Da Palermo a…Frosinone, la rinascita dell’Empoli fra rivoluzioni e sorprese
Undici i mesi trascorsi da quel maledetto pomeriggio del Barbera, quando l’incubo si è trasformato in dura realtà. Suicidio Empoli o miracolo Crotone, chiamatelo un po’ come preferite. Forse un po’ di entrambi, ma quello che rimane è il verdetto del campo. I toscani sprofondano, così, in Serie B. Lo fanno al termine di una stagione travagliata fin da subito. Dal finale drammatico perché, probabilmente, nessuno se lo sarebbe aspettato dopo le vittorie con Fiorentina e Milan. Il tutto condito dalle tante polemiche per il famoso “paracadute”e dal faccia a faccia con i tifosi una volta tornati dalla Sicilia. Il bel calcio di Sarri e Giampaolo un miraggio. Il volto triste e rassegnato di Martusciello il triste presente.
Poi la rivoluzione di Corsi per ripartire. Via l’allenatore e, con lui, anche il Direttore generale Marcello Carli. Al posto del primo arriva Vivarini, affamato di rivincita dopo la retrocessione – con tanto di fallimento – alla guida del Latina. Il secondo, invece, verrà sostituito da Andrea Butti, uno che di esperienze ne ha fatte eccome. Monaco e Inter in primis, una parentesi alla Uefa nel 2008 e in Premier con il Wolverhampton. Se ne vanno anche i senatori, i vari Maccarone, Croce, Puciarelli, Mario Rui, Laurini e molti altri. Da Palermo a…Terni. L’esordio in B non è dei migliori, con Krunic che risponde al vantaggio di Finotto. Già, il centrocampista bosniaco è uno dei tre reduci dalla partita del Barbera. Con lui anche Pasqual e Zajc. Poi sono tutti nuovi, dalla porta all’attacco. Caputo dall’Entella e Donnarumma dalla Salernitana i colpi più importanti di una società che vuole risalire subito. Lo dimostrano gli oltre cinque milioni spesi, più di tutti nel mercato estivo. Ai due bomber si aggiungono l’esperienza di Romagnoli e la freschezza di Luperto nella linea difensiva. Il talento di Bennacer direttamente dall’Arsenal e, a gennaio, anche la personalità di Maietta. Una squadra che con la categoria non ha niente a che vedere. Ma che sul campo stenta a decollare. “Anche Sarri ha avuto i suoi guai” dirà in sua difesa Vivarini dopo la sconfitta di Vercelli dello scorso 11 novembre. Un settimo posto in classifica che non convince Corsi, consapevole della forza della squadra. L’andamento è altalenante, arrivano solo otto vittorie nelle prime 19 giornate. Poi qualche sconfitta di troppo e diversi pareggi. L’ultimo a Cremona, con la squadra quarta e vicina alla vetta di una classifica davvero molto corta. Ma per il Presidente è troppo. Il 17 dicembre chiama Vivarini nel suo ufficio e gli fa il peggior regalo di Natale che un allenatore possa aspettarsi. Al suo posto arriva Andreazzoli. Uno che ha lavorato tanti anni con Spalletti, uno che con la Roma ha pure affrontato una finale di Coppa Italia. Non una qualunque, ma quella persa contro la Lazio il 26 maggio del 2013. Sono passati cinque anni, ma da quelle parti se la ricordano tutti ancora benissimo. Un po’ meno dei suoi numeri, comunque positivi, sulla panchina giallorosa. Migliore difesa dopo la Juve e una grande intuizione: Pjanic regista. Ma non è abbastanza e lui rimane senza squadra dopo l’arrivo in giallorosso di Di Francesco. Un cambio inaspettato, una mossa che sorprende tutti. Così come sorprendono anche i risultati ottenuti da quest’uomo silenzioso ma con la battuta pronta, come quelli del calcio di una volta: “Ho 20 anni di carriera alle spalle, ho allenato in tutte le categorie tranne che in B. Credo di avere un po’ di esperienza” Dirà sorridendo nel giorno della sua presentazione. Bene, ad oggi sono 17 i risultati utili consecutivi. Sì, il buon Aurelio non ha mai perso da quando è arrivato. Tredici vittorie e quattro pareggi. Un 1-1 in casa con il Brescia nella partita di esordio che lascia l’amaro in bocca, con Torregrossa ad acciuffare il pari proprio negli ultimissimi minuti. Ma è solo una piccola battuta di arresto, perché poi i toscani non si fermano più. Vittorie per 4-0 con Bari, Palermo e Parma, segno di una superiorità indiscussa. Una partita, la prossima con il Frosinone, che già potrebbe far scattare la festa. Sarà Serie A in caso di vittoria nello scontro diretto, sempre qualora Palermo e Parma non facciano bottino pieno. Troppi gli undici punti di vantaggio dalla seconda e i tredici dalle squadre che stanno lottando per i playoff. Troppi i 42 gol della coppia Caputo-Donnarumma e i 21 assist del tandem Zajc-Krunic. Troppa la fame e la voglia di riscatto. Da Palermo a Frosinone, dal Barbera al Benito Stirpe. Dalla rivoluzione al trionfo. Empoli, la A ti sta aspettando