciale con Paul Pogba. “Paul abitava proprio davanti a casa mia e veniva sempre da me a giocare a ping pong ed a mangiare la frittata che gli cucinava mia madre, ne andava pazzo!”. Fino agli allenamenti con Cristiano Ronaldo e Rooney: “Io e CR7 eravamo sempre seduti vicino sul pullman della squadra a parlare di donne; mentre con Wayne mi fermavo a calciare terminati gli allenamenti”. Anche se il suo idolo è sempre stato uno solo: “Ibra”.
E pensare che prima della settimana del debutto non si era nemmeno mai allenato ‘coi grandi’. “Ferguson mi disse che se avessi fatto bene con la squadra riserve sarei andato in panchina con loro: mantenni la promessa facendo tre gol”. Tacco a rientrare e tiro all’incrocio per il 3-2 finale al 90’: scenografia da Oscar per la metamorfosi da Federico a ‘Kiko’. “Mi feci dare il dvd della partita e passai la notte a rivedere quell’azione”. Trasformatasi in condanna. “Giggs mi disse che tutta quella gente era lì per me ma io in quel momento non capivo niente”.
Comprensibile per chi addirittura non avrebbe mai pensato di andare in Inghilterra. E vestiva all’epoca la maglia della propria squadra del cuore, la Lazio. Fu però impossibile rifiutare le avances di Ferguson: in seguito alle segnalazioni dello scout David Williams volle portare l’italiano a Manchester a tutti i costi. Pensate che per convincerlo consegnó addirittura al proprio fratello una maglietta personalizzata da recapitare a ‘Kiko’. Dire di no fu impossibile. Concedendogli così la possibilità di voltare definitivamente pagina dopo un’infanzia non proprio semplicissima. Periferia romana, Ponte di Nona. “Vedevo ogni giorno ragazzini che si bucavano, altri che spacciavano e i più grandi che si ammazzavano per strada. Guardavo e pensavo: non voglio finire così”. Salvato in extremis da “mio padre, la famiglia e gli amici stessi”. E lo United, appunto. “Appena hanno saputo che i Red Devils mi seguivano, hanno iniziato a scansarmi per il mio bene. Mi dicevano che se fosse arrivata la polizia non avrebbero voluto mettermi in mezzo”.
Di colpo poi, il blackout. Capitolo Samp. Il rimpianto di non aver ascoltato i consigli di Ferguson. “Sir Alex mi disse di restare in Inghilterra dove mi avrebbe protetto e dove, se qualcosa fosse andato storto, avrebbe messo una pietra sopra; cosa che invece non poteva fare in Italia”. Ma non solo: Stoccarda, Doncaster, Birmingham, Cardiff e Nottingham Forest. Mille infortuni. “Non gioco perché sono sempre rotto, non perché sono scarso”.
Nel frattempo è diventato papà: lui e la sua Martina qualche mese fa sono diventati i genitori di Lorenzo. Responsabilizzato. Con l’unico obiettivo di tornare a far parlare di sé sul campo grazie a questa nuova sfida col Novara. Kiko versione italiana 2.0. Questione di orgoglio: “avevo tante offerte dall’Italia e dall’estero dove magari avrei guadagnato di più giocando in campionati meno competitivi ma volevo rilanciarmi”. Ed un provino rifiutato sulle orme del suo idolo Ibra ai tempi dell’Arsenal: “Circolava questa voce del provino col Bari ma ‘provino’ è un qualcosa che per come sono fatto io non esiste”. “Questo è l’anno zero”, ma guai a considerare la propria carriera un fallimento: “Volevo esordire in Premier, ho fatto molto di più”. Senza dimenticare quella scommessa col proprio personal trainer, Lorenzo Iacorossi, che pronosticò la doppia cifra per Macheda in questa Serie B: per ora siamo fermi a quota 2 dopo 13 apparizioni. Non esattamente quanto auspicato ma sicuramente un punto di partenza. Per chi non si è mai sentito né il ‘Nuovo CR7’ né un ‘Bidone’. Ma vuole solamente essere ricordato come Federico Macheda per qualcosa che vada oltre quell’esordio di 8 anni fa. Arma a doppio taglio che oltre alla notorietà lo costrinse ad una carriera tutta in salita.