Chivu: “Pioli? Non mi sembra il caso di cambiare: l’Inter ha bisogno di continuità”
Passato, presente e futuro, Chivu racconta la “sua” Inter. Stagione di alti e bassi, con i nerazzurri che anche quest’anno, nonostante una rimonta che sembrava miracolosa, rischiano di stare fuori dall’Europa.
“Noi avevamo la fortuna di avere una squadra unita tecnicamente, caratterialmente, mentalmente: insomma in sintonia” – si legge nelle pagine del Corriere della Sera – “Poi il dopo trionfo andava gestito meglio: troppi cambi e troppo in fretta non fanno mai bene. L’Inter non riesce a dare continuità a quel che fa. Arriva un nuovo allenatore in estate, poi ne arriva un altro che fa bene e poi qualcosa si rompe. Così non si va avanti. Allenatori? Le colpe non sono mai di un singolo. Certo bravura e carisma variano, ma le componenti vanno insieme e le colpe sono di tutti: allenatore, giocatori, società”.
Sulle proprietà straniere: “Chi arriva da fuori non conosce l’Italia e il suo calcio. È difficile comprenderlo, serve tempo per tornare in alto. Le risorse sono importanti, ma i giocatori non bastano. Serve tranquillità, ma l’Inter è un grande club deve vincere ed è difficile restare calmi. Si vuole tutto e subito: è impossibile. All’Inter mancano le vittorie. Solo quelle ti danno la consapevolezza di essere forte. La Juventus lo è, ce l’ha, l’ha acquisita e domina. Vince da sei anni, ma qualche stagione fa non era così forte. Ha insistito su un percorso, l’ha consolidato in Italia e in Europa. Non a tutti riesce però”.
Su Suning e Pioli: “È una stagione di transizione. La nuova proprietà credo abbia capito quel che manca sia a livello tecnico che societario. Pioli? Non mi pare il caso di ripartire da zero. Come ho detto l’Inter ha bisogno di continuità. Poi però decide la società”. Sulla decisione di Moratti: “Ha vinto il triplete, poi ha dovuto fare delle scelte. Con la crisi faticava a mettere ancora tanti soldi in società, c’erano anche le sue aziende, i posti di lavoro da difendere, capisco che per lui cedere sia stata una sofferenza ma è stato giusto, anzi inevitabile”.
Nuovo allenatore straniero? Sì, a patto che… “Arrivi a giugno e non ad agosto, possa fare la preparazione capire l’Italia e scegliere almeno in parte i giocatori. Ma credetemi, preparati come gli allenatori italiani non ce ne sono. Studiano tanto e anche una piccola squadra riesce a metterti in difficoltà. Lasciando fuori i soliti nomi Mourinho, Guardiola, Ancelotti, Conte e Allegri a me piacciono Pochettino, Sampaoli, Simeone e Di Francesco“.
Pochi dubbi sul migliore con cui ha giocato: “Di sicuro Zlatan Ibrahimovic. Lo conoscevo già quando giocavamo all’Ajax. Poi ho visto la sua crescita fisica, mentale: lui è il più forte. Dove è stato ha vinto. Avversario più forte? Ronaldo, quello vero, quello brasiliano. Si parla tanto di Messi e Cristiano, ma non c’è paragone: Ronaldo è stato il migliore di tutti”. Futuro: “Mi manca il campo, lo spogliatoio. Ho riposato abbastanza, mi piacerebbe diventare allenatore”.